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Le ragioni di un destino. Lettera aperta della consigliera comunale Donatella Belcapo al direttore di Orvietonews

sabato 18 luglio 2009
di Donatella Belcapo

Cara direttora,
ho letto, con un po' in ritardo perché poco in forze nei primi giorni della settimana, il tuo puntuale articolo sul primo Consiglio Comunale a Orvieto svoltosi lo scorso lunedì, le tue brevi ma precise valutazioni che si sono unite ai pensieri che già mi vorticavano in mente e che mi hanno indotto a inviarti, sotto forma di lettera aperta, queste mie considerazioni. Per loro ho scelto un titolo, e spero che la "romanzesca" intitolazione non induca in sorrisi ma in profonde riflessioni.

Lunedì 13 luglio 2009, sin dal mattino un sole splendido campeggiava in un cielo così terso che mai prima d'ora m'era parso scorgere, così illuminante la nostra bella Città.
Giorno importante questo, d'insediamento del nuovo Consiglio Comunale, quello di centrodestra, quello di Concina, quello a cui anche io avrei dovuto essere.

La mia storia politica e le mie battaglie "senza quartiere" in nome di un partito più democratico e solidale nei confronti di chi ha la voce troppo bassa, mi davano forza mostrando ampie rassicurazioni sul mio stato di salute. Il senso di appartenenza che da sempre mi connota non è stato mai soffocante, mai prevaricante, da me sempre inteso come immenso plusvalore, che permette "di dire liberamente la Tua" quando gli altri non la pensano esattamente come te pur rispettando, certo, le diverse opinioni e "voci" da più parti provenienti.

Già... diverse voci... quelle dei bambini che sotto casa mia giocavano divertiti al caldo di un'estate cocente, felici per la scuola da poco conclusa e per molte altre cose che a noi non è dato sapere. Ebbene, sembra paradossale doverlo ammettere, ma al di fuori di quell'isolato seppur fragoroso vociare regnava, sin dal mattino, uno strano silenzio, un'armonia dolcemente compiaciuta che rendeva veramente onore alla bella giornata che si stava presentando.

Seppur sfinita da una campagna elettorale troppo lunga e strenua si radicava in me un fiero e fiducioso decisionismo, quello che ti permette di incarnare a pieno i sentimenti, le passioni, le ragioni di chi ha inteso, con il suo voto. demandarti un arduo compito. Ed io, non sembri superba la pretesa, so cosa dovevo dire, so come avrei dovuto "comportarmi" in quel Consiglio Comunale.


Conosco bene chi mi ha votato, so come la pensa, cosa vuole esattamente condividere con me; in quel momento, quello del voto "democratico", so cosa i miei elettori mi avrebbero voluto dire e, quindi, so cosa avrei dovuto dire io.

Io, quel giorno, avrei portato tutti i miei principi sullo scranno della sala Consiliare, quelli tramandati dalla mia famiglia, dai miei nonni, quelli di chi vuole una politica giovane, pulita, innocente, più donna.
I miei principi, la mia voglia di cambiare, di migliorare non li avrei certo vestiti in completi eleganti, magari di quel bianco così cangiante e dai riverberi insopportabili che non rende certo onore a chi ti vuole lì a lavorare; li avrei piuttosto serbati nelle tasche di un vestito non troppo "complicato", in attesa di tirarli fuori di fronte a chi, sorridendo e stringendo mani, si era forse dimenticato il senso vero di quella giornata, sicuro che tutto sarebbe andato come previsto.

Chi mi conosce sa bene che con me tutto è possibile, tutto è estemporaneo e genuino, in spregio a quei protocolli e patti che ti costringono a recitare un ruolo che non senti, che non è tuo.

Ho passato la giornata, quell'importante giornata, nella confortante solitudine di un ristretto numero di amici e compagni, a riflettere su quale fosse la scelta giusta: non è da me unirmi al "sano" e melenso conformismo dei "sì, tutti d'accordo , vogliamoci tutti bene".

Rompere l'apparenza pirandelliana in nome di quelle idee e volontà che ti hanno messo seduta lì è stata da sempre, per me, la scelta più allettante.
Il partito avrebbe capito?
I consiglieri avrebbero capito?
Soprattutto: i Cittadini avrebbero capito? Almeno questi ultimi credo proprio di sì!

L'importante è tirar fuori la voce, dire la Tua e quella di chi rappresenti, nella ferma convinzione che una linea politica di rinnovamento debba passare, forse pian piani imporsi, con quella forza democratica che bisogna adottare quando è il momento, perchè a ciò solo è preposta.

Ed allora, visto che quel giorno non ho potuto esserci, rivolgo ora, pubblicamente, il mio augurio al Sindaco Concina, alla Giunta comunale, ai Consiglieri tutti, nell'auspicio che sappiano governare nell'interesse e nel bene della nostra Città.

Per ciò che mi riguarda... io sono ancora alla ricerca delle "ragioni di un destino", quello di non aver potuto essere lì quel giorno, di non aver dovuto presenziare a quella giornata troppo silenziosa per essere "vera". Forse sono tutte da ricercare nell'odioso malanno che in tarda mattinata ha avuto la meglio sulla mia quasi sempre ferrea salute.

Dico ai miei elettori: non vi preoccupate, la mia salute è tornata! E con lei la voglia di combattere giorno dopo giorno per le nostre idee, quelle che ci piacciono e che fanno, talvolta e finalmente, un pò di RUMORE.