opinioni
Sergio Sorgini e i suoi immensi acrilici
martedì 20 giugno 2006
di Fausto Cerulli
Io proporrei a tutti i dirigenti di Istituti di Scuole Superiori di fare una gigantografia del disegno di Sorgini e di metterla in bella vista nell’atrio della scuola o nell’aula magna.
Servirebbe come storia della storia, della cultura, della politica, magari anche della democrazia sul finire della democrazia.
Non si doglia l’amico Sorgini se poco mi occupo dei suoi acrilici, altri lo ha fatto e potrŕ farlo con maggiore competenza della mia. Io ho soggezione degli oggetti
grandi, mi prende paura di perdermi in essi. Per questo, nella casa della mia
compagna, a Porano, conserviamo con affettuoso compiacimento un olio di
Livio Orazio Valentini, un quadretto grande come il palmo di una mano, ma
con dentro tutta la luce quieta di una Orvieto che assomiglia a Venezia.
Un cenno, comunque, vorrei fare, a proposito degli immensi acrilici, ai miei
lettori: provino ad indagare sul sesso di quelle creature, o sulla loro
ostentata mancanza di sesso; o su quel frugare di mani immense nei
luoghi dove generalmente si trova il sesso. Maschile, femminile o
neutro che sia. Č qualcosa che mi lascia inquieto.
Nella sala di ingresso, che per me č quella di uscita, animali di bronzo
aspirano aria e ne soffiano. Ululano silenziosi ad una civiltŕ che uccide
gli incanti primordiali, senza aver saputo o voluto trovare altri incanti.
Mi sarebbe piaciuto parlare di tutto ciň anche con l’Autore; ma l’Autore,
come tutti i responsabili di ben fatti misfatti, č irreperibile.
Irreperibile ed irripetibile. Come tutti gli artisti veri.
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