opinioni

Per il bene di Orvieto la politica torni a parlare: la coabitazione, nel rispetto dei ruoli, è possibile anche da noi

giovedì 25 giugno 2009
di Alessandro M. Li Donni

La tornata elettorale appena conclusa si è abbattuta come un ciclone tropicale sulla politica orvietana. Il 6 e 7 giugno circa il 60% degli elettori ha ridato fiducia al centro-sinistra nella sua interezza rimandando il candidato sindaco Loriana Stella. Al ballottaggio, invece, dal cilindro è uscito un nuovo sindaco, Toni Concina che si ritrova ora con un consiglio comunale d'opposizione. Sono le stranezze del sistema elettorale delle comunali che permette il voto disgiunto con tutte le conseguenze del caso. E' stato così a Terni all'epoca di Ciaurro, più recentemente a Todi e ora ad Orvieto, ogni volta il candidato del centro-destra è risultato vincente, ma le liste a lui collegate hanno lasciato per strada alcuni voti in modo tale da non raggiungere il 50%+1 voto necessari per essere maggioranza.

Questo è il quadro che ci ha lasciato il doppio turno. Ci ha lasciati con l'anatra zoppa, termine anglo-sassone che indica appunto un primo cittadino di un'area politica con un consiglio comunale di segno opposto. Per cambiare serve che qualcuno salti il fosso, o per rimanere in ambito ornitologico, faccia il salto della quaglia. Ma sarà così? Il meccanismo dell'anatra zoppa non prevede il ritorno al voto in maniera automatica, lo sanno bene all'estero. George W. Bush ha governato per metà mandato con un Parlamento a maggioranza democratica. Andando a ritroso nel tempo si possono ricordare Helmut Schimdt e Willy Brandt che in Germania hanno governato insieme in un periodo particolarmente difficile per il Paese. A metà anni '90 anche Francois Mitterand all'Eliseo si è trovato con una maggioranza diversa, e con un giovanissimo Sarkozy ministro del bilancio. Anche in Italia Aldo Moro provò a varare un governo di unità nazionale con Enrico Berlinguer, ma le Br stroncarono in maniera anti-democratica e in maniera sanguinaria il tentativo prima del nascere.

Qualcuno potrebbe obiettare che c'entra la piccola Orvieto con la Germania, la Francia, gli Stati Uniti e l'Italia? C'entra a causa del meccanismo del voto disgiunto. In Italia è quello che succede sempre più spesso a amministratori locali uscito vittoriosi personalmente dalle urne ma con la loro coalizione minoranza in consiglio. E questo rischio lo corre anche Orvieto. Non è un caso che lo stesso Presidente Berlusconi abbia annunciato in questi giorni che il sistema così concepito vada rivisto. E' un rischio perchè la città nei prossimi anni dovrà affrontare sfide grandissime che ambedue i candidati sindaco hanno inquadrato nelle loro rispettive campagne elettorali: caserma Piave, debito, ex-Ospedale, collegamento Orvieto-Viterbo, Comunità Montana, politica dei tagli e delle efficienze, solo per citarne alcuni. Tutto questo affollamento di grandi scelte strategiche arriva proprio dopo una tornata elettorale avvelenata, lunga, difficile, e dal risultato zoppicante. La città avrebbe bisogno di un governo forte, deciso e di ampia maggioranza e invece il neo-sindaco si trova a dover fare di conto non con le cifre del bilancio, ma col numero dei consiglieri, con le loro malattie, assenze, vacanze e umori per riuscire ad avere ogni volta una maggioranza.

In queste situazioni deve tornare la Politica, quella con la p maiuscola, come ha titolato Dante Freddi nel suo articolo di commento. Ambedue i contendenti in campagna elettorale hanno sottolineato più volte che sulle grandi scelte e sui grandi temi avrebbero coinvolto la minoranza. Lo stesso Concina si è affrettato a dire ripetutamente che le maggioranze le troverà in consiglio. E questo mi preoccupa, perchè parla di maggioranze e non di maggioranza. Forse la Politica deve tornare al dialogo, mettendo da parte rivalse e antichi odi per il bene della città. Forse questa è la volta buona che in un momento storico preciso le classi politiche producano qualcosa di eccezionale, di mai visto e lo facciano alla luce del sole, senza scambi sottobanco.

Orvieto ha bisogno di un governo forte e non di un mercato aperto tutto l'anno. E' meglio trattare alla luce del sole e presentarsi in Consiglio con un programma condiviso della durata, limitata e concordata, di due anni per gestire al meglio tutte quelle partite complesse di cui si è parlato precedentemente. Alla scadenza del periodo di moratoria si torni pure in Consiglio con un programma nuovo e alla ricerca di una maggioranza politica coesa e univoca. Il neo-sindaco Concina è uomo di comunicazione e manager d'azienda quindi ben sa che il rischio vero è l'immobilismo (vale qui l'antico detto muoia Sansone con tutti i filistei che ha già portato al risultato politico che abbiamo avuto ad Orvieto) e il commissariamento. D'altra parte tutti sanno che l'eventuale riuscita di trattative sotterranee mal sarebbe digerito dall'elettorato che ha scelto Concina per rinnovare i metodi della politica e non c'è nulla di più antico del salto della quaglia. La Politica orvietana ha l'occasione per effettuare un salto di qualità incredibile dall'una e dall'altra parte. Il PDL si goda, come giusto, una vittoria storica ma non dimentichi che a breve dovrà governare; il centro-sinistra mediti e rifletta sulla sconfitta, in gran parte maturata proprio al suo interno e per le sue scelte, ma non si scordi del bene della città, soprattutto non lo facciano gli eletti. Si apra dunque una nuova stagione di dialogo e non di scontro tra maggioranza ed opposizione, senza veti e ripicche, che porti ad un risultato unico, il rilancio economico e sociale della città e il risanamento dei conti pubblici del Comune.

Anatra zoppa o no, mercato dei consiglieri o meno, la soluzione va cercata alla luce del sole, aprendo una trattativa vera senza conventio ad excludendum che in questo momento sarebbe solo dannosa e rischiosa. I vincitori concedano l'onore delle armi ai vinti e questi ultimi non si attardino ad addossare colpe su terzi e ad essere livorosi laddove ancora contano, ma pensino al bene della città, al loro futuro e a proporre progetti e soluzioni costruttive. E' questa un'ipotesi, un appello ai volenterosi e ai coraggiosi dell'una e dell'altra parte, da percorrere visto il risultato che legittimamente hanno costruito gli elettori nel doppio turno appena concluso.