Election day- Lo Sbarco in Normandia
L' "Election day" di quest'anno coincide con il 65° anniversario dello sbarco in Normandia. Il 6 Giugno fu chiamato in codice il "D-Day".
Queste note vengono scritte come tentativo di rasserenare gli animi prima dell'ora x.
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Quella mattina, nelle zone previste per lo sbarco, sul far del giorno il cielo era nuvoloso, anzi molto nuvoloso con nuvole a 3000 metri. Il vento veniva da ponente a 12 nodi con onde alte un metro.
Gli sbarchi nelle zone di pertinenza anglo-canadese e cioè "Gold", "Juno" e Sword" erano riusciti al costo di un prezzo ragionevole sia in uomini che in mezzi.
Anche nella zona americana, sulla spiaggia "Utah", tutto sommato non era andata poi così male.
Su quella "Omaha" invece le truppe d'assalto si erano trovate, e senza che lo Stato Maggiore ne fosse stato informato, alle prese con la 352° divisione da battaglia della Wehrmacht, che si trovava da due giorni da quelle parti per esercitazioni.
Ben nascosti e protetti da imponenti fortificazioni, quando gli americani erano a 2-300 metri dalla riva i tedeschi aprirono un fuoco micidiale con mitragliere, mortai e con i 75 anticarro, facendo un strage di uomini e mezzi.
Il veterano Jack, brandendo il suo Garand, si gettò, insieme ai suoi compagni, dal mezzo da sbarco, appunto per sbarcare, ma fu colpito a mezzaria, cadde in acqua e nessuno se ne accorse anche se sulle spalle oltre lo zaino aveva portato anche la sua fisarmonica.
Toccato il fondo capì subito che sarebbe affogato. Morte ingloriosa per un assaltatore. E sentì pure una voce che lo chiamava ripetutamente: -Jack,...Jack,...!- Forse la voce della morte. La situazione stava diventando veramente disperata.
Ma a pochi istanti dalla fine, chiamate a raccolta tutte le sue forze residue, riuscì, come Dio volle, a svegliarsi. Si tolse dal viso il cuscino che la moglie nel sonno gli aveva messo sopra appoggiandovi poi una mano, respirò, si toccò e poi si disse, pensandolo: -Ma io mica me chiamo Jack,...!-
Anche la moglie si svegliò: Ernè, che ciae, ciarisemo ‘n'artra vorta co' l'incubbe?! Accidente a te e a le firme de guerra,...!-
Ma il marito era ancora in stato confusionale e stava borbottando qualcosa:
-Te pensa che stavo pe' sbarcà in Normandia! Ma quelle luride cianno sparato a tradimento, m'hanno ferito e so' cascato nell'acqua e a momente m'affogo!-
-Svejite Ernè che sinnò sotto l'acqua te ce metto io, ma sotto quella del lavandino. E comìncite a arzà che hae da annà a fa' la campagna elettorale. Stamattina te tocca fa' l'arto: la Colonnetta, Prodo, Titignano e poe a rivenì pije pe' l'Ospedaletto, gire pe' Spante e te fae S Faustino e S. Marino e tutte le case sparse che trove, poe scenne giù, te fae Morrano e rivenghe a casa. Daje, mòvite ché ce pagono apposta.
-Ch'ho da fa...!?
-Hae da fa casa per casa e anche fratta pe' fratta ché adesso comincia a venì ‘r callo e dietro le fratte ce so' le coppiette. Te datte da fa' chè so' vote anche quelle.-
Il tapino uscì carico di materiale di propaganda, ma poco dopo la Capretta sfortuna volle che forasse una gomma. Altre macchine erano ferme davanti a lui. Scese e per poco non poggiò il piede sopra un grosso chiodo a tre punte di quelli che si usano in guerra. Due degli stessi si erano conficcati nella sua gomma, Le macchine ferme erano diecine. Ai bordi di un campo stazionava un fuoristrada indenne.
Tra gli autisti che si stavano adoperando per cambiare la ruota un uomo distinto e ben vestito si adoperava per distribuire materiale elettorale.
-Ve lo lascio sotto il tergicristalli! Ve dispiace,..?!-
Così diceva a tutti. Gli indaffarati, sporchi e sudati bisbigliavano un "grazie!". L'uomo distinto, mentre faceva propaganda, raccoglieva dalla strada quei maledetti chiodi a tre punte dimostrandosi persona accorta e previdente.
Il nostro Ernesto con un filo di voce gli chiese: -Ma se po' sape' che diavolo è successo?!- Al che l'altro:
-‘Ete visto sì che straccio de strage! So' stato io sapè, ‘ete visto bravo che so'! Queste so' chiode tedesche de ‘r tempo de guerra, fatte apposta, robba bona, co' queste manco l'autotrene se sarvono! Embè! Come se dice, bisogna arranciasse. Ciò ‘na balla de robba elettorale da smartì e ‘n c' ‘evo voja de anna casa per casa co' ‘sto callo a rompe le cojone a la gente e co ‘r rischio pure de buscà o de rimedià qualche insurto e allora ho strollicato ‘sto sistema. Adesso però ve saluto chè ho d'annà a seminà ‘n'artre po' de ‘ste chiode che a la fine me toccherà pure ariccojele tutte perchè que' è robba che mica se trova più a comprà su ‘r mercato, sapé!-
A Ernesto il sangue salì alla testa. Fece per alzarsi, ma nel farlo gli sfuggì dalle mani la ruota di scorta che cominciò a ruzzolare finché, scavalcata una forma, fini nel fosso sottostante, Il tipo distinto si era allontanato, gli altri tapini stavano svitando, avvitando e imprecando.
Il meschino non avendo né armi e né parole si asciugò il sudore, si ripulì le mani con quei fogli lasciati sotto il parabrezza e s'appoggiò a un cerro e pensò, esausto, che forse era davvero più facile sbarcare in Normandia che fare la campagna elettorale. Comunque, per non essere da meno dell'altro, decise di approfittare della situazione. Tirò fuori la borsa e cominciò a inzeppare i tergicristalli delle macchine infortunate e che erano aumentate di numero. Il sabotatore stava continuando la sua opera micidiale. Ad un certo punto, però, uno si accorse di questa strana campagna elettorale, lo insultò e gli chiese di che parrocchia fosse.
-Ma de la vostra, se capisce!-
Al che un altro:
-Allora nun sete de la mia!-
Costui si alzò e si avvicinò insieme ad altri tre o quattro tutti con una chiave a stella in mano. Uno gli sfilò il borsone pieno di santini e di altro materiale elettorale.
-Fa ‘n po' vede che ciae qui dentro,...! Ma nun te vergogne,...All'età tua,...!-
-Mica è robba mia! A me me pagono, sa!-
-Ah! Mejo, te ce pagono pure sopra,... ?!-
-Dà ‘n po' qua ! Vojo vede anch'io!-
Chiese un altro, e così la borsa passò di mano in mano ma non ritornò più al proprietario.
Una dopo l'altra le macchine ripresero via, il sabotatore raccolse tutti i chiodi tedeschi e se ne andò col suo fuoristrada ed Ernesto recuperò la sua borsa e la sua ruota di scorta solo nel tardo pomeriggio. Per scendere e salire dal fosso si ridusse un sanlazzaro e quando arrivò alla macchina non poté non riflettere:
-Altro che la spiaggia "Omaha", altro che lo "sbarco in Normandia", è stato peggio, ma molto peggio di Dunkerque!-
Cielo sereno, caldo africano, sete sahariana, niente acqua, niente caramelle.
Giunse a casa sul tardi, si fece una doccia, mangiò una mela. La moglie dormiva, ma al risveglio lo gelò con quest'annuncio:
-M'ha detto ‘sta donnetta che sta de casa qui davante che dice che pèrdono. L'ha sentito di' da uno che l''eva sentito di' da un artro lì da ‘r macellaro.-
-Che pèrdono?!-
-L'elezzione! T'hanno pagato armeno?!-
-No!-
E allora scàppice su, ché si queste finiscono le sorde tè fae la fine de Don Farcuccio!-
Ernesto andò ma, oltre a non essere pagato, fu anche insultato e minacciato. Alcuni informatori ed un giro di telefonate avevano appurato che il materiale non era giunto a destinazione. Anzi gli fu anticipata anche una richiesta di risarcimento.
-Ma se po' sape' che è successo,...?!- urlò la moglie al suo ritorno.
-Gnente! Cianno assalito a tradimento co' le chiode tedesche de quelle micidiale e io pe' sarvamme m'è toccato buttamme giù pe' ‘r fosso.-
-Ho capito! Ciarisemo co' l'incubbe! Ma te nun ere morto stanotte in Normandia?! Se po sapè quanno cavolo sèe resuscitato!