opinioni

Mantenere l’attività estrattiva: dopo le parole i fatti

mercoledì 14 settembre 2005
di Carlo Brunetti
Dopo l’assemblea pubblica di martedì 13 settembre, i lavoratori della SECE e le OO.SS, non possono essere più strumentalizzati. In particolar modo non può più essere rivolta ai Sindacati l’accusa di essere appiattiti su posizioni di conservazione.
I lavoratori e le OO.SS con quest’Assemblea hanno affermato la loro piena autonomia dalle Istituzioni e dalle Associazioni datoriali.
Non sono, non vogliono essere lo strumento di nessuno, il mezzo per raggiungere determinati scopi.
Quello che chiedono i lavoratori ed i loro rappresentanti è chiarezza ed un percorso che conduca all’individuazione di siti che abbiano tutti le caratteristiche tecniche e giuridiche necessarie per poter intraprendere l’escavazione del basalto. Un percorso che non sia fatto di continui rimandi, ma che salvaguardi il loro domani per permettere poi di costruire un futuro.
Un atteggiamento questo che è decisamente all’interno delle linee contenute nel documento congressuale della CGIL.

La sensazione che si provava forte, nell’assistere all’Assemblea, era quella di una distanza, mai coperta, tra le parole dei politici intervenuti e ciò che i lavoratori avrebbero voluto sentir dire. Forse ciò era inevitabile dopo un’estate di polemiche, durante la quale sui dipendenti della Sece sembrava calare la “colpa” di difendere il proprio lavoro. Lo “sviluppo sostenibile” più volte richiamato non sembrava dar più diritto di cittadinanza alla loro attività.
Negli interventi che si sono susseguiti nell’Assemblea, le rassicurazioni sul fatto che l’attività estrattiva continuerà a far parte dello sviluppo economico dell’Orvietano sono venute, così come quelle che i lavoratori non saranno abbandonati a se stessi.
L’ultimo intervento però è stato di un giovane operaio che ha rimarcato quella distanza tra le parole della politica e le esigenze di coloro che vedono il proprio domani lavorativo incerto.
La distanza può essere annullata se le Istituzioni, le forze politiche, avranno la capacità di prolungare le loro parole negli atti conseguenti a permettere il proseguimento di quest’attività, nel rispetto delle varie sensibilità e vocazioni presenti sul territorio e delle normative giuridiche e tecniche in materia di ambiente.