opinioni

Per abbassare la bolletta dell’acqua basta la volontà politica di chi comanda

lunedì 20 febbraio 2006
di Guido Turreni, Coordinamento Forza Italia
Mi sarei aspettato tutto nella vita, tranne che Fausto Cerulli, troskista-radical-comunista, mi candidasse alle prossime elezioni come rappresentante della Casa delle Libertà. Non posso nascondere comunque che i complimenti mi hanno fatto piacere, proprio perché provengono da un komunistaccio, e non nego che mi farebbe piacere tenermeli in tasca più a lungo possibile; però c’è un però, perché l’interpretazione che Cerulli ha dato del mio pensiero è in parte inesatta, e soprattutto ho scoperto un po’ di cosette interessanti, spinto, nella ricerca della verità, dalle affermazioni paradossali che ho sentito nell’ultimo Consiglio Comunale trasmesso in TV, a proposito del tema acqua. Prima di tutto non è vero che l’acqua è o è stata privatizzata come si dice nell’estrema sinistra in cui milita Cerulli, per cui c’è bisogno di “ripubblicizzarla”. E’ addirittura falso poi che l’acqua costa tanto perché Berlusconi l’ha privatizzata, come ho sentito “autorevolmente” dire nel Consiglio Comunale, ed è una “inesattezza” (per non usare il termine volgare più appropriato), che ci sia bisogno di cambiare la Legge Galli, per cui pomposamente si candida questo o quel parlamentare della sinistra, che farà giustizia della destra privatizzatrice, riportando il costo dell’acqua a tariffe popolari. E’ tutto vergognosamente falso, e Ve lo dimostro, ma abbiate la pazienza di seguirmi in un discorso “para-giuridico”. Gli estremi della c.d. Legge Galli sono L. 5/1/1994 n.36. E’ quindi indiscutibile che la legge in questione è stata approvata ben tre mesi prima della discesa in campo di Berlusconi (marzo ’94), e questa è la prima bugia !! Secondo, la legge Galli dice che il servizio idrico è organizzato dai comuni e dalle province (art. 9), che attraverso l’ambito territoriale ed il gestore decidono pressoché tutto; è quindi falso che il servizio idrico sia privatizzato. Terzo, c’è da sfatare un mito: e cioè che la normativa imponga un unico sistema organizzativo o un'unica tariffa, insomma che si possa fare così e basta, così come fanno oggi. Questo non è vero, perché in realtà sia la legge Galli che quella regionale umbra (L. R. Umbria 5/12/97 n.43) di fatto non pongono limiti, diciamo alla fantasia sessantottina. Soprattutto la legge regionale di attuazione è sostanzialmente tutta una norma in bianco, perché scarica sull’autorità d’ambito (ATO) tutti i poteri, e quindi tutte le responsabilità del funzionamento del servizio idrico. Quarto, per la precisione, la unicità della tariffa è limitata all’ATO (art.11 L.R. 43) che la stabilisce, fra l’altro, in aperta violazione dell’art. 13 comma 9 della legge nazionale (Galli) che invece prevede che proprio in base ai conferimenti dei singoli comuni (reti, acquedotti, beni e patrimonio) si debba “modulare la tariffa”. In più la gente deve sapere che sia la legge Galli (art. 13 commi 5 e 7), che quella regionale (art. 11 comma 3) ci dicono che la tariffa è determinata dagli enti locali, attraverso i loro rappresentanti nell’ATO, che DEVE tenere conto del reddito e dei consumi domestici degli utenti. Quinto, l’unico limite operativo vero al cambiamento di questo stato di cose è il Decreto Ministeriale del 1/8/1996 (Gazzetta n.ro 243 del 16/10/96), che ha stabilito la così detta tariffa normalizzata, o tariffa di riferimento oltre a quella reale media e media ponderata. Anche il Decreto Ministeriale dice che la tariffa deve essere articolata per fasce d’utenza (reddito) e per territori (art.7). Soprattutto il limite operativo per stabilire la tariffa viene fortemente influenzato dal piano finanziario dell’Ambito, e dalla remunerazione del capitale investito, che sono veri e propri moltiplicatori matematici delle formule contenute nel decreto per stabilire la tariffa media di riferimento (art. 3). E qui casca l’asino. Infatti dopo questa noiosa ma doverosa premessa giuridica (necessariamente sommaria) è il momento di stabilire le responsabilità dei singoli e di fare la proposta. Se avessi voglia di fare demagogia o campagna elettorale (le solite accuse che mi vengono mosse ogni volta che critico qualcosa, quasi si trattasse di un disco incantato, quasi non sappiano obbiettarmi altro), come invece fanno “loro”, potrei cominciare a dire che è colpa del “fu” governo Prodi del ’96 che ha approvato il decreto sulla tariffa, se gli orvietani pagano l’acqua così cara. Non è così però, perché addirittura nel decreto è previsto un limite di aumento della tariffa (ironia della sorte denominato fattore “K”, come il libro di Ronchei sul comunismo), né posso attribuire colpe al legislatore Galli, perché di fatto la legge nazionale non fa altro che dettare linee guida direi sensate e razionalizzanti, che hanno lo scopo, condivisibile, di far cessare la babele degli acquedotti comunali, ABBASSANDO LE TARIFFE, con il sistema degli accorpamenti di più enti. Scendendo a livello regionale, le colpe invece cominciano ad emergere con una certa nettezza. Primo fra tutti la definizione degli ambiti: due per la provincia di Perugia, di cui uno “potentissimo”, perché interregionale (Folignate-Topino), mentre c’è un solo ambito per Terni. Al riguardo voglio dire questo: o si risparmia tutti, e si decide di fare un unico ambito per tutta la regione (al massimo due, come si sarebbe dovuto fare per le ASL), magari interregionalizzandolo, compresa la zona dell’orvietano, interregionale per definizione geografica, oppure non capisco perché l’unico ambito interregionale debba stare a Foligno. Sarà perché i politicanti orvietani non sanno fare lobby in Regione? Attenzione a Riommi allora, che a giorni presenterà la riforma endoregionale, ne sa niente il Sindaco ed il Consiglio Comunale? Il secondo grave errore commesso dalla Regione è costituito dalla unicità della tariffa per ambito: perché? La risposta non c’è, o meglio, ci sarebbe quella specie di solidarietà territoriale che però è piuttosto incomprensibile per Orvieto, perché come spesso ci capita in questa strana Regione Umbria, dobbiamo essere solidali, quando c’è da dare, e dobbiamo invece tacere quando la solidarietà territoriale ce la dovrebbero dare le altre comunità regionali. In realtà, la rete dell’acqua orvietana e del suo interland ha un valore economico per l’ambito notevole, ed è secondo (forse) solo al ternano, per cui mi chiedo come mai la Regione abbia deciso, in violazione della legge quadro e della normativa nazionale, questa assurda “solidarietà d’ambito provinciale”, che invece non esiste in nessuna norma quadro; anzi, si dice chiaramente in più parti che il comune che più conferisce nell’ambito, meno dovrebbe pagare (lo ridico: vedi ad esempio art. 13 comma 9 legge Galli). Per non parlare poi delle risorse idriche del nostro territorio, che se interegionalizzato (come avvenuto per l’ambito 3 folignate-topino), per esempio con la zona di Acquapendente (un nome un programma) o dell’Amiata, potrebbe farci diventare una vera e propria potenza idrica, mentre invece ci tocca assistere al vergonoso scippo dell’acquedotto della Pasquarella (zona Baschi), confluito chissà perché nell’ambito perugino. La proposta da fare alla regione è quindi quella di rivedere gli ambiti in senso più favorevole all’orvietano proprio per abbassare la tariffa con le economie di scala, oltre a quella di abrogare l’art. 11 della legge 43 che ci obbliga a pagare tutti allo stesso modo nel territorio d’ambito, nonostante “abbiamo già dato” la nostra imponente rete idrica e le nostre ingenti risorse. Ora passiamo alle responsabilità “locali”. Non c’è dubbio, al riguardo, che il primo responsabile se l’acqua costa troppo è l’ATO 2, che è il “duce” della tariffa, dell’organizzazione del servizio idrico, della convenzione (da accettare o rifiutare per il gestore), del suo piano finanziario e d’ambito. Non altrettanto responsabile è invece il SII, società “cooperativa” per azioni (guarda caso), che invece è solo il gestore, ha il suo guadagno, certamente, e sostanzialmente “ha comprato” quello che l’ATO gli ha proposto in convenzione, ma è bene ricordare che chi gli ha permesso di fare quello che fa, è sempre e solo l’ATO 2. Ora l’ATO 2 non è un ectoplasma, ma è fatto di uomini politici, con i suoi organi istituzionali, ovvero il Presidente (Capoccia), ma anche con l’Assemblea d’Ambito, che ha eletto Capoccia e ne ratifica l’operato. Chi c’è nell’assemblea? I sindaci d’ambito (Mocio) e la Provincia di Terni (Cavicchioli). E’ dunque indiscutibile che Mocio per un verso, come membro dell’Assemblea d’Ambito, e Capoccia dall’altro, come Presidente ATO, “possono molto”, sia sulla tariffa, che più in generale sull’organizzazione del servizio idrico, nonché sulla convenzione. Pensate che il tirannico ATO 2 può addirittura in ogni momento e d’ufficio (di sua iniziativa) rivedere la tariffa (art 8 comma 2° lett. a) e b) DM 1/8/96), per abbassarla, per rivedere il piano finanziario, e soprattutto ridimensionare la remunerazione del capitale investito. E lo possono fare da subito. E’ quindi FALSO che sia la legge Galli a scaricare la fiscalità generale sulle bollette, perché oltre ai mutui dei comuni ed alle altre passività, sono state conferite anche le attività (rete, patrimonio ecc.), falso inoltre che debba rivedersi addirittura la legge Galli per cambiare questo stato di cose. Vero invece che l’acqua costa tanto perché c’è un piano finanziario faraonico e la remunerazione del capitale investito è troppo alta. Basta solo la volontà politica di chi comanda e le tariffe possono essere riviste eccome, soprattutto abbiamo il diritto, come cittadini, di chiedere “ai signori dell’acqua” che non facciano finanza sulle bollette dei cittadini, emettendo obbligazioni, azioni ed altri titoli, come invece si sente dire in giro dagli ascari di tizio o di caio, per giustificare il costo delle bollette. Pertanto la proposta concreta che faccio a Mocio e Capoccia è: rivediamo il piano finanziario dell’ATO 2 e la remunerazione del capitale investito e abbassiamo da subito le tariffe dell’acqua secondo quanto previsto dal decreto ministeriale sulla tariffa. O dobbiamo scrivere al Tribunale Superiore delle Acque e raccogliere firme per il Comitato di Vigilanza ?