opinioni

Alla Caserma Piave i falegnami non ci sono; ma, forse, i "Pinocchi" sì

martedì 17 gennaio 2006
di Giovanni Stella
Quando ho letto la risposta del Presidente di RPO sono rimasto, allo stesso tempo, lusingato e perplesso. Lusingato per i complimenti ricevuti sulla “linearità da falegname” mentre sono rimasto perplesso sulle “bacchettate” ricevute per essere stato distratto. Poiché non è usuale che io commetta disattenzioni, sono stato costretto a rileggere alcuni documenti, in particolare la Convenzione tra RPO e il Comune di Orvieto e il business plan. La Convenzione è il documento che regola i rapporti tra RPO e il Comune di Orvieto con riferimento alla caserma Piave. La Convenzione è, senza alcun dubbio, un documento che impone a RPO di fare le cose che ho affermato che RPO si è proposta di fare e che non condivido. In particolare l’art. 4 recita: “RPO si obbliga a trasformare, urbanizzare, gestire e commercializzare l’area….omissis…..”, “si obbliga ad articolare la propria attività ….omissis…..nella progettazione e realizzazione degli interventi edilizi necessari alla riqualificazione, ristrutturazione, trasformazione e valorizzazione dell’area”. La RPO dovrà reperire le risorse finanziarie, ottenere le necessarie autorizzazioni, assolvere agli obblighi assicurativi, assistenziali, previdenziali e antinfortunistici relativi al personale dipendente. Trattasi quindi di obblighi di una società operativa e non di una società di servizi, come da me descritto con “linearità da falegname” e condiviso pienamente dal Presidente. Il business plan presentato, e non può essere altrimenti perché deve essere l’attuazione della Convenzione, ricalca, anche se in forme meno nette e delineate, l’approccio operativo sopradescritto. Esattamente il contrario di quanto affermato dal Presidente di RPO. In buona sostanza per cambiare l’approccio di RPO da società operativa a società di servizi, è necessario cambiare la Convenzione. Da queste sintetiche considerazioni ho tratto la conclusione di non essere stato affatto distratto, ma di avere colto la sostanzialità dell’approccio sbagliato del Comune e di RPO e di essere di fronte ad un soggetto che, probabilmente all’accoglienza non entusiastica del business plan, ha cambiato idea; o a un “pinocchio”. Se trattasi della prima circostanza il problema non è la mia distrazione ma la mancata pubblicizzazione del cambiamento di opinione da parte del Presidente, ed è questa l’occasione per precisarlo; se trattasi della seconda circostanza, è compito di “Geppetto” decidere di chiamare i boscaioli, dotati di asce e seghe, per troncare il naso dei “pinocchi”, o perdonare. Io non sono “Geppetto”, né un rude boscaiolo, ma un falegname con poco tempo.