opinioni

Nei primi cento giorni il coraggio di governare con Concina. Finora sin troppa prudenza nei segni di discontinuità

venerdì 31 luglio 2009
di Massimo Gnagnarini

All'indomani delle elezioni orvietane in molti abbiamo condiviso l'idea che FOSSE NEI PRIMI CENTO GIORNI IL CORAGGIO DI GOVERNARE CON CONCINA.

Due i punti sui quali ci si può concentrare:
1) Impugnazione del contratto di finanza derivata con RBS e autosospensione dei relativi pagamenti;
2) Riorganizzazione dell'organico comunale con ridefinizione delle competenze e delle mansioni in funzione della riappropiazione della gestione diretta di alcuni servizi e dei relativi cash-flow, abbandono delle partecipazioni societarie esterne del comune e taglio drastico delle spese di funzionamento e di rappresentanza.

Queste priorità, se affrontate con serietà e spirito collaborativo da tutti e senza il ricorso a maggioranze, per così dire, a geometria variabile, valgono oltre 3 ML di euro all'anno, quanto basta per riequilibrare definitivamente e stabilmente il bilancio comunale. Sono trascorse solo sei settimane dalle elezioni e sarebbe dunque iniquo trarre giudizi, tuttavia almeno due fatti non incoraggianti meritano attenzione:

Il primo fatto risale al 30 giugno u.s. allorchè sono usciti dalla cassa comunale oltre 450.000 euro a fronte del pagamento semestrale a favore della Royal Bank of Scotland. Il prossimo pagamento avverrà il 31 dicembre prossimo per un importo stimato in oltre 500.000 euro. Se realmente nei prossimi mesi il comune intenderà, come si spera, autosospendere i pagamenti discendenti dal contratto Swap e portare in tribunale la banca, allora, tanto valeva si fosse tentato di agire tempestivamente per trattenere i quattrini sborsati lo scorso 30 giugno o quantomeno vi fosse stata una dichiarazione di intenti ufficiale di voler agire in questa direzione.

Il secondo fatto è accaduto il 27 luglio allorchè è stata ratificata in consiglio comunale, con il voto del PD e l'astensione della attuale amministrazione, una spesa di oltre 120.000 euro già fatta dall'ex sindaco Mocio e priva, ancora una volta, di qualsiasi fondamento di copertura finanziaria. Ora a settembre questa amministrazione si troverà a deliberare, per legge, la verifica del bilancio annuale e troverà forse 30 o 100 partite di spesa senza copertura fatte dalla passata amministrazione. Non credo che nessuno potrà mai pensare di astenersi o di limitarsi a una presa d'atto ratificando così non solo l'operato della passata amministrazione, ma di fatto prolungandone fittiziamente l'operato.

Ma a settembre scadono anche i cento giorni "fatidici" e forse questi segnali ambigui, saranno superati da nuovi scenari e nuove soluzioni che sono nell'esperienza e nella portata del Sindaco eletto al quale vanno riconosciute, oltre che le doti umane e professionali già note, anche quelle politiche per come, in questa fase, è riuscito a comporre gli equilibri istituzionali della città. Forse per questo Toni Concina, finora, è apparso fin troppo prudente nel dare quei segni di discontinuità che in molti auspicavamo.

Se così non fosse allora dovremo attenderci l'inizio di una stagione carica di incognite per Orvieto.
A settembre, in effetti, i casi possibili sono questi:

a) o la Giunta fa quello che deve fare (la famosa operazione verità ) e iscrive correttamente in bilancio tutte le voci parzialmente o totalmente occultate nell'amministrazione Mocio e allora ci si ritroverà con un documento contabile che evidenzia uno sbilancio per il 2009 tra i 3 e i 4 Ml. che costringe a prendere atto del dissesto finanziario e alla sua proclamazione ufficiale andando così dritti verso il commissariamento del comune - l'azzeramento del debito - e nuove elezioni.

b) oppure la Giunta fa quello che presumibilmente avrebbe fatto lo stesso Mocio, iscrive, a pareggio, nelle entrate il prezzo (speriamo buono) della vendita della Piave e dell'ex S.Maria e tira avanti fino a marzo prossimo quando, nel redigere il bilancio previsionale per il 2010, bruciato, ormai, tutto il patrimonio immobiliare e persistendo uno sbilancio strutturale tra entrate correnti e spesa, gli sarebbe nuovamente impossibile far pareggiare i conti.

Ciascuna delle due opzioni comporta vantaggi e svantaggi, ma la seconda, io credo, per esser accettabile moralmente, ancor prima che politicamente, deve almeno essere accompagnata dai provvedimenti concreti e ineludibili che qui si sono richiamati all'inizio.