opinioni

Commercianti Orvietani Organizzatevi

domenica 23 novembre 2008
di Leonardo Riscaldati
Tra poco più di un mese inizierà la sedicesima edizione di Umbria Jazz Winter. La città di Orvieto sarà meta di un consistente numero di turisti, che affolleranno le strade del centro storico, per venirsi a divertire e per ascoltare musica di qualità; insomma, per godersi il capodanno, riempiendo gli alberghi, spendendo soldi, e ravvivando una città che negli ultimi anni è stata oggetto di un processo progressivo e costante di desertificazione sociale, oltre che economica. Al di là della discussione sulle polemiche relative alla manifestazione, che puntuali emergono ogni anno, ritengo che per Orvieto sarà fondamentalmente importante una sola cosa: cogliere l'occasione, sfruttare cioè la manifestazione per dare un'immagine positiva e vitale della città, per lasciare un buon ricordo nei visitatori e per giocare al meglio tutte le carte (che sarebbero veramente molte) di cui si dispone. Mi rivolgo soprattutto ai commercianti, che in questo contesto avranno l'opportunità di giocare un ruolo fondamentale. E' arrivato il tempo di andare oltre le divisioni, e di lavorare tutti insieme per non lasciarsi sfuggire un'opportunità di cui in realtà non ci si rende ancora bene conto. Il pensiero medio orvietano, in base al quale ognuno pensa per sé (e male), e "tanto peggio per gli altri, tanto meglio per me", deve essere archiviato e dimenticato. Che cosa si potrebbe fare nel concreto? Un buon punto di partenza sarebbe quello di tenere aperto anche la sera, durante i giorni della manifestazione. In realtà sarebbe ideale il riuscire concordare e condividere dei progetti, anche limitati, che si pongano l'obiettivo di dare la giusta immagine alle varie attività della città di Orvieto, e di presentarle non come atomi, come entità a sé stanti, ma piuttosto come elementi di un sistema dinamico, coerente e univoco, con delle connotazioni specifiche, collegate anche alle peculiarità del territorio. E magari, tanto per dirne una, si potrebbe anche realizzare, con un budget assai limitato, un semplice depliant che inviti i visitatori a farsi un giro in ogni singola zona, evidenziandone e valorizzandone le specifiche peculiarità storiche, artistiche, artigianali, e culturali in genere. Un depliant che dovrebbe essere messo a disposizione, e bene in evidenza, in tutti i punti di contatto e di accesso attraverso i quali i turisti accedono alla città. Ma mi sa tanto che qui sfoceremmo nella fantascienza, quindi basterebbe il semplice tenere tutti aperto, anche dopo cena. E sarebbe già molto, perché significherebbe, al di là di tutto, che tutti gli operatori hanno, per la prima volta, condiviso un obiettivo ed una strategia, cioè remato tutti nella stessa direzione. Il classico sasso nello stagno, un precedente importante sul quale lavorare per il futuro. Qualcuno ("qualcunissimo" in realtà), sta già valutando di farlo. E' un inizio, ma ovviamente non basta. Basterebbe che ogni commerciante provasse a parlare con i propri vicini di negozio, per vedere se si riesce a ragionare in modo comune sul da farsi. Oppure che le associazioni di categoria si parlassero e che provassero a convincere i propri associati ad aderire alla proposta. Immaginate se almeno nel triangolo compreso tra Piazza S. Angelo, il Duomo e la Cava si riuscisse a farlo. Tenendo conto che specialmente nel weekend ad Orvieto già c'è un buon movimento di persone, e che di persone ne arriveranno molte altre per Umbria Jazz, è facile comprendere l'immagine di città che ne uscirebbe fuori. Gente che gira, che socializza, si diverte, vede i concerti, con i tutti i negozi aperti che illuminano le vie della città con le proprie vetrine accese ed addobbate. Se foste voi i turisti, che idea vi fareste di tale situazione? Ottima, senz'altro. Ecco, il punto di partenza è quello di mettersi nei panni del turisti, di chiedersi al posto loro cosa ci si aspetterebbe a capodanno da una città che propone un'importante manifestazione musicale. Ora immaginate invece la stessa situazione con tutti i negozi chiusi, o addirittura con tutte le luci delle vetrine spente. Una bella differenza. Non c'è molto tempo, e non ci sono alternative. Bisogna ragionare non più in modo individuale e limitato ai propri interessi di bottega, assolutamente legittimi, per carità, ma sforzarsi di allargare la propria prospettiva, per lavorare tutti insieme avendo come obiettivo il medio periodo (leggi 5 anni), visto che, anche se sembra lontano, prima o poi esso arriverà. I proprietari dei negozi non terranno aperto solo fino all'anno prossimo, ma presumibilmente ed auspicabilmente credo che sperino di esserci anche tra 10 anni. Giusto? Allora dovrebbe essere più chiaro quanto sia importante il ragionare sempre anche su orizzonti temporali più ampi. Una volta compreso e condiviso questo concetto, anche il tipico modo di ragionare orvietano, della serie "tanto non vendo niente, quindi è inutile che tengo aperto", dovrebbe essere superato da un "se lavoriamo tutti insieme, ne beneficeremo, anche se non nell'immediato, tutti quanti". Bisogna muoversi in fretta, praticamente in tempo reale, ma qualcosa bisognerà pur fare. In realtà mi sembra quasi surreale lo stare qui a scrivere a qualcuno di organizzarsi per fare i propri interessi, perché in realtà sembra non volerseli fare. Ma le cose stanno così. Che dire, speriamo che si faccia un salto di qualità, e che si comprenda una volta per tutte che il tempo dell'aspettare degli interventi dall'alto per risolvere i problemi è definitivamente tramontato. Insomma, che ognuno si senta finalmente faber fortunae suae. Che dite gente, je la famo?