opinioni

A proposito dell'editoriale di Basili. Non mistifichiamo la garanzia dell’opposizione di denuncia con la cultura del sospetto

mercoledì 26 luglio 2006
di Guido Turreni, Coordinamento Comunale Forza Italia
E’ apparsa qualche giorno fa sulla stampa on-line una precisazione del giornalista Roberto Basili, Direttore de “La Città”, avente ad oggetto il suo ultimo editoriale dal titolo “Orvieto, tra liberismo e democrazia”, che si occupava della vicenda Despina S.r.l., ovvero di quella società che è proprietaria del terreno su cui verrà realizzata la “supercoop” nei pressi del casello autostradale. L’editoriale è molto interessante perché scritto da un giornalista d’area di sinistra (sono sicuro che Basili non me ne vorrà se lo definisco tale) che critica duramente l’ “affaire” in questione, con argomentazioni di “sinistra”, richiamandosi agli effetti della globalizzazione economica che influenza la politica sia a livello di governo che a livello locale. Partendo da tale presupposto, il giornalista si chiedeva se sia giusto che i cittadini siano espropriati della titolarità delle decisioni per favorire questa o quella impresa, questo o quel gruppo di potere. Condivido pienamente lo spunto riflessivo, anche se non condivido il postulato per cui ad Orvieto dominerebbe un gruppo di potere politico-economico per colpa della globalizzazione economica. La realtà è un’altra, perché di questi “affarucci” ad Orvieto se ne sono visti anche in epoca antecedente all’avvento della cosiddetta globalizzazione economica, e penso di aver già compiutamente manifestato la mia opinione al riguardo nel mio ultimo pezzo “gli imprenditori de sinistra”, cui rimando per non ripetermi. Il punto è però un altro: infatti, e salvo che mi sia sfuggito, non ho letto di prese di posizione pubbliche contro questo editoriale, eppure, nonostante ciò, Basili ha sentito la necessità di “sconfinare” sulla stampa on-line, per precisare in fretta e furia una inesattezza nella ricostruzione urbanistica della vicenda, tutto sommato insignificante dal punto di vista politico, perché il punto dirimente non è tanto quando sia stata disposta la variazione del piano regolatore (prima o dopo l’asta di vendita), quanto piuttosto i successivi due passaggi in Consiglio Comunale…. In ogni caso, nel testo della precisazione, Roberto Basili ha uno spiccato spirito polemico: dice di non essere l’ideologo di nessuno, parla di un rospo malpensante che gracida nello stagno, chiede di abbandonare la cultura del sospetto in favore di quella del dubbio, distingue fra “signori” che parlano delle cose, e le “serve” che invece parlano delle persone. Non è chiaro a chi si riferisca il Direttore della Città, ma possiamo intuire che il bersaglio dei suoi strali sia chi avesse interesse a questa precisazione, ovvero il gruppo di potere di cui parliamo, oppure chi lo fiancheggia politicamente. Possiamo ancora intuire che il “rospo gracidante” abbia accusato sul piano personale Roberto Basili di essere l’ideologo del gruppo di sinistra che osteggia questo becero modo di fare politica. Ma il riferimento non è chiaro. Però, se la mia interpretazione è esatta, la questione sarebbe piuttosto seria: infatti, al di là del fatto personale, che può interessare i singoli sconosciuti protagonisti, quello che rileva è il rapporto che questo gruppo di potere ha con la stampa, perfino con la stampa “d’area”. Un rapporto di dominio, fatto di minacce e maldicenze politiche sotterranee con cui si tenta di imporre il silenzio e l’oblio su una vicenda invero assai spinosa, soprattutto per la sinistra di potere. Si tratta di un attentato alla libertà di opinione di stampo stalinista, uno dei tanti che abbiamo visto nel corso degli anni, e che hanno colpito soprattutto quella parte della sinistra che più mostra di avere il senso della coscienza civica. Di certo però “l’aggressione” che Roberto Basili ha dovuto subire, e a cui va tutta la mia solidarietà, dimostra ancora una volta quanto sia scoperto il nervo a sinistra e quanta tensione interna ci sia su questo aspetto, solo per averlo nominato e trattato in un editoriale. Inviterei però Roberto Basili a fare nomi e cognomi, nell’interesse di tutti, per due fondamentali ragioni: la prima, perché si possa sapere con precisione chi adopera questa discutibile metodologia di condizionamento; la seconda per evitare strumentalizzazioni di comodo del concetto di “cultura del sospetto”. Non vorrei infatti che qualcuno approfittasse di questa uscita di Roberto Basili, per denigrare quanti, come me, hanno scoperchiato pubblicamente questo andazzo, proprio con la scusa della “cultura del sospetto”, mistificandola con il dovere di denuncia che l’opposizione ha sulle nefandezze della maggioranza, vera garanzia di controllo democratico ed istituzionale. Ebbene, a questi aspiranti mistificatori – veri presunti moralisti – vorrei far presente che per quanto mi riguarda, mi iscrivo a pieno titolo – e con orgoglio – fra quelli della “cultura del sospetto” assai fondato, dal momento che il “dubbio” è ormai superato da tempo; mi sono già iscritto fra quelli che vogliono parlare di tutto, anche di quello che i potenti locali non vorrebbero; parteciperò anche a quelli del “sasso nello stagno limaccioso” che poi assorbe le onde, e, se necessario, sarò anche fra i rospi gracidanti moralisti, sarò abilissima servetta che parla delle persone che poi sono i veri responsabili delle cose, purché la gente orvietana sappia e riesca soprattutto a risvegliarsi dal sonno critico che la pervade. E soprattutto voglio continuare a parlare e a denunciare per non vivere più nella “Città” descritta da Roberto Basili nel suo rivoluzionario editoriale di pagina 7.