opinioni
Avviciniamo i giovani alle realtà agricole e turistiche
lunedì 23 gennaio 2006
di Paolo Vincenti
Sono un piccolo viticoltore con 5 ha di vigneto specializzato che nel 2013 perderà questa qualifica.
A tutt'oggi non sono in grado di riqualificarlo per mancanza di soldi per varie cause: vedi i costi di estirpazione e di reimpianto, i prezzi delle uve che si ricevono a babbo morto e sempre in minore quantità, e perché ho tre figli da mantenere agli studi.
Proprio per questo ultimo motivo ho voluto fare alcune considerazioni.
Uno dei miei figli si è voluto iscrivere alla scuola alberghiera di Spoleto; anche se era intenzionato a fare un istituto agrario. Vedendo l'andazzo dell'agricoltura ha scelto l'altro istituto.
Si parla tanto della destinazione della caserma Piave.
Orbene, è venuto in mente a nessuno di farci un polo scolastico con annesso convitto anche per questi due istituti?
Anche se l'agricoltura è in ribasso e mi ci duole il cuore, perché ho speso l'intera mia vita in questo campo, ancora abbiamo sul territorio belle realtà: vedi Cardeto, cantina Monrubio ed altre cantine di ottimi privati. C'è una centrale del latte e tante altre strutture che se non si rinnovano presto andranno in pensione.
Non parlo dell'agricoltura biologica, per il fatto che se non si produce bello nessuno compra. Al mercato le mele biologiche sono piccole e brutte, le ciliege se non le tratti hanno sempre un inquilino e le olive con la mosca non fanno l'olio buono. Per non parlare delle vigne della passata stagione, che con quel clima, se non si era intervenuti con rimedi forti e massicci, sulla vite rimaneva solo il raspo. Ma ognuno ha le sue idee ed a volte può sbagliare!
Ritornando al discorso che ci interessa, se non ci sono giovani da avvicinare alle realtà agricole e turistiche la morte è certa.
Quindi credo che dare priorità a queste scuole nel nostro circondario sia un imperativo categorico.
Mi risulta che la ristorazione nella nostra città lascia a desiderare; la mattina si serve latte e caffè con burro e marmellata in vaschette pre confezionate.
Il pranzo e la cena non hanno niente di nuovo rispetto agli alberghi di altri centri. Forse ciò accade perché facciamo, come al solito, tutto alla carlona, senza qualifica e specializzazione ed i prezzi sono più alti di dove qualifica e specializzazione ci sono. I turisti, però, non si fermano e questo spiega il fenomeno del mordi e fuggi.
Avere quindi l'istituto agrario e l'istituto alberghiero, secondo il mio modesto parere, è di prioritaria importanza per la vita di queste due realtà che possono essere e devono essere il futuro di Orvieto.
Ho visto che molti ragazzi, anche con sacrificio loro e delle famiglie, si recano in queste due realtà. Ed altri vanno a Chiaciano per l'alberghiero e a Todi per l'agrario.
Averli ad Orvieto sarebbe un bel fiore all'occhiello e si darebbe più sbocco di lavoro a tanti giovani.
Sono due istituti che poi vanno a braccetto. Infatti se si produce bene in campo anche il cuoco prepara piatti migliori e via di seguito.
Capisco che per fare ciò ci vuole tempo e soldi, ma se c'è volontà politica i soldi si trovano ed il tempo diminuisce.
Mi rivolgo quindi ai politici, affinché esaminino questi pensieri e li facciano loro.
Il 25/01/05 ho visto che nella seduta del consiglio comunale in un punto all'ordine del giorno c'è la nuova destinazione d'uso dell'ex coop vinicola Sugano e già si danno battaglia per chi vuole farci una cosa o un'altra.
Non vorrei paragonarmi a Ciampi, il paciere, ma, per il bene della nostra città e del comprensorio, lavorate uniti per il bene comune. E poi, in fondo alla cava, fate pure a botte, magari con un'autoambulanza nei pressi.
Paolo Vincenti, un padre (occupato) preoccupato per il ben dei figli.
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