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Davide Orsini: 'Aiutare Gloria e le Gloria d’Italia, oltre la logica del caso umano'

lunedì 28 maggio 2007
L’appello lanciato dal Sindaco ai cittadini di Orvieto per sollecitare attenzione e aiuto nei confronti di Gloria, ha aperto, secondo il mio parere, una questione che va analizzata più approfonditamente per lo stesso significato che essa assume al di là del singolo caso. Orvieto, forse è bene rammentarlo, è la città di Luca Coscioni e credo che ciò non sia sfuggito alla famiglia di Gloria, alla quale va tutto il mio sostegno ed incoraggiamento. Gloria e Luca sono due persone totalmente diverse. Due percorsi di vita estranei l’uno all’altro, eppure accomunati dalla malattia. Due malattie diverse e due persone diverse, dunque. Eppure ugualmente trattati come casi umani, destinatari di carità cristiana. Volere aiutare Gloria credo che sia istintivo, primordiale, un atto che non viene neanche filtrato da troppi ragionamenti. Volere aiutare Luca lo era altrettanto ma per il leader dei Radicali Italiani la città non si è mossa, né Luca lo avrebbe voluto in questo modo perché non ha mai accettato di essere un caso umano. Su questo rifiuto di essere intrappolato nella logica del caso pietoso egli ha costruito la sua battaglia politica e l’eredità che ci ha lasciata. Il personale è politico, il caso umano diventa rivendicazione di diritti per tutti, la malattia uno strumento di confronto. Ad Orvieto Luca Coscioni è rimasto prevalentemente un caso umano, mentre il mondo intorno a questa cittadina imbalsamata ha cominciato a discutere della politica di Coscioni. Gloria vuole tentare di giocare una carta, quella delle cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale dei neonati per sottoporsi ad un tentativo di cura che è possibile soltanto ad Hong Kong. L’ho definito un “tentativo di cura”, perché di questo si tratta. Noi tutti ci auguriamo che il trattamento abbia effetti incisivi sulla malattia e ci restituisca Gloria in salute, ma di ciò non v’è certezza. Si tratta di un esperimento. Come non esiste certezza alcuna sul tipo di cellule staminali che verranno impiegate per la cura. Chi controllerà che non si tratti di cellule embrionali? Anche nei giorni scorsi abbiamo letto di fenomeni inquietanti riguardanti il traffico di organi e di cellule embrionali senza alcun controllo. Ucraina, Cina, paesi dell’America Latina. Paesi poveri. Il controllo non esiste perché la morale ipocrita dell’occidente proibizionista continua a far finta che il problema non esista oppure sia di natura squisitamente personale. Allora si preferisce tollerare il far west del fai da te criminale. Il punto è che ci sono troppi casi personali perché la questione continui a rimanere tale e a non essere affrontata politicamente. Ma capisco anche che Gloria non ha il tempo di stare ad aspettare che i nostri politici si illuminino e si secolarizzino. Premesso, lo ribadisco ancora una volta, che tutti vogliamo aiutare Gloria, mi pongo la domanda del perché finanziare un viaggio della speranza sia accettato dalla morale proibizionista (cattolica e non solo) e invece un serio dibattito su come aiutare le persone malate in Italia attraverso queste cure non sia possibile. In Italia il motto è “vietare, vietare, vietare”. Il politico è negato, deve rimanere il solo fatto personale, ridotto e ricondotto a caso umano e così metabolizzato da chi preferisce girarsi dall’altra parte e far finta che le nostre coscienze non siano quotidianamente interrogate. Finché tocca a uno di noi, a qualcuno di nostra conoscenza. E anche in questa circostanza è più accettabile finanziare un viaggio della speranza in Cina, piuttosto che affrontare il problema in casa nostra, quasi che agevolare l’espatrio terapeutico allontani da noi anche il problema. Quanti orvietani erano alla commemorazione di Luca Coscioni a Febbraio? Molto pochi e quasi nessun politico (a parte il Presidente Gialletti e Franco Barbabella). Come ho detto, la battaglia per i diritti del malato non interessa, ma il malato interessa in quanto caso umano di fronte al quale pulirci una coscienza minuscola. Il politico deve soccombere, il malato va compatito. A Gloria voglio esprimere tutto il mio supporto pubblicamente e voglio invitare tutti a dare una mano, ma vorrei anche che si aprisse un serio dibattito sulla possibilità di essere liberi di curarsi in Italia. Quante collette e quanti viaggi della speranza dovremo ancora aspettare perché coloro che come Gloria vogliono continuare a vivere in salute possano sperare di farlo nel nostro Paese?

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