opinioni

Il futuro dell’ospedale di Orvieto: Fiaschini e Valecchi come Mocio?

martedì 28 aprile 2009
di Paolo Borrello

In occasione delle prossime elezioni amministrative, per le quali dovrebbe essere prioritaria l'attenzione ai programmi, vorrei esprimere le mie valutazioni su due questioni che ritengo molto importanti per Orvieto: la sanità e l'economia.

Inizio con la sanità.

Come ho già rilevato in una precedente nota, le mie considerazioni sulla sanità orvietana derivano in primo luogo dal fatto che ho dovuto, per la malattia di un mio familiare, frequentare diversi ospedali tra i quali quello di Orvieto. Tali considerazioni pertanto si basano prevalentemente, ma non solo, sull'osservazione diretta che talvolta non consente di prendere in esame alcuni elementi di analisi, non trascurabili invece, ma che spesso permette di percepire situazioni che non vengono rilevate tramite gli usuali dati statistici in campo sanitario.

Le mie considerazioni poi sono state stimolate dall'intervista, rilasciata a un mensile orvietano, dal direttore generale dell'ASL della provincia di Terni, Fiaschini, narnese, ex direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Terni, appartenente al Pd, ex "margherito" (tale notazione risulta necessaria perché in Umbria come in diverse altre regioni se non in tutte la scelta dei direttori generali delle ASL è il frutto di una spartizione fra i partiti).

L'intervista di Fiaschini può essere così sintetizzata: "Com'è il rancio? Ottimo e abbondante!" (così si esprimevano i generali giudicando il rancio dei soldati anche quando lasciava molto a desiderare). E del resto quando il direttore sanitario Vallecchi ha rilasciato interviste anch'esse potevano essere sintetizzate nello stesso modo (un piccolo inciso: gli operatori sanitari del nostro ospedale non possono rilasciare dichiarazioni senza autorizzazione pena addirittura il licenziamento per una regola stabilita dal precedente direttore generale ma confermata dall'attuale).

Per Fiaschini la situazione dell'ospedale orvietano è ottimale (peraltro Fiaschini non dedica neppure una parola ai servizi territoriali e ciò è emblematico e preoccupante perché tali servizi, tra i quali, il consultorio, il Sert, il Sim ad Orvieto sono stati sempre trascurati principalmente per responsabilità della Regione).

Per quanto concerne l'ospedale il Fiaschini sostiene che non ci può essere carenza di posti letto o "fuga" verso altri ospedali, come rilevato da alcuni nel recente passato, perché tra il gennaio 2007 e il gennaio 2009 i ricoveri sono aumentati. Tale aumento però non è sufficiente per poter concludere che non vi è carenza di posti letto presso il nostro ospedale. Altri dati sarebbero necessari per giungere alla conclusione a cui perviene Fiaschini e Fiaschini questi altri dati non li riferisce.

Fiaschini poi rileva che i posti letto sono passati dal gennaio 2007 al gennaio 2009 da 164 a 168.

Gli ultimi dati ufficiali, comunque, pubblicati dall'ISTAT regionale, su "Conoscere l'Umbria" dimostrano che i posti letto ordinari sono passati dai 147 del 2005 ai 129 del 2006 e quelli in day hospital da 17 a 29 (complessivamente sono passati da 164 a 158).

Passando poi alle osservazioni dirette, ritengo necessario esporre prima alcune premesse:

- gran parte degli operatori - medici, infermieri, operatori socio-sanitari - svolgono un'attività intensa e positiva trovandosi di fronte, spesso, mille difficoltà superate frequentemente grazie solo al loro impegno personale

- di conseguenza, generalmente, i servizi erogati sono all'altezza delle necessità

Ma sono evidenti alcuni problemi:

- carenza di posti letto (altrimenti non si spiegherebbe il fatto che diverse persone che devono essere ricoverate in medicina e in chirurgia, provenienti dal pronto soccorso, vengono ricoverate in ortopedia o in altri reparti perché i posti letto in medicina e in chirurgia sono completamente utilizzati) e ciò può indurre alcuni potenziali utenti dei servizi del nostro ospedale a rivolgersi altrove

- assenza di alcuni reparti del tutto autonomi con un primario competente e di esperienza

- eccessiva lunghezza dei tempi di attesa per alcuni esami, come la risonanza magnetica, anche per pazienti interni all'ospedale, anche per i malati oncologici (per il mio familiare a cui ho fatto riferimento all'inizio è stato necessario attendere ben 20 giorni per una risonanza magnetica urgente)

- presenza di molti ex infermieri in uffici amministrativi, dove non svolgono un ruolo insostituibile, quando vi è carenza di infermieri


In ultima analisi non si è realizzato ciò che era stato promesso dalle autorità sanitarie regionali, nel 2000 quando venne inaugurato il nuovo ospedale, e cioè che quello di Orvieto dovesse divenire un ospedale di un livello pari a quelli di Città di Castello e Foligno che insieme agli ospedali di Terni e Perugia, questi ultimi ovviamente di un livello superiore, dovevano essere i cinque ospedali più importanti dell'Umbria.

In realtà l'ospedale di Orvieto è stato trascurato dalla Regione, principalmente per il peso politico progressivamente diminuito del nostro territorio nell'ambito dell'Umbria, in termini di risorse finanziarie ed umane a disposizione (agli ospedali di Foligno e di Città di Castello è andata meglio e forse c'entra qualcosa il fatto che la Lorenzetti è di Foligno e Rosi assessore alla sanità è di Umbertide, ridente cittadina vicina a Città di Castello).

Quindi occorrerebbe un maggiore ruolo dell'ospedale di Orvieto e dell'intero sistema sanitario locale nell'ambito del sistema sanitario umbro.

A tal fine sarebbe necessaria un'attività più intensa degli amministratori orvietani ma sarebbe anche necessario che i cittadini orvietani non si limitassero a delegare agli amministratori e si attivassero invece in prima persona a sostegno del sistema sanitario orvietano (perché non creare un movimento o un'associazione bipartisan, come si dice spesso ora, che si proponga di contribuire a risolvere i problemi di quel sistema?). Gli orvietani frequentemente, anche in questo caso, si lamentano anche molto, qualche volta fanno delle denunce alla magistratura, più spesso cercano di ottenere un favore o un favoritismo da un medico o da un politico, ma non fanno altro.

Concludo con un auspicio: sembra che sia prossima la scadenza, a luglio, dei direttori generali delle ASL umbre, perché non può diventare un orvietano direttore generale dell'ASL di Terni? Ci sarebbero almeno due possibilità: Carlo Carpinelli, il quale prima di diventare senatore fu direttore generale dell'ASL orvietana, e Edoardo Romoli, attualmente direttore generale di una ASL abruzzese e in precedenza direttore sanitario dell'ospedale di Orvieto (fra l'altro questa alternativa potrebbe soddisfare "gusti" politici diversi ed entrambi sono persone di notevole valore).

A proposito di direttore sanitario, una volta cambiato il direttore generale, non sarebbe opportuno che anche in questo caso divenisse direttore sanitario del nostro ospedale un orvietano?

Io non vorrei essere accusato di campanilismo. Le mie idee derivano infatti da motivazioni che mi sembrano valide (quando fu abolita la ASL orvietana si sostenne che ciò avrebbe determinato un miglioramento del sistema sanitario orvietano e ciò non si è verificato e pertanto un direttore generale e un direttore sanitario, orvietani, potrebbero conoscere meglio i problemi della sanità locali ed impegnarsi maggiormente per tentare di risolverli).

Forse quindi se Fiaschini e la Valecchi non mantenessero più gli incarichi sin qui svolti (se è accaduto per il sindaco uscente Mocio può anche avvenire per loro i quali peraltro in considerazione delle loro capacità sicuramente troverebbero una collocazione diversa e soddisfacente per tutti) la situazione della sanità orvietana potrebbe migliorare.