opinioni

La grande delusione del PD: sola speranza, un radicale cambio di rotta. Lettera aperta di Mario Tiberi e Gianni Mencarelli

martedì 13 gennaio 2009
di Mario Tiberi, Gianni Mencarelli
Lettera aperta Al Segretario nazionale del P.D. Walter Veltroni, A Walter Verini, Ai membri della direzione centrale, Alla Segretaria regionale dell’Umbria Maria Pia Bruscolotti, Al Segretario Provinciale di Terni Leopoldo di Girolamo, Al Coordinatore Comunale di Orvieto, Carlo Emanuele Trappolino, A tutti i democratici di buona volontà e p.c. Agli organi di stampa Carissimi. vogliamo innanzitutto presentarci. Siamo di Orvieto, città dove ha visto la luce il Partito Democratico, e ci chiamiamo Mario Tiberi e Gianni Mencarelli. Proveniamo da esperienze politiche e culturali diametralmente opposte e che fino ad alcuni anni fa ci hanno fatto considerare l’uno acerrimo e fiero avversario dell’altro. Il primo, credente, si è formato secondo gli insegnamenti della dottrina sociale e catechistica della Chiesa Cattolica; il secondo, agnostico, ha seguito e percorso la strada maestra indicata dai principi contenuti nella filosofia Marxista. Da pochi mesi ci siamo ritrovati quasi per caso nel PD entrandoci, ognuno per la sua parte, con animo schietto e sgombro da pregiudizi intellettualistici,fuorvianti e mistificatori; ci siamo guardati negli occhi, ci siamo a lungo parlati e attraverso il dialogo abbiamo affinato la reciproca conoscenza delle nostre due personalità e, alla fine, abbiamo capito che i valori e gli ideali che andavamo cercando erano comuni e ci appartenevano allo stesso modo e in egual misura. Pluralismo culturale, solidarietà sociale, riformismo politico e dunque libertà, giustizia e sviluppo erano e sono le idee-guida dell’impegno e della militanza del nostro essere cittadini attraverso l’esercizio delle responsabilità che vengono imposte dall’amministrare la “cosa pubblica”. Per un attimo ci siamo illusi che il Partito Democratico avesse potuto compiere questo evento prodigioso e che potesse rappresentarsi come una sorta di fonte battesimale dove per tutti fosse possibile purificarsi ed emendarsi da ogni singolo ”peccato originale”. Per Mario e Gianni è andata in tal guisa, ma all’esterno di loro non è stato così. Interessi particolaristici, mentalità ristrette e nient’affatto lungimiranti, concezione riduttiva della politica intesa solo come gestione spicciola del potere, incapacità di fare un passo indietro e se necessario anche due, diffidenze e sospetti, mediocrità e presunzioni hanno impedito al “partito nuovo” di divenire tale e, cioè, essere straordinario nella visione complessiva della società da edificare, atipico nei modi e nei metodi da utilizzare per il perseguimento del bene comune, anomalo nella costruzione di una democrazia compiuta e distinta dagli ormai logori schematismi di un tempo che non c’è più. La verità risiede nel fatto che si è stoltamente pensato e creduto di poter affidare l’ingegneria costruttiva dell’innovativo modello di partito ad una classe dirigente, di ogni ordine e grado, ereditata da un passato non certo esaltante, ripiegata e avvitata su se stessa a difesa strenua di esigui quozienti di rendita non più produttivi, incapace di volare alto perché ancorata a zavorre sterili e dure a dissolversi. E allora non ci siamo meravigliati più di tanto quando è esplosa la “questione morale” che ha investito numerose amministrazioni locali di Centro Sinistra facendo venir meno il mito della diversità e della superiorità etica di quei governi rispetto ad altri di differente orientamento politico. Perché fino a quando tollereremo la presenza sulla scena istituzionale di comitati d’affari, di faccendieri senza scrupoli, di ragnatele di poteri fondati sul ricatto e sulla delazione,di politicanti di mestiere che perseguono il solo scopo di cumulare su di sé il maggior numero possibile di cariche pubbliche e/o private, fino ad allora non saremo in grado di affrontare e risolvere il problema centrale di una società dove l’etica politica torni ad essere l’unica bussola di orientamento. Il quadro tracciato è obiettivamente a tinte fosche; nonostante ciò Mario e Gianni vogliono ancora nutrire una qualche speranza di mutamenti significativi se sapranno seguire fatti concreti alle parole di Veltroni che ha recentemente insistito sulla urgente necessità di un radicale cambio di rotta e a quelle di Chiamparino, sindaco di Torino, che ha posto come prioritaria l’esigenza di una visibile discontinuità in cospicui settori di organismi dirigenti sia nazionali che regionali, provinciali e comunali. In questa ottica di risanamento non si può prescindere dalla rivitalizzazione dei Circoli di Base, territoriali e d’ambiente, che devono finalmente iniziare ad essere veri luoghi di incontro e di discussione e nei quali il seme dei processi di formazione delle volontà politiche possa trovare terreno fecondo di radicamento e di crescita; non si può inoltre non ripartire dalla decisa e risoluta riaffermazione della centralità strategica delle elezioni primarie come strumento permanente e istituzionalizzato di democrazia diretta attraverso il quale il popolo sovrano sceglie chi dovrà rappresentarlo non indulgendo mai a umilianti scenari di logiche verticistiche. Per il raggiungimento di tali traguardi e per quanto di loro competenza, Mario e Gianni si batteranno tenacemente a cominciare da iniziative nel campo sociale per diffondere tra la gente una rinnovata fiducia che comunità umane più giuste e solidali sono ancora possibili e, del resto, la stesura del presente documento vuole essere testimonianza viva di questo impegno con l’intento, tra gli altri, di aprire in via mediatica e telematica una tribuna di libero dibattito tra tutti i democratici e le democratiche di buona volontà dove confrontarsi e far circolare le nostre migliori idee. Cordialità Orvieto 10/01/09 Mario Tiberi, Gianni Mencarelli