opinioni

A domanda risponde

martedì 27 gennaio 2009
di Nello Riscaldati

Rispondo per primo al carissimo Fausto Cerulli, al quale invidio molte cose del suo modo di scrivere, e che mi dice che, se mi candidassi, mi voterebbe e mi farebbe votare. Caro Fausto, io ti giuro davvero che, se avessi qualche anno di meno e una Vespa nuova, chiederei un prestito a lunga rateazione, farei un po’ d’allenamento e questa volta scenderei in campo. E non sto scherzando perché io amo la nostra città dove sono nato e credo che saprei come rendermi utile per vederla più ordinata e più bella e soprattutto farei il possibile per difenderla, così come riflette Perpetua, “dai birboni, dai prepotenti e dagli uomini senza timor di Dio” che in questi giorni cominciano già ad agitarsi con fumosi e incomprensibili comunicati. A me il coraggio non è mai mancato. Conosco il campo, conosco gli uomini, un po’ di sport l’ho fatto e quindi sono certo che mi sarei giocato tutti i 90 minuti. Come primo atto e con i soldi del prestito, avrei noleggiato una grossa ruspa per spianare il campo, perché tu sai quanto sia pieno d’insidie. E quindi palla al centro e fischio d’inizio. Arbitro: il pubblico. Programma: AMARE LA CITTA’ E NON LA POLTRONA, amarla (la città) dalla lampadina che manca al ponte che manca, dall’asilo nido che manca alla buca che fa sbandare o cadere, dalla panchina che manca dove manca al Casello Nord che manca a Nord. E poi abolizione dell’isolazionismo della città, ma abolizione anche delle fontane che, se non sono opere d’arte, sono caciotte messe lì e che servono solo a sprecare acqua e corrente, a buttarci le cicche e ad occupare spazi utili. Basta una fontanella di acqua fresca e avremo anche, gratis, il gusto di una bella bevuta. A proposito la società che ci fornisce l’acqua andrebbe tenuta d’occhio molto, ma molto meglio. E poi, prendo qua e là a caso, selezionare meglio i cosiddetti “Grandi Eventi”, a carico del Comune perché non tutti sono grandi ed alcuni non sono nemmeno eventi, mentre i soldi nel cassetto sono quelli che sono, e cioè pochi o niente. Non minaccerei il cittadino con la “contravvenzione spianata o fumante”, perché così non si ripiana niente, ma, anzi, si spianano stipendi e pensioni. E poi mi occuperei della promozione della città, ma non degli amministratori della stessa. E quindi le cose necessarie per rendere a tutti possibile una vita decente. In primis il lavoro, specie per quelli che lo svolgono lontano come coloro che sono obbligati a prendere il treno la mattina presto e rientrare a casa la sera quando capita. Al carissimo Guido Turreni e a proposito del rischio di bruciature per i candidati, io avrei fatto come in America. Le candidature, se ci sono, ripeto se ci sono, perché se non ci sono è meglio starsene a casa a fare la calzetta o a verniciare le persiane o a potare le rose o a fare le parole incrociate, dicevo se ci sono, vanno proposte alla piazza, all’arengo, al fòro, un anno prima delle elezioni, così se qualcuno si brucia per via, è segno che non aveva lo scudo termico necessario e che quindi non valeva più di tanto. E dato che c’è tempo si può ancora rimpiazzarlo, e quello che rimane incombusto, anche se un po’ bruciacchiato fino al termine del percorso, quello è il candidato giusto. Si pensi alla scena della passeggiata sui carboni ardenti di Vittorio Gassman nell’Armata Brancaleone. Quello era un preventivo “Giudizio di Dio”. Un candidato alle elezioni vorrà, almeno, almeno, sottoporsi al giudizio degli uomini?! Io ti garantisco, perché l’ho provata diverse volte, la paura che ti prende e il coraggio necessario per entrare sulla scena di un teatro al buio, avanzare fino al proscenio, avvertire il respiro gigantesco del pubblico senza vederlo, ma che è lì che ti aspetta, e ascoltare poi una voce che ti dice “daje, facce ride”, oppure “facce vede quello che sae fa”. Per un candidato è, più o meno, la stessa cosa e costui ha bisogno dello stesso coraggio. Si va in scena senza garanzie. Il successo dipende dal copione e dall’attore, e cioè dal programma e dal candidato. Il “grande nome coperto” di solito risulta sempre sconosciuto ai più per il semplice fatto che se è un grande nome di solito dovrebbe essere già conosciuto, e se non è conosciuto non dovrebbe essere poi un grande nome, inoltre, se fatto entrare in scena all’ultimo momento, perché siamo già all’ultimo momento, se viene mandato in campo nell’ultimo quarto d’ora basta una gomitata e il personaggio viene steso. L’appello del dottor Ranchino è encomiabile e coraggioso, ma a mio giudizio un po’ tardivo, e poi a Orvieto un appello coraggioso ha sempre generato tali gelosie in taluni dei soliti vecchi marpioni della politica locale che aspettano come la manna dal cielo le elezioni nella speranza di poter fare “il salto della quaglia” verso una poltrona migliore. Costoro commentano la discesa in campo di qualcuno con quell’espressione tutta orvietana che suona: ”ma mò ‘sto fregno chi è,… che vole,… che vorrebbe fa’,… etc.”. Si guardi, avvocato, dagli apprezzamenti a denti stretti di chi non può fare altrimenti e dai sorrisi simili ai carri di Viareggio. Esca di casa, e, se ha coraggio necessario, entri sulla scena e provi a tenere il palcoscenico. Sarà dura ma se prima o poi le arriverà un applauso da degli sconosciuti, sia in platea che dal loggione, si sentirà ripagato anche della tremarella che avrà provato prima. Il Sindaco in carica si è esaminato e promosso da solo, interpretando, “incredibile dictu”, la doppia parte del candidato e della commissione, e dunque nessun commento in proposito. Ai posteri. Politicamente parlando maggior senno ha dimostrato invece la Loriana Stella la quale, calcolando bene i tempi, almeno secondo me, si è detta disponibile alla candidatura già sul finire dell’estate e quindi un anno prima, come in America, dimostrando previdenza e determinazione, in quanto, se qualcuno tenta strada facendo di bruciarti, a meno che non riesca a carbonizzarti al primo colpo, hai sempre il tempo di curarti le ustioni e provare a mantenerti in carreggiata, anche sapendo che la strada sarà in salita fino all’ultimo giorno. Ma intanto hai un anno di rodaggio alle spalle e qualche tagliando l’avrai pur fatto. E questo è, senza dubbio, un punto di vantaggio. In politica, caro Guido, se tu scopri il monumento all’ultimo istante rischi che gli orvietani lo guardino, lo scrutino, lo riguardino e poi esclamino: “Ma chi è ‘sto fregno!”, e questo basta a carbonizzarlo. Detta esclamazione è anche propria di colui che, credendosi certo di essere uno dei candidati designati, si vede, d’improvviso, scendere in campo qualcuno che viene a guastargli i disegni. Caro Fausto, visto che non ho né l’età né i soldi per scendere in questo benedetto campo, vorrei chiudere rivolgendoti una domanda facile facile, (se non sai la risposta puoi sempre chiedere la domanda di riserva). Allora in 30 secondi ci dica chi è stato che, in breve lasso di tempo, ha fatto sì che il termine “sinistra” diventasse qualcosa da usare in frasi indicative come “guardi, è in fondo a sinistra, (la segretaria! che ti credevi!)”, oppure “prenda la seconda a sinistra”. Perché non è possibile che, in pochi anni, un qualcosa di poderoso, e che aveva anche una sua nobiltà, che significava qualcosa alla quale gli ultimi, gli indifesi, si attaccavano o credevano di attaccarsi, si sia in breve frantumato e polverizzato. Allora faccia attenzione e ci dica: “Chi è stato a dare la prima martellata. Quando ha avuto inizio la demolizione, quando la frantumazione, quando la polverizzazione. Dove debbono attaccarsi quelli che prima si attaccavano lì. Come andrà a finire tutta la vicenda.” Da questo momento, caro Fausto, partono i 30 secondi”. Concludo con un pensiero tutto mio: chissà perché certe voglie, come quella di scendere in campo, ti prendono sempre quando l’arbitro sta per fischiare la fine della partita. Non sto cercando un alibi. Gli anni passano. Berlusconi oltre che più ricco è anche più giovane di me, ma ha paura ad andare in moto. Auguri a tutti.