opinioni

La sorte del PD interessa tutti. Io sto ad osservare

martedì 22 settembre 2009
di Renato Piscini

Come ebbi a dire, esattamente un anno fà, falliti i tentativi leadearistici pratichiamo la discontinuità... altrimenti che ci facciamo qui. Molti, nonostante tutto, non sembrano rassegnarsi all'idea di aver perduto la vecchia casa (i progressisti-riformisti), d'altronde lo stesso D'Alema dichiara di essere oggi un socialista. Sanno di aver bisogno di un'altra casa ma non si danno da fare per fare i sacrifici necessari per costruirla e sfogano i sentimenti di frustrazione esasperando le difficoltà del PD -travaglio all'interno di famiglia. Sappiamo bene che tutto questo non serve e allora: rivendicare e praticare modelli organizzativi diversi; farsi contaminare da idee nuove; investire su personalità anche esigenti ma che richiedono coerenza, innovazione, modernizzazione. Si alle regole ma innanzi tutto il primato alla politica, verso una proposta strategica di fondo per parlare a strati sociali nuovi. Non confondere la battaglia politica come un regolamento tra gruppi
dirigenti. Mentre in sede Istituzionale sembra accreditarsi tale strategia, al contrario all'interno del PD riemergono idee e personaggi... rispettabili... ma che hanno fallito passaggi determinanti di cui ancora se ne risente lo strascico che soprattutto si vede e si evidenzia tra la gente. Allora intravedo un po' di stanchezza, qualche elemento di disillusione, perchè non pensar di rilanciare tra i cittadini qualcosa di tipo non partitico... insomma leggere nella testa della gente che sempre più (abbiamo visto) ha l'autonomia della decisione e del fare.

Sicuramente coloro che hanno dato... comunque siano andate le cose... devono fare un passo indietro, con la consapevolezza di essersi guardati dentro per poter contribuire in maniera diversa all'evolversi del che fare ( al momento non mi sembra!) Contemporeanamente si deve attivare un organismo (non il solito compromesso tra persone o aree di provenienza) capace di leggere il momento storico perchè scevro da appartenenze, ideologie, etc. Anche l'area cattolica-progressista sembra avvitarsi, in questo momento, in un percorso ad escludendum ed ad dividendum, con la sola non fallace azione (politica), di agire sinergicamente, pur da posizioni diverse, all'interno del contenitore (PD ). Insomma per dirla con Panebianco (Corriere della sera) ci avviamo per ora verso una offerta inesistente che impedisce di agire creativamente per poterla realmente modificare. Il congresso non è, per come si sta evolvendo, almeno qui ad Orvieto, l'occasione giusta per lavorare nella direzione che auspicavo, pertanto io ed altri amici abbiamo deciso di osservare ancora... stavolta volontariamente... poichè in recenti occasioni: possiamo dire forzatamente! con l'intento di non abbandonare la nave, ma per riflettere e dare qualche consiglio disinteressato, ai fini di centrare la retta via; consigli soprattutto a coloro che con i vecchi abiti, un po logori, hanno intrapreso il nuovo percorso convinti di essersi cambiati... prima di uscire di casa.

Costruire una offerta politica adeguata puo' essere una impresa faticosa, destinata anche a suscitare forti conflitti interni ma, almeno che siano conflitti da cui potrebbero nascere serie elaborazioni culturali e sforzi di elaborazione - immaginazione politica; la discriminante è che avvengano le cose che mi permettevo di rilevare di cui sopra. Saranno soluzioni difficili, che si scontreranno con pratiche e mentalità diffuse, con istituzioni radicate in una lunga storia e che esigeranno un consenso molto più ampio delle èlite politiche , come è stato sino ad ora.