opinioni

Speriamo che sia femmina

venerdì 13 febbraio 2009
di Nello Riscaldati

A tre mesi e mezzo dalle elezioni i telefoni notturni stanno già andando in tilt. Voci concitate dall'uno e dall'altro capo, si intrigano nel mezzo manifestando fondati timori, dato che hanno saputo che girano certe voci, di restare senza poltrona, senza scrivania, senza timbro e senza penna biro.
Altre voci anch'esse concitate, chiedono, a destra e a manca, lumi e fiammiferi per accendere i lumi senza però farsi capire troppo, per sapere a quale carro sia più conveniente accodarsi nel caso che il vincitore, dopo la gara, avesse bisogno d'aiuto, forse un sorso d'acqua , un tramezzino, un'intera parete, insomma qualcosa che lo rendesse cosciente che il soccorso al vincitore è un dovere del cittadino in cerca di strapuntino.

Insomma ragazzi già si avverte il fermento, perché è tutto un fermento, perché ci troviamo in quella fase che precede l'ebollizione che poi, se non fai in tempo a levare il coperchio, la pignatta butta e l'acqua spegne il gas, cosicché il candidato non può nemmeno più attaccarsi alla canna del medesimo.

E la città, questa città addormentata che in tanti secoli di storia non ha mai visto uno straccetto di Principe Azzurro che la risvegliasse con un bacio o con uno schiaffone, non s'accorge di nulla.

Ma scherziamo?! Ma in queste serate fredde di fine inverno si sta bene in casa, caldi caldi a vedere "il Grande Fratello" o il grande Bruno Vespa che si strofina le mani. Ma cosa volete che importi agli orvietani di incontri alle ore 21 (ohé! c'è da morire assiderati), di dibattiti, di proposte, di programmi, di confronti dove si fa a gara a chi promette di più: e giù, piazze e piazzette, pizze e pizzette, ponti, rotonde, complanari, bretelle, calzini e via dicendo, mentre ci fosse un cane di candidato che, anche se richiesto, si degnasse, "coram populo" di versarti un contributo in denaro liquido, per aiutarti a pagare la bolletta del gas in questo inverno polare. Ti dice sempre che il problema è un altro, che le priorità sono ben altre e che la richiesta va ponderata, molto ponderata e che i contributi vanno dati a pioggia quando piove, a grandine quando grandina ma che non sono previsti dalla legge i contributi a tramontana quanto tira la tramontana gelata.

Tuttavia mi dice il postino che "per la Candelora dall'inverno semo fora", e avrà anche ragione, tuttavia il famoso campo è ancora deserto e gli spalti tutti vuoti e nessuno vuole scendere per via del freddo.
Ma tutto questo freddo chi lo manda, chi lo vuole, chi lo manovra? C'è e non c'è una precisa volontà politica dietro queste rigidità notturne? E dietro questi venti gelidi c'è o non c'è la precisa volontà politica di qualcuno che si augura che càrichino e pòrtino via con loro Tizio e Caio che giusto sono un po' anche cagionevoli?

Ma hanno da venì Marzo e Aprile! Hanno da venì,... e come si hanno da venì! E allora le porte si apriranno e i coraggiosi scenderanno in questo benedetto campo col tutto esaurito sugli spalti dai quali pioveranno fischi, applausi, petardi, bombette puzzolose, uova, arance, cavolfiori e melanzane.

Dietro al capitano candidato ecco snodarsi, al suono delle chiarine, la teoria dei candidati consiglieri. I cronisti appostati (ci vorrebbe Don Rosatelli) e carichi di foglietti, leggono le formazioni, fanno notare i precedenti, i passaggi di squadra, le compravendite, le partite giocate, le squalifiche, i danni combinati, gli autogol segnati, le new entry, i giovani, i giovanissimi, le donne con e senza parannanze, tutti che fanno l'inchino al pubblico prima da una parte e poi dall'altra.
Dopo un accenno ad una hola, il pubblico fischia i riciclati e srotola uno striscione con su scritto "Fori da ‘r campo quelle senza arte e né parte" e un altro con "Sciò da ‘r cavolo a chi ‘n sa né legge e né scrive", ed ancora un altro con su scritto "Speriamo che sia femmina" salutato da uno scrosciante applauso.

Alla vista di quest'ultimo striscione, e smaltito l'applauso, un tipo alto e distinto aiutato da uno più basso e indistinto, confusi tra il pubblico, innalza un cartellone con sopra scritto a caratteri cubitali: "Io preferisco ‘l maschio!", al che dalla parte opposta si rispose con un altro striscione, corretto, ma eloquente che diceva "Sono cavoli tuoi,...democratici,.. ma cavoli tuoi!".

Pura dialettica democratica dunque, non violenta e pregna di risultati anche perché quello "Speriamo che sia femmina" non si sarebbe potuto scrivere cento anni fa quando una femmina era considerata una specie di disgrazia naturale. Ad esempio i contadini con tutte figlie femmine (sic) o non trovavano uno straccio di podere o trovavano solo i peggiori.
Mio nonno Luigi Pontremoli, con tutte donne in casa, si scacchiò, tra gli altri, La Scarpetta, Poggio Montone e l'Acqua Fredda.

Oggi dato che, dopo battaglie campali e di trincea, il popolo ha conquistato il diritto alle "pari opportunità" anche a Orvieto, l'augurio "Speriamo che sia femmina" si può formulare a fronte alta senza che il vicino di casa ti guardi con quell'aria di commiserazione e ti sussurri con voce compassionevole: "E che ce voe fà, mica è corpa tua,...come vengono tocca pijalle,...basta la salute,...fatte coraggio e ‘n ce pensà,...annamo che te pago ‘n quarto cosi te ripije po po',...!."