opinioni

Le doppie verità del Corteo Storico

venerdì 23 giugno 2006
di Marco Sciarra
La Palombella prima e il Corpus Domini poi ci hanno fatto comprendere, semmai ancora ne avessimo bisogno, che viviamo in una realtà complessa. E in una realtà complessa accade sovente che il contrario di una verità sia un’altra verità, e che entrambe abbiano pari dignità e uguale potenza. Così, se per la Palombella il tentativo di conciliare le due verità è finito come peggio non poteva, per il Corpus Domini ci si sta lavorando… Mi spiego meglio: stanno emergendo, anche sui media locali, parecchie doppie verità in merito al corteo, e mi sono divertito a raccoglierne alcune. 1) Da una parte c’è chi taccia la sfilata di essere un’accozzaglia di invenzioni (sono presenti gli stendardi delle arti coi simboli secenteschi e non le 25 corporazioni medievali; ci sono rappresentate cariche appartenenti a periodi storici che non sono né il 1263, anno del miracolo di Bolsena, né il 1264, anno della proclamazione della Bolla Transiturus, né il 1338, anno dell’arrivo del reliquario del Corporale) e dall’altra c’è chi si rifà alla veridicità storica che vuole solo gli uomini nel corteo che, giustamente, è di autorità civili e militari, e quindi, trattandosi di Medio Evo, uomini!!! 2) Da una parte c’è chi vorrebbe quasi innalzare agli onori degli altari lo storico e finora irrinunciabile Riccetti (figura di spicco sia per l’organizzazione del corteo che per l’interpretazione del suo personaggio) e dall’altra c’è chi si lamenta, più che legittimamente, per il silenzio assordante che avvolge Conticelli e gli altri maestri che il corteo l’hanno fatto nel senso più fisico del termine. E diciamolo, storicità o non storicità, il nostro corteo è la più sublime espressione delle maestrie dell’artigianato artistico del nostro territorio, con buona pace di Via del Duomo e di Via Magoni. 3) Da una parte c’è chi osanna l’ingresso di una persona di colore nel corteo (la voglia di sembrare politicamente corretti e di non voler fare la figura dei razzisti ci fece eleggere Denny Mendez miss Italia ’96 sebbene fosse oggettivamente una delle più bruttine, ndr) e dall’altra c’è chi è entusiasta che sul nuovo sito del corteo c’è scritto che la direzione si riserva di non far sfilare chi, a suo insindacabile giudizio, non sia provvisto di altezza, portamento e lineamenti adatti ad incarnare il personaggio che il suo costume rappresenta. 4) Da una parte c’è chi rimpiange la Pacini, coi suoi schiaffi, le sue scenate e la sacralità di un corteo che doveva essere impeccabile, e dall’altra c’è chi si sente meno sotto pressione se non sa portare il passo, se non sa mantenere la fila, se il cero del Comune pende da una parte o se lo scudo di legno barcolla, perché, in fondo, è roba di qualche mezz’ora. 5) Da una parte c’è chi osanna la grande apertura al folklore e alla partecipazione progressista del volgo con l’introduzione delle figure dei popolani e chi, non gradendo sandali alla tedesca o zeppe anni sessanta spacciate per tardo-duecentesche, ha osato dire che dopo il “Corteo de le dame” ora c’è pure il “Corteo de letame”. E per il momento fermiamoci qui, ma mi sia concessa una riflessione: tutto, in fondo, dipende dalla visibilità e dalla conoscenza. Così, se quasi nessuno sa quali fossero le reali autorità medievali presenti al tempo della prima processione del Corpus Domini (1338), tutti possono vedere quanto i costumi siano belli. Analogamente, se tutti hanno visto sfilare Riccetti, quasi nessuno sa che dietro tanti manufatti ci sia la mano di Conticelli (un po’ come è stato facile aprire il processo di beatificazione per il noto Padre Chiti e tutti si scorderanno dell’umile Don Marzio, ma questo è ancora un altro discorso). Allo stesso modo, se tutti si accorgono che una persona di colore stona in una rappresentazione che dovrebbe essere di una società medievale non esattamente multietnica, quasi nessuno ha considerato il fatto che le ragazze coi capelli rossi, nello stesso periodo, non solo non si vestivano di velluti per andare ai vespri, ma venivano arse al rogo. Certo è più facile tingersi i capelli e sfilare che non sbiancarsi alla Michael Jackson per poter mettere un costume del corteo, ma ancora una volta rischieremmo di andare fuori tema. E concludo con l’ultima delle doppie verità, che in fondo suona come una tirata d’orecchie al sottoscritto: 6) Da una parte c’è chi osanna i fiumi di parole spese per Corpus Domini e Palombella (segno di un forte attaccamento alle nostre radici e di una partecipazione alle tradizioni del nostro popolo), e dall’altra c’è chi crede che sarebbe più opportuno far sentire la propria voce per capire che diavolo stanno facendo del nostro territorio e dei nostri soldi tra spartizioni di poltrone, centri commerciali, rincari delle bollette, consorzi altisonanti e carrozzoni vari.