opinioni

Lettera aperta di Massimo Morcella a Forza Italia

venerdì 24 febbraio 2006
di Massimo Morcella
La vicenda umana e politica di Luca Coscioni mi impone una riflessione, doverosamente da esternarsi ad alta voce ed altrettanto doverosamente diretta a tutti gli amici che in questi anni di impegno politico, al di là delle inevitabili differenziazioni interne, hanno condiviso un progetto civico e un grande ideale di libertà. E’ giunto il momento della chiarezza. E’ giunto il momento di porsi interrogativi non più differibili. E’ giunto il momento di chiedersi se, all’interno di Forza Italia, la componente laica e liberale, che tante speranze in molti di noi aveva suscitato nell’ormai lontano “94, sia ancora viva, seppur relegata in qualche recondito anfratto di coscienze assopite. Amici, non vedete che oggi, nel movimento, c’è chi si sente orfano? Non vedete che i contrappesi interni non svolgono più la loro funzione? Non sentite la necessità di riaffermare quel magico equilibrio tra culture diverse, che aveva caratterizzato la entusiasmante ed indimenticabile fase genetica del partito? L’essere liberale, cari amici, è una connotazione personale che non risente delle distinzioni politiche. Il liberale non è né di destra né di sinistra, è soltanto colui che persegue il bene dell’individuo per il tramite della sua assoluta autodeterminazione. Così come la laicità, al di là delle credenze religiose o scettiche di chi la professa, è soltanto indice di un pensiero capace di distinguere ciò che può essere dimostrato da ciò in cui si può credere. Essa, quindi, come pura modalità di pensiero, non si presta ad essere catalogata all’interno di asfittiche classificazioni politiche. Non basta, amici carissimi, il liberismo da intendersi quale pura teoria economica. E’ necessario dare attuazione, anche soprattutto, ad un liberalismo che sia politico, civile, culturale ed etico. Poter decidere come mettere al mondo i nostri figli; poter decidere come curarsi; poter decidere come vivere e, perché no, come e quando morire: non sono forse queste prerogative di un uomo libero che, come tali, prescindono dalle classificazioni dettate dal legame partitico? Perché dunque lasciare ai nostri contradditori politici il diritto di arrogarsi la gestione esclusiva di siffatte competenze? Perché lasciare che la sinistra si faccia paladina incontrastata dei diritti civili? Perché, infine, appiattirsi su posizioni, spesso imposte “dall’esterno”, che inevitabilmente feriscono la sensibilità culturale di buona parte di noi? Con sincerità e con grande sofferenza vi chiedo da ultimo: c’è ancora un posto nel nostro movimento, per tutti coloro (e sono tanti) che hanno una siffatta visione delle cose? Attendo risposte, cari amici. Massimo Morcella