opinioni

La Sinistra. Si riparte da Firenze

lunedì 21 aprile 2008
di Massimo Luciani
Scrivo appena due giorni dopo l'Assemblea indetta dall'Associazione per una sinistra unita e plurale, tenutasi a Firenze, programmata già prima delle elezioni e che aveva l'obiettivo di fissare le tappe per la costituzione del nuovo soggetto politico di sinistra. Le elezioni hanno sconvolto tutto il mondo della sinistra, dai singoli, alle associazioni, fino ai partiti che avevano promosso la lista sinistra arcobaleno nel tentativo, fuori tempo massimo, di dare risposta alle richieste che da più parti erano state sollevate negli anni passati. La presentazione di questa lista è stata intempestiva e la principale responsabilità è degli organismi politici, prova ne sono l'ammissione di responsabilità di dirigenti come Paolo Cento (verdi), Fulvia Bandoli e Claudio Fava (sinistra democratica), Paolo Ferrero ed anche Nichi Vendola per Rifondazione. La ragione principale che hanno manifestato è stata quella di aver avuto paura, paura di navigare in mare aperto, senza la certezza di un approdo, stabile e comodo, approdo certamente legato anche alle poltrone, alla notorietà, al potere che ciascuno aveva e quindi alla autoreferenzialità. Timore di un processo democratico che ora non può più tardare perchè “la sinistra senza democrazia muore” come ha detto Fulvia Bandoli. L'ammissione di responsabilità è un fatto importante, Bertinotti è stato il primo ad assumersela e l'assemblea lo ha riconosciuto in pieno, come in pieno ha ritenuto gravi le responsabilità dei rappresentanti del Partito democratico, primo fra tutto Valter Veltroni, che nonostante la sconfitta, nonostante che il suo partito sia rimasto in piedi grazie al ricatto del voto utile, non si è ancora dimesso. Un altro motivo per dire “vergogna”. Gli interventi di personaggi autorevoli, espressione della società civile, come Paolo Cacciari, come Paul Ginsborg, come Gabriele Polo, Rita Borsellino, Vittorio Agnoletto, ha concentrato comunque l'attenzione di tutti sulla necessità di continuare nel percorso di costruzione della sinistra, percorso che parte dai singoli territori e che a rete porti ad una linea politica e organizzativa plurale e condivisa su tutto il territorio nazionale. Più volte è stato detto di non aspettare i congressi dei partiti, di muoversi subito o condizionare se possibile gli stessi congressi. La sala è gremita di persone, tutti condividono gli interventi che si susseguono numerosi; più di quaranta iscritti a parlare, politici, intellettuali, ma anche militanti di base. E spesso c'è lo spazio per scherzare, per l'ironia, come quella di un compagno di Firenze, che dice “ho un bambino in quinta elementare. I suoi compagni a scuola si sono divisi per gioco tra quelli del Pd e quelli della Pdl. Lui è rimasto isolato. Tornato a casa mi ha chiesto: babbo ma io di che cosa sono, del Pd o della Pdl?”. Non è certamente questo il dramma principale, il peggiore è che questo bipartitismo, anticostituzionale, assottiglia lo spazio per la democrazia, almeno a livello parlamentare, sicuramente nelle televisioni, oggetto sempre più in mano ai due partiti omologanti. Ci sono anche i più anziani, a tirare su il morale, Aldo Tortorella “Non c'è nessuna disfatta da cui non ci si possa riprendere”... Luciana Castellina “sono testimone che alle sconfitte si sopravvive. Non si scordano mai, ma si sopravvive”. Ci sono molti giovani che ascoltano, soprattutto, che attendono, che vengono a contatto per la prima volta con questo senso umano e benefico della politica, questa volta però radicale, per come è e come sarà nei prossimi mesi la ricerca e la ricostruzione di una forza politica ancorata ai valori e al patrimonio culturale e sociale di una sinistra che molti hanno voluto affossare, emarginare, chiudere nelle segrete di un sistema politico sociale, sempre più orientato al successo, alla competizione, all'egemonia individuale, al potere personale. Ci hanno trascinato nelle paludi, ci hanno legato le mani, ci hanno imbagliato, ci hanno condotto in questo oblio senza senso, ci hanno frammentato e disperso, ci hanno annebbiato la coscienza, ma ora basta, la dignità ha un prezzo. Nichi Vendola strappa l'applauso più lungo “siamo spicchio e specchio di una ferita politica. Questo dolore lo dobbiamo usare come una lente di ingrandimento. Abbiamo usato finora strumenti asfittici, il nostro discorso è stato artificiale, dobbiamo mutare in modo radicale. Ascoltare i problemi, misurare fino in fondo l'egemonia del nostro avversario. La nostra crisi sta dentro la frattura dei legami sociali, il tempo è liquido e noi dobbiamo capire in che tempo stiamo. Ripartiamo dall'analisi della sconfitta, ricerchiamo le cause sociali e culturali e radichiamoci”. Questo sarà l'impegno al quale tutti gli uomini e le donne di sinistra, che non si ritrovano nell'oligarchia riformistica catodico-clericale-finanziario dipendente, saranno chiamati nei prossimi mesi. Non abbassiamo la guardia, non cediamo alla depressione, approfittiamo per ripartire, questa volta veramente dal basso.