opinioni

Le pagelle di Conticelli, i 23 punti della Stella e la coalizione

mercoledì 1 aprile 2009
di Giampietro Piccini, segretario PDCI Orvieto

Il 06/07 giugno si svolgeranno le elezioni amministrative per il rinnovo dei consigli comunali e provinciali. Ad Orvieto, i comunisti italiani non sono sorpresi per le tante liste che si propongono per il rinnovamento se non addirittura per il cambiamento della realtà orvietana.
Personalmente avevo i pantaloni corti quando sono entrato in politica, da allora ho vissuto i miei settantadue anni in prima fila in ogni campagna elettorale ed in particolare come protagonista alle elezioni amministrative, dovrei essere quindi vaccinato e refrattario alle tante prese di posizioni, velleità ed in qualche caso ambiguità da parte degli attori in campo, che spesso smentiscono appartenenza e storia personale pur di riposizionarsi all'interno delle varie cordate, presunte vincenti, per la "conquista del potere".

Oggi, però ciò che più colpisce non è il confronto politico tra i due blocchi naturalmente contrapposti (centrosinistra-centrodestra), bensì la veemenza del confronto in atto tutto interno al centrosinistra. Certamente, in questo, le elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco hanno il loro peso, ma è chiaro che quando vi è poco di politico alcune posizioni non possono che ricondursi al tarlo di risentimenti personali e/o bramosia di potere. In questo contesto vi è chi distribuisce pagelle, la qual cosa potrebbe considerarsi legittima se ciò fosse dovuto ad un soggetto terzo e perciò superpartes, mentre quantomeno è politicamente inopportuna visto che il giudizio viene espresso da un giocatore in campo. Mi riferisco a Conticelli, PECCATO! Al quale è da riconoscere eccezionali doti di dinamismo e competenza amministrative, purtroppo quasi sempre spese in malo modo in questa consiliatura, in quanto si è posto sempre e comunque come il Signor No, mentre avrebbe potuto dare un notevole contributo alla nostra città se utilizzate in uno spirito propositivo e di collaborazione.
Il mio non è un voto, è una considerazione che spero lo porti a riflettere ed assegni a se stesso il voto che pensa di meritare. Tuttavia stante la considerazione si può accettare questa dialettica come un normale confronto politico tra la maggioranza che ha governato questa consiliatura ed un consigliere che gli si è sempre contrapposto dai banchi della minoranza.

Ciò che più invece mi colpisce, e non avrei mai immaginato che fosse potuto accadere, è l'intransigenza per lo svolgimento delle primarie da parte di Loriana Stella, anche se è vero che lo statuto del Partito Democratico ne legittima il suo proporsi come alternativa alla candidatura di Stefano Mocio. Si sarebbe comunque dovuto tener conto che gli organismi dirigenti del P.D. hanno in più occasioni espresso un giudizio positivo sul Sindaco uscente riconoscendo in esso il proprio candidato ufficiale. Ma soprattutto la candidata nel proporsi avrebbe dovuto considerare che anche la coalizione che ha governato la città ha espresso un giudizio positivo su Stefano Mocio e che senza l'appoggio dei partiti di riferimento nessun candidato di centrosinistra, al di là delle primarie, può verosimilmente ambire ad essere eletto primo cittadino di Orvieto.

Secondo questa lettura i comunisti italiani ritengono che nella candidatura vi sia una visione molto personalistica della politica che tra l'altro viene assunta a metodo se si considera che Loriana Stella ha già elaborato un programma amministrativo senza un minimo confronto preventivo per verificare se le forze politiche che la dovrebbero sostenere siano disposte a sottoscrivere e farlo proprio. Tra l'altro più che di programma si dovrebbe parlare di una elencazione di ventitre punti che non introducono niente di nuovo alla dialettica in essere della città. I comunisti italiani e certamente tutti i partiti della coalizione hanno uomini, donne ed intelligenze per contribuire ad elaborare un programma ambizioso che possa veramente trasformare la nostra realtà ed adeguarla ai nuovi complicati e difficili scenari che si presenteranno sia in virtù della crisi economica che stiamo vivendo, sia per la legge sul federalismo fiscale attualmente in discussione in Parlamento.

Inoltre il programma è credibile e realizzabile se risponde alle effettive esigenze del territorio che si vuole rappresentare, ma soprattutto, se il garante dell'attuazione del programma può dimostrare che negli incarichi politici amministrativi ricoperti abbia quantomeno avuto un ruolo a sostegno delle realizzazioni per le quali la nostra realtà territoriale è cresciuta. Questa non mi sembra una valutazione secondaria, della quale i cittadini debbono tenere conto al momento di depositare la scheda nell'urna. I candidati poi dovrebbero avere consapevolezza che al di là della legge che affida enormi poteri al Sindaco, i programmi hanno bisogno di essere sostenuti dai consiglieri espressi dalle forze politiche della coalizione di maggioranza.

Il 5 aprile si svolgeranno le elezioni primarie e anche se sono una questione tutta interna al P.D., per i comunisti italiani non andavano e non andrebbero svolte. Siamo convinti che nella nostra realtà non possono essere considerate un esercizio di democrazia avanzata, anzi, nei fatti, si può dimostrare che sono diventati un elemento di rottura dell'unità della Sinistra. Tuttavia, visto che il dado è tratto, i comunisti italiani non possono che auspicare una forte partecipazione al voto in modo che le primarie assumano un ruolo fondamentale di confronto con i cittadini per il successo del centrosinistra alle amministrative del 06 e 07 giugno.