opinioni

Sbagliato attardarsi in una visione feudale della politica. Occorre una forza per il cambiamento

giovedì 29 novembre 2007
di Valentino Filippetti
Timesonline nel commentare la recente proposta di legge “anti-blogger” ha scritto : “ Per gli standard del G8 l’Italia è uno strano paese. Per semplificare, è una nazione di legislatori ottuagenari eletti da pensionati settantenni. Tutto il resto è conseguente.” Questa opinione mi è tornata in mente osservando gli esiti delle elezioni per i coordinatori provinciali del PD in Umbria. A Terni è stato scelto un coordinatore di grande esperienza e serietà che ha quasi il doppio degli anni dello sfidante. Del resto, la costruzione del PD è stata guidata da due dirigenti politici di 69 e 61 anni. La scorsa settimana Anthony Giddens ha cercato di spiegare le cause della “malattia che frena il socialismo in Europa” dicendo che “la principale ragione dei recenti travagli della sinistra è la mancata modernizzazione”. In particolare ha sostenuto che la sinistra ha mancato l’appuntamento con la sfida del mercato globale, del cambiamento demografico e di quello climatico e non ha saputo interpretare la nuova richiesta di identità e sicurezza proveniente dai cittadini. Forse anche in Umbria ci si dovrebbe interrogare su questo. Tempo fa in un seminario convocato dai DS in preparazione del congresso affermai che si era esaurita la spinta propulsiva della Giunta Lorenzetti. Nonostante il carattere riservato dell’incontro la cosa andò sulle solite foglie e finì come un pettegolezzo. Di fatto, da allora poco è cambiato nonostante le finanziarie di Prodi, le liberalizzazioni di Bersani, gli interventi nazionali per ridurre i costi della politica, la svolta verso una maggiore severità e sicurezza di Dominici e Cofferati. Non ci si rende conto che è arrivata, da tempo, al capolinea quella stagione inaugurata dalla giunta Carnieri che puntava sulla “diversità” umbra. Da allora si pensa (tranne la breve parentesi della giunta Bracalente) che la”marca” di sinistra ci avrebbe salvato dal neoliberismo arrembante. Si è creduto che la somma del cartello elettorale fosse da preferire alla moltiplicazione indotta dalle scelte politiche coerenti. Tutto ciò ha determinato una fase di stagnazione, nella quale la “sopravvivenza” è stata assicurata dal grande lavoro di un pugno di amministratori e funzionari che hanno portato in Umbria una montagna di soldi. Nondimeno, dal punto di vista politico è iniziata l’erosione elettorale del centro sinistra che ha avuto il suo apice nella sconfitta di Todi. Da qui la necessità manifesta di cambiare uomini e politica. Ma la necessità è rimasta puramente teorica e si procede come se non fosse successo nulla, pensando molto agli incarichi futuri e pochissimo ai cambiamenti in corso. La vicenda dell’elezione del coordinatore provinciale PD di Terni è emblematica. I massimi vertici istituzionali e politici della città – Sindaco, diversi assessori, assessori provinciali e deputato eletto in città - sono scesi in campo per sbarrare la strada ad un pericoloso estremista, reo di avere solo 33 anni e, soprattutto, di non risiedere nel capoluogo di provincia. Chissà se i vertici di Mediobanca si siano posti il medesimo, angoscioso, problema territoriale dopo avere saputo che il futuro AD di Telecom è nato, in verità, a Vipiteno… In realtà, tornando alla diagnosi di Giddens, forse anche da noi abbiamo qualche linea di febbre. Il terremoto della rivoluzione digitale e della globalizzazione ha cambiato e sta cambiando la testa e la pancia del paese. La transizione dal “potere monade a quello nomade” è difficile da interpretare e da accompagnare e richiede qualità, impegno e competenza. Chi si attarda in una visione feudale della politica rischia di perdersi e di far perdere. Il PD è nato proprio per superare le difficoltà che la politica ha incontrato nell’affrontare questi processi. Chi pensa che abbiamo scherzato sbaglia. Chi pensa che il PD sia come un’etichetta da cambiare senza modificare il contenuto, magari utilizzandolo come una foglia di fico per i propri fallimenti o per perpetuare pratiche oligarchiche, non ha capito niente. In Umbria ci sono le forze per imprimere un cambiamento. Lo hanno detto gli 81.500 gli Umbri che hanno partecipato alle Primarie del 14 ottobre (nel 2005 erano stati 78.497 per Prodi su un totale di101.956 ), i lavoratori che hanno preso parte alla consultazione sul Protocollo Welfare (in Umbria hanno votato 75.149; i Sì all’83,16 % - nel 1995 aveva votato 68.000 lavoratori e lavoratrici), i cambiamenti avvenuti in tanti ordini professionali e Organizzazioni Professionali.