opinioni

Il diritto-dovere alla pubblicazione e le nostre linee editoriali

lunedì 17 dicembre 2007
di Laura Ricci, direttore orvietonews.it
Cominciamo per ordine. In questi giorni in cui tanto si parla di libertà di espressione, comunicazione, opinione, sono stata apostrofata pubblicamente dall'avvocato Guido Turreni, in un suo scritto diffuso online, per non aver pubblicato sul nostro quotidiano Orvietonews.it una sua precedente esternazione sui conti del Comune di Orvieto. Mi scuseranno, i lettori e l'avvocato Turreni, se non ho risposto a tamburo battente ma, oltre a fare il direttore di Orvietonews, ho molti altri impegni aziendali, sociali e culturali e, in questi ultimi giorni, ho avuto molto da fare. Il mio collega Fabrizio Caccavello ha già risposto in modo esaustivo e preciso sulla questione, credo con molta precisione e competenza, al di là di alcuni commenti irridenti che i miei gentili colleghi direttori, con un fair play certamente molto più “democratico” del mio, non hanno alcuno scrupolo a pubblicare sui loro giornali. Visto che sono stata però tirata in causa personalmente e che non mi piace delegare, farò alcune piccole precisazioni per quanto mi compete, approfittando dell'occasione per ribadire, ai lettori e ai commentatori che ci scrivono, le nostre linee editoriali e, diciamolo pure, le nostre “regole”. Nel vivere civile le regole ci vogliono, non si possono pretendere solo diritti si hanno anche doveri e, se vogliamo un web civile, delle regole dovremo darcele anche lì. Non lo dico io, che possiedo ben poche verità, invita sempre a farlo, ad esempio, Michele Mezza, docente alla Facoltà di Scienze della Comunicazione di Perugia e collaboratore del Ministero omonimo e di molti altri organismi di comunicazione; e l'etica del web è anche uno degli scopi di IWA, l'International Webmaster Association di cui Akebia, la nostra azienda di sviluppo del web, fa parte. Mi chiama dunque pubblicamente in causa così, l'avvocato Turreni: ”Non che voglia fare polemica personale, anche perché alla fine non mi interessa granché, e non sono certo l'unico censurato antisitema orvietano, ma per esempio, cosa c'è di scorretto nel riportare e commentare le parole della Corte dei Conti sul nostro bilancio comunale, gentile direttore Laura Ricci? Non sarà mica che sono parole un pochettino scomode per determinate linee editoriali, e dunque si cerca di soffocare quanto più possibile una voce libera come la mia, con la scusa della scorrettezza ? Liberissima di essere di parte e finanche faziosa (così come lo sono io) e dunque libera di censurarmi a piacere come potrebbe farlo in ipotesi l'Unità, ma almeno non si ammanti dell'imparzialità, dell'obbiettività o di una specie fair play di comodo, in base al quale stabilire ciò che è arbitrariamente scorretto per il SUO modo di vedere le cose. La verità certe volte fa male lo so. E come mai devo sapere da altri il motivo della mancata pubblicazione e non direttamente dalla S.V. che di certo ha la mia e-mail? E per fortuna quindi che ci sono i Lattanzi (ma anche i Dante Freddi), che mi hanno permesso di pubblicare, tanto a me, quanto a quelli di Forza Nuova.; e io, altrettanto pubblicamente, rispondo. Premesso dunque che, come ha ben argomentato il mio socio e amico Caccavello, la censura sul web non esiste – perché tutti, ma proprio tutti possono quanto meno aprirsi un blog, Beppe Grillo docet (chi mai gliele avrebbe pubblicate le sue cose?) - per prima cosa dirò all'avvocato Turreni che, anche se in genere scrivo a lettori e commentatori, non è certo un obbligo e, come ripeto, ho sempre molto da fare, non sono perfetta e qualcosa mi può sfuggire. Io comunque, avvocato, una mail diverso tempo fa – la prima volta che non pubblicai un suo scritto – gliela scrissi; le linee editoriali e le regole sono sempre quelle, e dunque lei dovrebbe saperlo quello che non gradiamo troppo sul nostro giornale. Ma lo ripeterò, per lei e per tutti: perché oltre tutto è anche giusto e doveroso essere chiari e trasparenti in questo senso. Allora “oscurai”, come lei dice, un suo scritto perché prendeva per i fondelli l'assessora Stopponi (mi capisce meglio se, invece di “irrispettoso”, uso questa espressione?); nel caso dell'ultimo scritto non pubblicato, invece, è perché la sorte toccava al sindaco Mocio. E per quanto mi riguarda, avvocato, si tratta di una questione di educazione e di stile, non certo di servilismo verso il potere: perché, se mi permette, noi come stessero male i conti del Comune di Orvieto, e quali e quante osservazioni avesse fatto la Corte dei Conti, lo abbiamo scritto molto prima di lei e con tutta chiarezza. E le riporto, a riprova, l'articolo, fornito di tutti gli articoli correlati all'argomento nel "vedi anche", in questo link. Nel suo editoriale non pubblicato, tra l'altro lei dice: “La figuraccia peggiore, sotto questo profilo, penso che l’abbia fatta l’Amministrazione (e il Sindaco) che appena pochi giorni fa aveva invece diramato notizie entusiastiche ma evidentemente errate, per non dire false, autocelebrandosi perché tutto era stato rimesso a posto con le manovre di riequilibrio dell’agosto e del settembre scorso. E invece manco per niente, perché la Corte dei Conti ha tracciato un’analisi assolutamente impietosa della suddetta manovra che non lascia scampo a nessuno. A questo punto al Sindaco non è rimasto altro che spararla ancora più grossa, sostenendo che “a gennaio” le tasse addirittura caleranno (errare è umano, perseverare è diabolico…). E allora delle due l’una: o la Corte dei Conti fa dell’inutile terrorismo contabile, oppure Mocio è in mala fede. Vede, Turreni - sarà perché sono di un'altra generazione, sarà perché certe cose ho cercato di trasmetterle a mia figlia e ad alunni ed alunne, sarà perché ho fatto l'amministratrice e so quanto, al di là delle proprie capacità e della propria buona fede, è comunque pesante e difficile governare - io credo che si possa e si debba criticare, ma che al ruolo vada sempre e comunque riservato un po' di rispetto. E' il suo tono spavaldo, diciamo “guascone” a mettermi spesso a disagio: e, se mi permette, non mi va di pubblicare più di tanto quel che mi mette a disagio. E' la stessa cosa, ancora più accentuata, che ho riscontrato nello scritto non pubblicato dell'avvocato Puppola, fatto che tanto fa risentire la signora Bocchino. Personalmente, non mi piace che si dica che un sindaco dice il falso e che è in mala fede: non siamo, poi, quasi ai limiti della querela? Insomma, ci sono modi più scarni per dire, che personalmente prediligo. Per stile, non per vigliaccheria. Per altri questo colore, forse dovuto alla pratica del Foro, può rappresentare magari una virtù, un divertissement, un espediente con cui si pensa di catturare il lettore. Non per noi, che ci siamo dati linee locali ma non localistiche, e che perseguiamo, anche nel linguaggio, un nostro peculiare stile. Che non mi vergogno a definire “etico”. E questo vale per tutti, a destra come a sinistra: ci sono anche diversi editoriali di sinistra che non abbiamo pubblicato, solo che loro non si sono mai risentiti. Non mi piace che si irrida a un sindaco, a un assessore, a un professionista, a un direttore di giornale, a un artista o a chicchessia. E vede, avvocato, se un giorno il centro destra vincerà le elezioni e io continuerò a pubblicare e a dirigere questo giornale, e se qualcuno, da sinistra, irriderà a Turreni, o a Barberani, o a Puppola o a Bocchino, o all'amministrazione intera in modo secondo me irrispettoso, io non lo pubblicherò. A noi piacciono i toni pacati, avvocato Turreni, noi ci impegniamo ogni giorno per un mondo di rispetto e di armonia: nella vita e nel lavoro, anche e soprattutto nel linguaggio, perché il linguaggio è uno strumento potentissimo, che può fare guasti e fa male più di uno schiaffo o di una ferita. Il compiacimento del potere non c'entra, perché vorrei ricordare che forse, pur non vituperando mai il sindaco Mocio, sono stata la prima, se non l'unica giornalista, a scrivere con fermezza che se vorrà ricandidarsi dovrà sottoporsi alle primarie; così come non ho esitato, a suo tempo, a prendere posizione verso le faide DS. E ricorderete anche, forse, che in passato sono stata l'unica voce dell'informazione locale a contraddire sua eccellenza il Vescovo Scanavino, che in ogni caso stimo e ammiro moltissimo, rispetto a come vedeva i giovani. Non so se lettori e lettrici se ne sono mai accorti, ma nei limiti del possibile cerco di perseguire questa armonia del linguaggio persino nei più piatti comunicati; ogni giorno sostituisco qualche “contro” con un “per”: “per la pace” piuttosto che “contro la guerra”, “per il cibo a tutto il mondo” piuttosto che “contro la fame nel mondo”, “ per l'amore e per il rispetto” piuttosto che “contro la violenza”, ecc... Perché mai, dopo questo certosino lavoro, dovrei lasciar entrare, più che tanto, l'imperversante aggressività del mondo? Gli accessi, da quando conduco questo giornale, sono aumentati in maniera costante – mediamente circa duemila al giorno, veri - credo dunque che questo lavoro che potrei definire “di armonia” non sia inutile. Un'altra cosa. Conosco la vita politica e amministrativa per averla condotta diversi anni, riesco dunque a captare con una certa facilità quel che è inesatto o fazioso e, finché posso, non mi va di passare né la faziosità, né il qualunquismo, né il populismo spicciolo (adesso non mi riferisco nello specifico a Turreni, che della faziosità per sua stessa ammissione non è indenne, ma parlo in generale): non si può ad esempio urlare, con toni più che plateali, quelli sì da Soviet, che gli amministratori della città di Orvieto “hanno preso i Consigli di Zona e in tutta fretta si sono mobilitati imponendo liste sponsorizzate di sinistra appropriandosi così del diritto dei cittadini di stilare liste libere da criteri di appartenenza politica. Roba da Polit-Boureau della vecchia U.R.S.S., la città è nostra e la gestiamo noi, ecc...”... non si può perché è molto, ma molto strumentale, dato che chiunque poteva presentare liste, ovviamente a norma di regolamento, e che se la destra si fosse mobilitata poteva presentare tranquillamente le sue. Perché mai dovrei passare queste strumentalizzazioni sul nostro giornale? Se libertà è esprimersi come meglio si crede, secondo una vecchia massima dei miei tempi la libertà finisce dove comincia quella dell'altro, e noi saremo pur liberi di fare Orvietonews così come ci piace. Sì, sono fiera di non aver pubblicato “C'è una piccola Stalingrado in Umbria”, o frasi del tipo “Liberatevi dagli aguzzini del Soviet orvietano”: sì, ne sono fiera, non politicamente ma stilisticamente. E' vero, anche Borrello parla male della lotta per i consigli di zona, ma con un altro stile e un altro tono, che si accorda alle nostre scelte stilistiche. In sintesi, le nostre linee editoriali, per quanto riguarda il rapporto con i lettori/scrittori sono: largo spazio al confronto, meno alle condanne apodittiche senza argomentazioni dimostrative; pluralismo, ma nel rispetto delle opinioni diverse dalle proprie e dell'altro/altra intesi proprio come fisicità: nome/ruolo/professione/impegno; parzialità ma non faziosità; quanto allo stile, ognuno ha il proprio e non vogliamo certo cambiarlo, ma non offendetevi se, quando è troppo guascone - o anche troppo arzigogolato o poco chiaro - non vi pubblichiamo. Quindi, lei non ci è affatto antipatico, avvocato Turreni, semmai il contrario, se non altro perché è leale e chiede il confronto; figuriamoci poi se ci dà fastidio l'idea che sia di centro destra: ampio spazio a tutte le posizioni politiche, purché non siano intolleranti e non si ritengano “il pensiero unico”. Ma questo non è certo il suo caso. E in attesa di un caffè o di un tè, che spero vorrà gradire – così almeno ci scambiamo anche gli auguri di Natale – le rigirerei però, a proposito della libertà a cui il suo ultimo scritto si ispirava, una domanda, che nessuno dei tanti paladini della libertà, almeno pubblicamente, in questi giorni si è posto. E naturalmente, rigirandola a lei, la rigiro a tutti i lettori, oltre che a qualche detrattore che in questa polemica sta circolando su post e commenti gentilmente ospitati da alcuni colleghi direttori (per inciso, anche questo fa parte dello stile “armonia” di Orvietonews: noi non pubblichiamo mai, o come voi dite, noi “censuriamo” - e ne siamo fieri - i commenti malevoli rivolti ai nostri competitor). Lei si è battuto focosamente - e con lei molti altri, per lo più anonimi – per la libertà di Lattanzi e di Forza Nuova. Cortesemente le chiedo – e lo chiedo a tutti gli altri campioni di libertà – ma per la libertà di una direttora di giornale di dire la sua opinione su Forza Nuova, e per questo sbeffeggiata sul loro blog, come mai non si è battuto nessuno? Fermo restando che, grazie al cielo, so destreggiarmi anche da sola e non ho bisogno di paladini, invitavo e continuo ad invitare a riflettere bene sul significato, non certo facile e molto, troppo abusato e snaturato, della parola libertà.