opinioni

Il Sindaco che verrà

domenica 7 dicembre 2008
di Nello Riscaldati
E così il nuovo anno, (pensate, tra pochi giorni saremo già nel 2009, a tre anni appena dalla pronosticata fine del mondo), il nuovo anno, dunque, oltre alle gelate di gennaio ed alla pioggerellina di marzo, ci porterà nella tarda, ma speriamo ancora fresca primavera, ci porterà, oltre alle fave ed alle ciliegie, o un sindaco nuovo, o un vecchio arnese da poltrona frutto del lavoro sottotraccia di conventicole e camarille che, nella penombra di tetre stanze e oscuri corridoi lontani da Orvieto, si sono affaticati per notti e notti insonni nell’immane fatica necessaria per la messa a punto degli equilibri politico-partitici secondo le regole del collaudato metodo del “questo a me e questo a te” e alla fine tutti seduti e contenti. Alto esempio di vergogna ademocratica. Di fronte a questa seconda eventualità l’individuo che conta per uno, ha tre o quattro alternative a disposizione: -La prima è quella servile e psicologicamente masochistica, di rinunziare all’esplicazione dei propri impulsi e uniformarsi alle regole dell’andazzo che viene ritenuto più utile. È l’alternativa prescelta tra coloro che, appena le sorti della battaglia vanno a delinearsi, gettano a terra giubbe e bandiere e corrono in soccorso del vincitore. -La seconda è quella di rifugiarsi in un proprio mondo chiuso e personale, che può essere artistico, religioso o nevrotico, considerando così secondaria la propria vita pubblica. -La terza è quella di tentare un compromesso tra le proprie esigenze e quelle dell’andazzo in atto. -La quarta, alla quale si pensa sempre di meno perché è la più faticosa, è quella di entrare nella mischia per tentare di migliorare l’andazzo suddetto. Mi tornano, a questo punto, attuali le parole di Einstein, che già nel 1941, così ci ammoniva: “Perfezione in quanto a mezzi e confusione in quanto a scopi, caratterizzano, a mio giudizio questa nostra epoca”. Dovremo dunque scegliere un Sindaco in primavera. E un lunedì, più o meno a “las cinco de la tarde”, sapremo tutto della nostra scelta, “ay què terribles cinco de la tarde!”. La prescelta o il prescelto dovrà sapere governare la città e, pertanto, governare anche me e non crearmi altri problemi perché, come tutti, ne ho già a sufficienza dei miei. Uno di questi è conseguenza dell’attuale crisi e della scarsità di moneta, per la qual cosa non riesco più a comportarmi come un buon consumatore secondo quanto il Governo mi esorta ad essere. Ad esempio non riesco più a comprare un maglione che non mi serve perché dovrei svuotare l’armadio di quelli già comprati per essere consumati e che non sono stati mai consumati per mancanza di tempo. Né posso comprarmi una poltrona snodabile che massaggia, strofina e ti dice “buongiorno, si accomodi”, né una macchina nuova perché quella che ho, maledizione, va ancora benissimo e non si consuma. Mentre mi tormenta, certo, il pensiero della sorte di coloro che fabbricano maglioni, poltrone o macchine che al momento non servono. Eppure qualcosa che non va, da qualche parte, ci dovrà pur essere. Cristo! Non si può vivere solo per consumare, consumare e consumare,… non si fa in tempo! E allora ha ragione Adorno quando constata che nelle condizioni attuali anche i beni materiali diventano elementi di sventura. Dovremo dunque stare attenti a non eleggere una sventura. Io, ad esempio: -Non vorrei un Sindaco che si comportasse come un sovrano e che si accontentasse delle informazioni del suo ciambellano, senza scendere mai tra il suo popolo per ascoltarne la voce. -Non vorrei un Sindaco che mi facesse ammettere che Sartre ha ragione quando ci assicura che il processo di degradazione per usura di un sistema, in questo caso un Comune, è un fatto irreversibile e inarrestabile. Vorrei un Sindaco rigeneratore. -Vorrei un Sindaco che fosse figlio del suo popolo e che abbia vissuto e viva la sua storia insieme a lui, che conosca la sua terra e il mondo, di là da questa, con il quale avrà a che fare una volta eletto. -Non vorrei un Sindaco uso a ondeggiare tra la smania di apparire e la paura di decidere. -Non vorrei un Sindaco eletto dai voti di scambio dei precari degli Enti e dei precari in genere ai quali viene prospettata la possibilità di licenziamento se le cose non andassero come altri, altrove, hanno già deciso, né eletto dai voti dei disoccupati illusi da false promesse di lavoro. Tutto questo sarebbe infatti terrorismo elettorale. -Vorrei un Sindaco illuminato, capace cioè di liberare le parole e i discorsi dalla magia ammaliatrice del nulla che di solito esprimono, e nel quale nulla vanno poi rapidamente a dileguarsi. -Vorrei un Sindaco che sia in grado di illustrarmi il significato dei suoi atti per poi dimostrarmelo in concreto. -Vorrei un Sindaco che abbia il coraggio di volare ad una quota tale da poter discernere e riconoscere le voci e i silenzi, le luci e le oscurità, le vette e le valli e che abbia poi il fegato di atterrare dovunque. -E soprattutto non vorrei un Sindaco che si trascinasse faticosamente dietro il suo passato a giustificazione della permanenza del sistema che rappresenta. Io, insomma, vorrei UN SINDACO! E molti altri con me. Vedete un po’ voi quello che si può fare.