opinioni

Di palo in frasca

martedì 23 giugno 2009
di Rodolfo Ricci

Di palo in frasca, o, come il signor Elvesham che saltava di corpo in corpo assicurandosi l'eternità, oppure, più comprensibile ai più, il tanto citato "che tutto cambi perché nulla cambi", del Gattopardo, così, il coacervo dei poteri forti cittadini, fatto di diverse anime più o meno conosciute, ha abbandonato il centro sinistra e ha optato per la prima volta dopo molti decenni, per l'uomo venuto da lontano.

Trattasi di oltre 2.000 voti trasferiti d'un tratto dal cosiddetto centro-sinistra al cosiddetto centro-destra nell'arco di 2 sole settimane.
Una cosa mai vista, tanto è limpida, inequivocabile, cristallina; un fatto che dobbiamo accettare e di cui dobbiamo essere lieti - come la luce che dirada le nubi del temporale -, non per il suo esito (che ovviamente non ci soddisfa), ma perché, almeno, chiarisce il contesto politico ed aggiungo economico-sociale, di cui è fatta Orvieto, al di là delle sigle e dei simboli di partiti ed altre aggregazioni civiche.

Lo scacco matto in due mosse a Loriana Stella e al suo pur incerto tentativo di innovazione è così riassumibile:

Primo: candidatura di Carlo Tonelli a terza opzione per evitare il raggiungimento del quorum al primo giro e per fare una prima verifica del potere miracoloso del voto disgiunto.
Parallelamente, formazione di una lista del PD che mediando con la componente uscita sconfitta dalle primarie, desse l'idea di una ritrovata mediazione ed equilibrio all'interno di questo partito, ma in realtà garantisse l'elezione di alcuni precisi consiglieri.

Secondo: raggiunti questi due obiettivi, mani libere al ballottaggio, verso il nuovo interprete del patto sociale più che trentennale che, deve essere perpetuato, sotto altre forme.

Con una naturalezza da lasciare stupefatti, i circa 1200 voti delle liste PDCI e associati passano in solido a Concina; con ancor meno incertezza, altri mille voti transitano convinti dalle file del PD e forse da un altro piccolo lido, verso la stessa direzione. Le schede bianche e nulle passano da 456 alle attuali 350, quindi "i perplessi" sono praticamente scomparsi, come la coscienza a cui era stata lasciata una improbabile chance dal terzo candidato sindaco.

Un così netto trasferimento di voti dall'una all'altra sponda ha davvero pochi precedenti e suona insieme come una lezione ricordatora per chi si è permesso di uscire dai ranghi (Loriana e i suoi) e come un avvertimento preciso al nuovo primo inquilino del Palazzo Comunale, quel Toni Concina che - deve ora essergli chiaro-, è lì, non per innovare (se mai ne avesse avuto voglia), ma per perseguire sull'antico e ben strutturato sentiero.
Un comportamento elettorale che dimostra quanto fittizio sul piano della condivisione politica e invece pattizio nel concreto, fosse l'amalgama che governava la città negli ultimi decenni.

Il complesso imprenditorial-curial-loggiale, o quel che sia, che orienta 1.500/2.000 decisivi voti, ha scelto il suo nuovo primo rappresentante. Loriana Stella, in quanto troppo recalcitrante e pericolosamente indecifrabile nelle sue volontà, per giunta donna nella città del Corporale, doveva essere punita.

Poi, certo, ci sono le "vendette" e i "tradimenti". Ma sono epifenomeni. O meglio, volgarizzazioni del cuore delle questioni. Come le argomentazioni e le giustificazioni identitarie. Le falci e martelli, ecc. ecc.

C'è da riflettere sulla mancata capacità dell'entourage di Loriana Stella di ritessere le antiche tele di relazioni e di tranquillizzare le lobby locali, che tanto avevano sapientemente coltivato precedenti sindaci PCI, DS e PD, ma, come sostengono in diverso modo Cecilia Stopponi e Giorgio Santelli, quelle dinamiche non erano più compatibili per una nuova politica di centro-sinistra. La famosa spinta propulsiva di quelle pratiche era ed è terminata. Non per ragioni etiche, ma perché il futuro, visto da sinistra, non può essere fatto solo di mattone, asfalti bituminosi e cave.

E' qui che si chiude il cerchio. I poteri preferiscono la tradizione all'innovazione. La cosa tragica è che lo preferiscono nel momento di più grave crisi (e opportunità) che l'occidente attraversi da 80 anni a questa parte.
In questo la borghesia cittadina e i suoi avamposti produttivi e finanziari ricordano l'espressione di Orson Wells ne "La ricotta" di Pier Paolo Pasolini: al regista seduto davanti al set, il giornalista chiede, cosa ne pensi dell'Italia; lui risponde: "io credo che l'Italia abbia la borghesia più ignorante d'Europa".

Anziché mettersi in gioco e tentare l'innovazione, gran parte del mondo produttivo che conta ha scelto di restare sul selcio. Questa scelta la pagheranno in modo grave le nuove generazioni orvietane, già oggi obbligate ad un pendolarismo cronico e massiccio o all'emigrazione.
Speriamo che il nuovo sindaco, nell'ambito dell'avvincente accordo con Alemanno, riesca almeno a mantenere qualche intercity per i 1.500 che ogni giorno fanno a vanti e indietro con Roma....

Il nuovo sindaco, ma come potrà governare ?

Intanto, è chiaro che gli oltre duemila voti di cui si è parlato, chiamano ad un riconoscimento. Bhè, senza di essi, Toni Concina sarebbe adesso un simpatico signore che si era esercitato in tarda età in una gratificante tenzone. Invece ora è Sindaco. Ma in Consiglio Comunale non avrebbe i numeri dalla sua parte. Tranquilli. La gestione di una transizione non è quasi mai repentina.
E stavolta non si tratta neanche di una transizione, ma di una continuità sotto mentite spoglie.

Tra qualche settimana, con barbe posticce o altri travestimenti verbali del tipo "necessità di assunzione di responsabilità", vista la gravità, ecc. ecc. vedremo accomodarsi su poltrone di vicesindaco e assessori, figure inattese (si fa per dire).
Saranno quelle depositarie, direttamente o indirettamente, dei voti in uscita dal centro-sinistra.
L'ipotesi di una pseudo "grosse coalition" sui generis e all'orvietana è una possibilità concreta.
Nelle stesse settimane infatti, si aggraverà la stagione congressuale del PD, chiamata a sigillare la resa dei conti finale. Da come se ne uscirà saranno possibili integrazioni e parziali modifiche nell'Amministrazione comunale.

L'obiettivo del sindaco è quello di raggiungere una relativa stabilità. Ed è interessante notare che essa sarà determinata dagli esiti del confronto interno del principale partito di opposizione...

A futura memoria, vale la pena ricordare che il centro-sinistra vale oggi, effettivamente, quei 5.632 voti presi da Loriana Stella il 20 e 21 giugno. Non è la maggioranza, ma non è neanche poca cosa.
Lungimirante sarebbe che, ai pastrocchi combinati in quest'ultimo anno, non se ne aggiungano altri.
Si lasci libero chi è tentato dalla libera uscita, anzi, lo si incentivi, possibilmente con grazia ed evitando recriminazioni e improperi del tutto inutili.

Meglio la chiarezza che un esercizio sfiancante ed inutile a tenere insieme ciò che insieme non può più stare, sia nel PD, che tra i pezzi di sinistra a sinistra del PD.

E si cominci sul serio a costruire il nuovo. Facendo opposizione con trasparenza e soprattutto con progettualità alternative e migliori di quelle che emaneranno dall'intelligente Sindaco Concina. Cinque anni sono lunghi da passare, ma meglio 5 che 20.