opinioni

Pubblica Amministrazione e Università: restyling o smembramento di un sistema?

giovedì 30 ottobre 2008
di Azione Giovani Orvieto
La settimana appena trascorsa è stata caratterizzata dalla protesta e dalle occupazioni degli studenti nelle varie Università italiane, la nuova si apre con l’invettiva del ministro della Funzione Pubblica Brunetta sui magistrati ed i loro ritmi di lavoro. Queste due notizie, apparentemente scollegate fra di loro, rappresentano in realtà la dimostrazione tangibile di come il governo in carica stia cercando di cambiare su vari fronti un apparato fortemente radicato nella storia del paese come quello della Pubblica Amministrazione. È ormai noto infatti il giro di vite imposto dal ministro Brunetta, immediatamente successivo al suo incarico, sulla volontà di rendere più trasparente un mondo, quello della funzione pubblica, troppo spesso inquinato da tessere di partito, raccomandazioni ed eccesso di assunzioni riscontrabili nel piccolo paese come nella Capitale. È altrettanto nota la legge 133 che ha scatenato proteste, spesso fuori luogo, nel mondo universitario. I vari comitati studenteschi si perdono in un mare magnum di cifre che non corrispondono molto spesso alla verità. Sono stati millantati tagli ai finanziamenti universitari anche del 10-20%, ma le cose non stanno proprio così. La legge tocca solamente di sfuggita il mondo universitario, conferendo al Senato Accademico la facoltà di trasformare l’ateneo in una fondazione di diritto privato, ed imponendo tagli del 3% nel triennio 2009-2012. Ciò non toglie che comunque questo provvedimento presenti vizi di forma penalizzanti per il sistema italiano; primo fra tutti un declassamento progressivo dell’università pubblica, che probabilmente sceglierà la via della fondazione con un conseguente aumento delle tasse. Inoltre si pone un ulteriore freno alla ricerca italiana, che sforna ricercatori apprezzati, ma quasi tutti affermatisi all’estero. Quindi la protesta potrebbe anche sussistere, non fosse altro perché arriverebbe a penalizzare molto studenti e famiglie. Il condizionale è però d’obbligo, perché come al solito ogni protesta, anche fondata, cade nella rete della politicizzazione. Ci sono atenei che presentano buchi di bilancio enormi, che rischiano di dover licenziare del personale, che non possono più coprire le spese per le residenze dei borsisti; ma in questi luoghi si fanno barricate, si millantano legami al ’68 su un decreto che sfiora il mondo universitario, senza mai menzionare la situazione in cui ci si trova. Questo cordone di studenti è un gigante con i piedi di argilla, un gruppo di urlatori che si schiera per partito preso, ma che non riflette minimamente sugli sprechi fatti dai vari rettori per attivare più corsi di laurea possibili e beneficiare dei finanziamenti, non riflette su quale fine abbiano fatto le proprie tasse universitarie per trovarsi poi con una voragine nel bilancio, si scaglia non contro le possibili conseguenze di una legge, ma contro una legge in quanto legge, quindi avversa. Ha parlato di università, seppur in maniera marginale, il ministro della Funzione Pubblica Brunetta, definendola piena di baroni e ricca di corsi per 10 studenti. Il punto focale del suo intervento è però quello di voler inserire i tornelli nei palazzi di giustizia, per monitorare la presenza al lavoro dei magistrati. Fino a questo momento si era parlato di toghe rosse, di magistratura che fa politica, ma non si erano mai tirati in ballo gli orari di lavoro dei pubblici ministeri. L’idea del ministro rappresenta quindi l’ennesimo tentativo di riformare il mondo della P.A. che dovrebbe funzionare in maniera un po’ più efficiente rispetto a quanto fa adesso. In conclusione vorrei riprendere il titolo per sostenere come la volontà di riformare più ambiti della pubblica amministrazione sia sì corretta, ma vada fatta in modo graduale e sensato, per non privare da un lato gli studenti dell’università pubblica, e dall’altro di non inserire impiegati e funzionari statali in una sorta di Grande Fratello di “orwelliana” memoria che controlli ogni loro movimento.

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