opinioni

Per la "Piave" un concorso di idee internazionale

lunedì 27 marzo 2006
di Giuseppe Santi
La Ex “Caserma Piave” rappresenta un fulcro fondamentale per un possibile rilancio non solo dell’economia orvietana, ma anche dell’immagine della città che negli ultimi anni ha perso numerose risorse: dalla residenza in città dei militari, allo spostamento dell’ospedale e di alcuni istituti di istruzione superiore fino ad arrivar all’aumento delle tariffe dei parcheggi che ha negli anni scoraggiato il flusso di turisti e consumatori che arrivano sulla rupe. Seppur considerando che molti di questi fattori sono stati generati da cause di forza maggiore, tuttavia nulla è stato fatto nel corso degli anni per tamponare una crisi annunciata. Innumerevoli consulenze e dispendiosi business plan hanno apportato un contributo tecnico ma che si discosta dalle reali esigenze di intervenire concretamente comprendendo le dinamiche e ciò di cui necessita Orvieto. Siamo in realtà di fronte ad uno spopolamento del borgo e ad un decremento degli acquirenti nei nostri negozi e ad un turismo sempre più frazionato e comunque legato a manifestazioni particolari e che non trova supporto in una strategia globale col territorio. Alla luce di questi fattori le proposte che finora sono state fatte in ambito comunale mirando a risolvere la situazione, ci sembrano, al contrario che rischiano di aggravarla. Viene infatti proposto di realizzare ulteriori strutture ricettive quando già quelle esistenti spesso faticano a riempirsi. Riteniamo inoltre che Orvieto nonostante sia una città di notevole interesse turistico sia dotato di una realtà alberghiera già consolidata e in grado di far fronte alle sue esigenze. L’ultima “chicca” del business plan è poi a nostro parere estremamente lontana dall’interpretare e risollevare la questione. Si intenderebbe infatti trasferire uffici del territorio ed istituti all’interno della Ex caserma Piave andando a replicare qualcosa di già esistente non rendendo omaggio alle potenzialità che questa struttura sarebbe in grado di sviluppare. Un edificio così grande rispetto ad un centro storico che nel mondo ci invidiano e la sua posizione così strategica all’ingresso della città non può non essere valutato come una risorsa da sfruttare. Naturalmente non è facile comprendere effettivamente quale sia la soluzione più efficace ma è sicuramente fondamentale investire in qualcosa di profondamente innovativo, che porti ad Orvieto nuovi interessi, un nuovo flusso e un nuovo movimento di capitali e di persone. Riteniamo che le modalità non possono derivare esclusivamente da una concertazione tra pochi: bisognerebbe mettere in campo un concorso di idee anche a livello internazionale perché ne và realmente del futuro della città. Non si può usare la struttura come un semplice contenitore, bisogna avere un’idea imprenditoriale che sappia realmente sfruttare questo spazio enorme, forse non così gestibile da singoli operatori o osservatori locali che potrebbero anche non avere idea dei potenziali sbocchi che certamente sarebbero generati. Giuseppe Santi (Presidente della Confcommercio del comprensorio orvietano)