opinioni
Politica e luoghi comuni
lunedì 21 novembre 2005
di Pierfederico Tedeschini
Credere che l’ attuale schieramento politico dello Sdi e del nuovo Psi sia frutto di una scelta libera e spensierata,naturale per qualcuno e di comodo per altri, sarebbe forse eccessivamente semplicistico.
Così come riduttiva e malposta è la ormai nota questione “come può un socialista essere di centro destra”, ex adverso, “un socialista deve essere di centro sinistra”; entrambe le affermazioni suppongono infatti la dogmatica esistenza di due categorie, il centro destra ed il centro sinistra appunto, considerate concettualmente certe ed immutabili, tanto da rendere superfluo ogni ragionamento sulle dinamiche degli ultimi anni di storia socialista in Italia.
Tutto ciò significa infatti ancorare la straordinarietà del socialismo alla manichea modestia del bipolarismo corrente, come colonne d’Ercole oltre il quale il mondo piatto precipita ed un confronto più avanti diviene come la Chiesa e Galileo.
Sarebbe piuttosto eresia dimenticare che il socialismo liberale e piessino rifiuta, già nel 1921, i famigerati “Punti di Mosca”, definendo così il suo imprimatur di forza autonoma e lasciando ad altri, riuniti a Livorno, l’onere tragico di fondare il PCd’I , movimento in linea con politiche che, per oltre mezzo secolo, furono mandanti di scellerati eventi in più parti del mondo.
E’ d’altro canto innegabile che la liberal democrazia del socialismo dal volto umano procederà in Italia lungo un percorso di grande dignità politica, pagando anche con la vita le proprie campagne, a difesa di tutte le libertà, contro ogni fascismo e limitazione dei diritti fondamentali, contro tutte le guerre da Turati ai fratelli Rosselli, da Nenni a Pertini, da Saragat a Craxi.
Proprio questa strada di democrazia e libertà sarà sbarrata dal giustizialismo e dal populismo degli anni novanta, nemici a noi più acerrimi e difficili da combattere di quanto lo siano stati i moschetti delle camicie nere o le purghe di Stalin.
Ucciso infatti il Psi nella “campagna di tangentopoli”, il socialismo ha assunto in Italia svariati volti e sfaccettature, senza però mai riuscire a richiamare a sé le innumerevoli anime socialiste con un' identità degna sino in fondo di questo nome.
Se mai, dunque, volessimo ragionare per assiomi e postulati, non sul centro destra e sul centro sinistra dovrebbero fondarsi le nostre argomentazioni, quanto forse su di un elettorato numericamente forte che avevamo e che oggi non intende ideologicamente identificarsi “né con noi né con voi”, riversandosi spesso in altre forze politiche.
Non pochi infatti sono quegli uomini socialisti che, confluiti in altri partiti, ne costituiscono e la testa, ricoprendo ruoli di prim’ordine, ed i piedi, apportando un forte contributo elettorale.
Forza Italia ne è un esempio lampante: rimasti orfani del proprio partito e dovendosi confrontare con l’aut-aut di un bipolarismo a noi poco congeniale, molti furono i compagni che si rifiutarono di fiancheggiare chi, come il PC, poi PDS ed infine DS, fu il primo ad approfittare del nostro crollo, negando lo stato di diritto, trafiggendo mortalmente la sinistra storica italiana, facendo morire esule Bettino Craxi.
Non è esattamente poca cosa e comunque bastante a rifiutare un rapporto di utile collaborazione, che pure in molte realtà d’Italia vide la sinistra unita al governo delle istituzioni locali.
Se così, come sembra, avessero ragionato quei socialisti ora forzisti, non crediamo si possa biasimarli fin troppo se, nel tragico dover scegliere tra centro sinistra e centro destra, abbiano optato per quest’ultimo.
Senza dubbio il bipolarismo ha rappresentato e rappresenta il problema di fondo di tutta questa nostra disquisizione, dando luogo ad anomalie sistemiche come la nostra sì grande ma non unica considerando tra gli altri i repubblicani o i democratici, anch’ essi scissi tra i due poli.
Quello su cui dovremmo realmente riflettere e lavorare non crediamo dovrebbe essere questa ormai scontata e nauseante diatriba su centro destra e centro sinistra, che altro non si sta rivelando che una polemica all’insegna di “ un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno”. Dovremmo iniziare a capire che questa nostra attuale collocazione in due piccole “riserve socialiste” altro non sta facendo che realizzare gli interessi di chi ci teme e, quasi soddisfatto, ci vede incapaci di sfruttare quell’enorme potenziale che insieme potremmo avere.
Potenziale che ha contribuito e potrebbe certamente contribuire con grande valenza a questa Italia e che oggi risulta in gran parte schivo al “nostro” centro destra ed al "vostro” centro sinistra.
Così come riduttiva e malposta è la ormai nota questione “come può un socialista essere di centro destra”, ex adverso, “un socialista deve essere di centro sinistra”; entrambe le affermazioni suppongono infatti la dogmatica esistenza di due categorie, il centro destra ed il centro sinistra appunto, considerate concettualmente certe ed immutabili, tanto da rendere superfluo ogni ragionamento sulle dinamiche degli ultimi anni di storia socialista in Italia.
Tutto ciò significa infatti ancorare la straordinarietà del socialismo alla manichea modestia del bipolarismo corrente, come colonne d’Ercole oltre il quale il mondo piatto precipita ed un confronto più avanti diviene come la Chiesa e Galileo.
Sarebbe piuttosto eresia dimenticare che il socialismo liberale e piessino rifiuta, già nel 1921, i famigerati “Punti di Mosca”, definendo così il suo imprimatur di forza autonoma e lasciando ad altri, riuniti a Livorno, l’onere tragico di fondare il PCd’I , movimento in linea con politiche che, per oltre mezzo secolo, furono mandanti di scellerati eventi in più parti del mondo.
E’ d’altro canto innegabile che la liberal democrazia del socialismo dal volto umano procederà in Italia lungo un percorso di grande dignità politica, pagando anche con la vita le proprie campagne, a difesa di tutte le libertà, contro ogni fascismo e limitazione dei diritti fondamentali, contro tutte le guerre da Turati ai fratelli Rosselli, da Nenni a Pertini, da Saragat a Craxi.
Proprio questa strada di democrazia e libertà sarà sbarrata dal giustizialismo e dal populismo degli anni novanta, nemici a noi più acerrimi e difficili da combattere di quanto lo siano stati i moschetti delle camicie nere o le purghe di Stalin.
Ucciso infatti il Psi nella “campagna di tangentopoli”, il socialismo ha assunto in Italia svariati volti e sfaccettature, senza però mai riuscire a richiamare a sé le innumerevoli anime socialiste con un' identità degna sino in fondo di questo nome.
Se mai, dunque, volessimo ragionare per assiomi e postulati, non sul centro destra e sul centro sinistra dovrebbero fondarsi le nostre argomentazioni, quanto forse su di un elettorato numericamente forte che avevamo e che oggi non intende ideologicamente identificarsi “né con noi né con voi”, riversandosi spesso in altre forze politiche.
Non pochi infatti sono quegli uomini socialisti che, confluiti in altri partiti, ne costituiscono e la testa, ricoprendo ruoli di prim’ordine, ed i piedi, apportando un forte contributo elettorale.
Forza Italia ne è un esempio lampante: rimasti orfani del proprio partito e dovendosi confrontare con l’aut-aut di un bipolarismo a noi poco congeniale, molti furono i compagni che si rifiutarono di fiancheggiare chi, come il PC, poi PDS ed infine DS, fu il primo ad approfittare del nostro crollo, negando lo stato di diritto, trafiggendo mortalmente la sinistra storica italiana, facendo morire esule Bettino Craxi.
Non è esattamente poca cosa e comunque bastante a rifiutare un rapporto di utile collaborazione, che pure in molte realtà d’Italia vide la sinistra unita al governo delle istituzioni locali.
Se così, come sembra, avessero ragionato quei socialisti ora forzisti, non crediamo si possa biasimarli fin troppo se, nel tragico dover scegliere tra centro sinistra e centro destra, abbiano optato per quest’ultimo.
Senza dubbio il bipolarismo ha rappresentato e rappresenta il problema di fondo di tutta questa nostra disquisizione, dando luogo ad anomalie sistemiche come la nostra sì grande ma non unica considerando tra gli altri i repubblicani o i democratici, anch’ essi scissi tra i due poli.
Quello su cui dovremmo realmente riflettere e lavorare non crediamo dovrebbe essere questa ormai scontata e nauseante diatriba su centro destra e centro sinistra, che altro non si sta rivelando che una polemica all’insegna di “ un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno”. Dovremmo iniziare a capire che questa nostra attuale collocazione in due piccole “riserve socialiste” altro non sta facendo che realizzare gli interessi di chi ci teme e, quasi soddisfatto, ci vede incapaci di sfruttare quell’enorme potenziale che insieme potremmo avere.
Potenziale che ha contribuito e potrebbe certamente contribuire con grande valenza a questa Italia e che oggi risulta in gran parte schivo al “nostro” centro destra ed al "vostro” centro sinistra.
orvietonews.it by http://www.orvietonews.it is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.