opinioni

Consigli a destra e a manca

venerdì 26 giugno 2009
di Nello Riscaldati

Da che mondo è mondo, dato che è provato che l'uomo sbaglia molto meno quando non viene consigliato, gli unici autorizzati a farlo sono stati sempre coloro che s'ingegnano e s'adoprano usando alla meglio o alla peggio il metro satirico, che nessuno è obbligato a prendere sul serio.

Ed allora avendo oggi la ventura di trovarci a vivere vicende del tutto nuove e foriere di novità imprevedibili, prodighiamoci, e largheggiando, in consigli casarecci, brevi e sostanziosi.

Terminata dunque la battaglia, a fucili scarichi e a cannoni tacenti, si consiglia alla sinistra di seppellire rapidamente i morti, specie quelli deceduti da venti o trenta anni, o quanto meno di affidarli alla corrente del Grande Fiume che li condurrà fino all'immenso Mare Oceano dove si perderanno per l'eternità nella tacita e insondabile indifferenza del Tempo.

Fatto questo, e dato che i feriti avranno provveduto da soli a mettersi in salvo accodandosi alle salmerie del vincitore, si consiglia ai superstiti di radunare quanto la battaglia ha lasciato di utilizzabile: armi, bagagli e masserizie, di guardarsi intorno, fiutare l'aria, valutare le forze, il coraggio, la volontà e l'enormità dell'impegno, radunare le scorte di viveri e d'acqua, caricare tutto il possibile sulle loro spalle non disponendo più né di animali da tiro né da soma e iniziare la traversata del deserto, senza bussola né sestante, sperando di azzeccare la direzione giusta per arrivare dopo aver lungamente errato, a piantare le tende sulle zolle di una sperata terra promessa, anche se interpellando gli interessati nessuno sarebbe in grado di precisare chi fu a promettere loro questa terra.
Sarà una carovana striminzita ma pulita, formata da uomini e donne, vecchi e giovani, ma senza più giovani che ragionano da vecchi. Non vi sarà un Mosè che dividerà il Mar Rosso e dunque i meschini, oltre ché lavorare, dovranno imparare anche a nuotare. Ma nuotare, si sa, fa sempre bene sia al fisico che al morale, come sostengono con ragione da vendere i competenti lì da Montanucci.

E così cammina, cammina, cammina, la carovana non giungerà, come Pinocchio, all'osteria del "Gambero Rosso", ma, liberatasi strada facendo delle scorie che ancora si portava dietro, arriverà sul far della sera, là dove qualcuno, novello Rodrigo de Triana, leverà al cielo il fatidico annuncio "Terra, Terra". Finalmente! Era ora! E così, coperto correndo, come si vede sui grandi film, l'ultimo tratto di deserto, cominceranno tutti come forsennati a piantare qua e là i picchetti delle tende cercando di accaparrarsi i siti migliori.
Ma se da dietro a una fratta di sambuco dovesse sbucare un nutrito gruppo di strani individui muniti di forconi quello sarà un segno calato dal cielo a testimoniare che la terra promessa non è stata ancora raggiunta e che sarebbe urgente atto di prudenza rismontare le tende, ricaricare sulle spalle tutte le carabattole e riprendere la traversata.

E la sinistra è obbligata a fare questo perché la sua presenza è necessaria per alimentare la vivacità nel cosiddetto agone politico. Un oracolo consultato durante la traversata dette un ben preciso responso: "la sinistra o sarà "una" o sarà "nulla". L'oracolo intendeva cioè una sinistra senza divisioni, fusioni o mescolamenti. L'oracolo suggerì pure l'istituzione della condanna alla lapidazione mediante meluzze verdi acerbe con finale a cocomeri, per chiunque si fosse appena azzardato a fondare o rifondare qualcosa dall'interno con l'intenzione di dividere la parte dal tutto, il quale tutto, (insomma quello che ne rimane) unicamente come tale, cioè come tutto, può sperare di sopravvivere e svolgere una funzione politica dialettica positiva sia intorno al focolare, mangiando castagne arrosto, sia intorno a un tavolo divorando lasagne, quarti di bue e porchette, sia in un Consiglio, sia in Parlamento dove tutti, più o meno ciancicano qualcosa, dalle gomme americane alle veline, così, tanto per passare il tempo.

Purtroppo il suo atteggiamento attuale fa venire in mente quei versi della "Ginestra" che, stupefatti, denunciano il comportamento del militante di sinistra come "...qual fòra in campo / cinto d'oste contraria, acerbe gare / imprender con gli amici / e sparger fuga e fulminar col brando / infra i propri guerrieri,...! (Leop. La Gin: vv.138-142).

Si consiglia quindi ai coraggiosi, se ve ne saranno, che andranno ad iniziare la lunga marcia rigeneratrice di farsi aprire la strada da un alfiere recante un insegna con la semplice scritta: "Sinistra Civica". Niente dunque di pomposo né di squacquarelloso.

E veniamo ora a trattare della "destra" (questo termine viene usato unicamente per indicare l'altra parte, quella cioè che ha conquistato il Palazzo d'Inverno). Non tratto del centro perché mi è stato sempre insegnato che si tratta di un punto e non di un'area, e un punto non ha dimensione. Poi chiunque è padrone di pensare ad un centro quadrato, rotondo o trapezoidale, a seconda delle proprie convenienze e delle occasioni che gli capitano, ed agire di conseguenza. Problemi loro, di chi ci dà e di chi è costretto a darci.

Vincendo la battaglia la destra ha trovato subito la terra promessa, anche se dovrà accorgersi di qui a breve, che si tratta di una terra magra, sterile perché sfruttata in lungo e in largo e per decenni in modo intensivo e molto poco concimata. Di conseguenza si renderà pure conto che i frutti saranno scarsi e i debiti consistenti. Avrà pertanto bisogno di molto olio di gomito per dissodarla, seminarla per vedervi crescere e maturare le messi.

Onore comunque a chi ha vinto e che, senza che glielo avesse ordinato nessun medico, ha iniziato la scalata al K2, sapendo di disporre di poco ossigeno, di scarpe da tennis, di calzini leggeri, di essere senza guanti e senza fazzoletti da naso e senza cappellino col pon-pon. Onore pure a chi non ha vinto e che se ne sta spaparacchiato al campo base per vedere se chi ha vinto gliela farà a scalare la montagna.

E' probabile che la piccola falange dei vincitori, lasciato appunto il campo base, dopo un po' abbia bisogno d'aiuto. Se lo chiedesse vedremmo sbucare da ogni sito, non falangi, ma legioni accorrenti in soccorso ai vincitori e disposti a spingerli, a sostenerli, ad asciugar loro il sudore e perfino a portarli in cavanciolla. D'altra parte non lo si può impedire. Eminenti studiosi affermano che il salto del fosso è una delle più vergognose specialità atletiche della democrazia. Naturalmente però è legittima perché dicono che così fan tutti.

Gli esperti ci assicurano, con prove, che c'è chi è stato capace di eseguire il doppio ed anche il triplo salto mortale carpiato sia all'indietro che in avanti. Ludibrio delle genti, ma "podio" assicurato. Leggasi "poltrona".

Non sono riuscito a conoscere il nuovo Sindaco. Me lo descrivono ottimo-abbondante. Alcuni Consiglieri sono, sulla carta, di buona qualità. Bisognerà vederli in pista e specialmente in curva nell'atto di manovrare i bottoni della famosa "stanza".

Li costringa ad allenarsi Signor Sindaco. Selciata e Piagge a giorni alterni e la domenica "La Castellana" di corsa.

D'altra parte se la sinistra dovrà affrontare la traversata del deserto, la contro parte avrà da compiere una traversata forse più dura e cioè quella di terre abitate da gente pronta a battere le mani ma con il forcone appoggiato dietro la porta. Non sarà una traversata. Sarà un via vai continuo per cinque anni attraverso una boscaglia intricata di problemi, piccoli, grandi ed enormi, alcuni noti altri ignoti ma che sicuramente salteranno fuori. Abbia cura di non sbagliare squadra e tenga pronte delle valide riserve da poter rapidamente far scendere in campo in altrettanto rapidi pit-stop.

Qualche maligno va vaticinando in giro che, entro Natale, Lei pronuncerà la fatidica frase:" Vojo riannà a casa mia do' stavo tanto bene!".

Le auguro che gli Dei La guardino con occhio benigno.