opinioni

Siamo una grande portaerei USA

martedì 13 febbraio 2007
di Fausto Cerulli
Mi scuseranno i lettori e la redazione se oggi vorrei modestamente occuparmi di politica estera. Mi riferisco al fatto che il governo italiano, zeppo di comunisti, postcomunisti, verdi e verdebile, ha dato il suo consenso all’ampliamento di una base americana in quel di Vicenza. Qui non si tratta, ne vorrai convenire, amico Freddi, di essere filoamericani o antiamericani: qui si tratta di stabilire, o perlomeno di sapere, se siamo una Naziome libera o uno Stato semicoloniale. La base di Aviano, un pezzo d’Italia regalato agli Usa., è una realtà di sempre, e sempre a vario modo giustificata: in genere si dice che quella base è una necessità della Nato, ma non si spiega perché da quella base partono solo aerei americani, diretti a bombardare gente che non ci ha fatto niente e che avrebbe tutti i diritti di essere leggermente incazzata con noi. Anche la Francia e la Spagna, tanto per dire, fanno parte della Nato; ma se Bush chiedesse a Chirac o a Zapatero di fargli da trampolino di lancio per operazioni vagamente criminose, possiamo essere certi che Bush si sentirebbe rispondere, il francese o in castigliano, con un “vaffa”. Noi niente: gli americani non si contentano di avere una base tutta loro nel delizioso paesaggio vicentino, ma ora chiedono anche di ampliarla: vanno anche capiti, poveretti. Con quello straccio di casino che sono riusciti ad armare in Iraq, sono costretti ad aumentare giorno dopo giorno la dose di bombe destinate agli ex sudditi dell’ex amico Saddam. In più hanno da bombardar la Somalia, hai visto mai che i somali, se non ricevono in testa confetti americani, si fanno venire qualche complesso di inferiorità. A ciò si aggiunge che l’adorabile Bush, prima di terminare il suo mandato, ha tutte le intenzioni di dare qualche spallata bombardata all’ Iran. Altro quindi che ampliare la base di Vicenza; prima o poi agli Usa gli serve tutta la pianura padana. Quello che mi fa leggermente incazzare, di tutta la vicenda, è il comportamento di Prodi; direi che si tratta di un comportamento pretesco, se non volessi offendere i preti. Prima dice che del problema si dovrà occupare il Consiglio dei Ministri, poi decide che il Consiglio dei Ministri è lui, e dà il consenso all’ampliamento della base. Poi dice che tanto il suo parere non conta, e che chi deve decidere è il Comune di Vicenza, e che comunque si può sempre fare un referendum; lo immaginate voi il Comune di Vicenza che si mette contro gli Usa, visto e considerato che qualche aviere Usa magari va a prendere il caffè a Vicenza, o si fa fare un panino con la mortadella da qualche alimentarista vicentino? Quanto al referendum, è dal tempo del divorzio che non ne fora uno, in Italia; e che solo a raccogliere le firme ci vogliono duecento anni, così tutti si scordano della faccenda e via con gli Usa. Prodi dice che la sua decione non conta niente; ma intanto l’ambasciata Usa gli dice bravo, Bush magari lo invita pranzo, e magari Giordano, sì quello di rifondazione, avrà l’onore di tenere un discorso al Congresso Usa per confermare che gli Stati Uniti e l’Italia sono uniti, sì, sono Stati Uniti. Io mi vergogno oggi di essere italiano, perché oggi essere italiano significa essere meno italiano e più americano. Freddi mi conosce bene, sa che non faccio questioni di nazionalismo; ma dall’essere nazionalisti ad essere assoggettati agli Usa ce ne corre: ce ne corre almeno quanto dovrebbe correre tra l’avere un minimo senso di dignità e il sentirsi ridotti a portaombelli di un altro Stato; specie quando questi ombrelli sono bombardieri, che seminano sangue innocente in mezzo mondo e che si preparano a seminarne nell’altro mezzo. A proposito: mettiamo che Bin Laden esista veramente e non sia una semplice creatura di Bush: nei panni suoi, non vi verrebbe in mente di far saltare qualche grattacielo italiano, tanto per dimostrare che i cosiddetti terroristi ce l'hanno non solo con gli Usa, ma anche con chi gli tiene il sacco? Vorrei concludere osservando che Prodi, dando il suo assenso all’ampliamento della base, ha portato a termine quello che era un progetto di Berlusconi. Compagni di sinistra e di quasi sinistra, valeva davvero la pena di fare un governo contro Berlusconi per fare poi la politica di Berlusconi?