opinioni

Ancora sull'area di Benano. Per favore, riprendetevi quel toro.

mercoledì 17 agosto 2005
di Roberto Minervini, idrobiologo
Orvieto, città dello slow-food, del teatro, della cura del territorio, delle tradizioni, dell'efficienza amministrativa. Della qualità della vita, per dirla in due parole.
Orvieto, la meta turistica di gente di mezzo mondo dei quali alcuni, affascinati dai luoghi e dalla gente del posto, non se ne vanno più e si sistemano un appartamentino, un casaletto o una splendida tenuta.
Orvieto la rossa, dove un'amministrazione di sinistra, coerente ed intelligente, ha fatto negli anni di un piccolo centro, incantevole sì, ma questo non basta, una meta che resta nel cuore per il "Karma" che si respira, per i ritmi moderati del quotidiano e dove tutto o quasi funziona.
Orvieto dell'Umbria Jazz e delle licenze edilizie rilasciate in un mese (se tutto è rigorosamente conforme alle mille prescrizioni). Orvieto del carcere più accogliente d'Italia (così ce lo fece conoscere l’unico condannato di tangentopoli) dove anche dietro le sbarre c'è una differente qualità della vita e, anche se a quadroni, una visuale mozzafiato sulla Valle del Paglia.
Orvieto è tutto questo e molto altro ancora, ma ad un certo punto un toro scatenato è entrato nel negozio di cristallerie. In tanta perfezione vissuta, percepita, qualcosa di grosso è sfuggito, inspiegabilmente, dalle mani degli amministratori ed ha assunto le dimensioni mostruose di una cava di basalto da realizzare a pochi chilometri dalla città, a 300 metri dalla frazione di Benano e sul fronte della splendida ed armoniosa Valle di Bellocchio.
Improvvisamente la gente dì quei luoghi è rimasta attonita, incredula: "non è possibile!" è stato il pensiero di tutti. Si organizza subito un comitato civico, spuntano adesioni e collaborazioni da tutte le parti e più le notizie sulla cava si fanno precise"... estrarranno cinque milioni di tonnellate di basalto... trecento camion al giorno ... tritureranno il basalto per l'alta velocità... le polveri... il rumore... si mangeranno anche un pezzo di valle... ci lavoreranno cinquanta persone... 150 miliardi di lire di fatturato in 15-20 anni...", più la gente s'indigna e spesso s'infuria contro il Comune che ha infilato, senza troppo clamore e soprattutto senza avere interpellato gli abitanti della zona ed i comuni limitrofi, una variante nel piano regolatore ignorando anche le caratteristiche idrogeologiche ed archeologiche dell'area.
La superficie destinata a cava infatti si trova sulla Piana dell’Alfina su cui troneggia lo splendido Castello di Torre Alfina (residenza del patron del Perugia Gaucci) e la Piana è la "spugna" che s'imbeve d'acqua quando piove e poi, attraverso un complesso e poco indagabile dedalo di rivoli sotterranei, l'acqua raccolta proprio dal basalto viene distribuita, attraverso le fessurazioni di quella roccia lavica, a sorgenti, pozzi e fontane che costituiscono la ricchezza e la vita per piante, uomini e animali di tutto il circondario.
Gli Etruschi, anche loro buoni amministratori del territorio e soprattutto grandi idraulici (i Romani impararono molto da loro ), già sapevano tutto. Tanto che saggiando l'umidità della roccia hanno scavato nel "matile", su cui il duro basalto poggia per colata lavica, addentrandosi per centinaia di metri sotto la Piana dell'Alfina (e anche sotto la futura cava) alla ricerca dell'acqua.
Deve essere stata una fatica improba. Il cunicolo, ancora oggi perfettamente conservato e percorribile, si snoda tra curve e ripensamenti, percorsi abbandonati e saggi interrotti in cui si denota la ferrea volontà di trovare ad ogni costo il petrolio degli antichi : l'acqua.
Il cunicolo è stato pazientemente scalpellato ed è facile immaginare uomini seminudi che, alla luce di tremule lucerne, avanzavano colpo su colpo nella terra tufacea mossi dalla speranza di conquistare quel bene prezioso, fino a quando l'umidità del matile è aumentata precipitosamente ed un fresco getto di acqua di falda ha fatto crollare l'ultimo diaframma.
Chissà che gioia negli occhi di quella gente, quanti abbracci di corpi fangosi, quanti sorrisi sdentati, quante urla per avvisare gli altri seguendo l'acqua che correva verso l'uscita e che da allora, da più di duemila anni, sgorga alta sulla Valle di Bellocchio ad irrigare i campi sottostanti.
Che bene prezioso che noi ancora non abbiamo imparato ad apprezzare, a difendere e a gestire.
Qualcuno ha detto che se le guerre contemporanee si combattono per il petrolio le future si combatteranno per l'acqua.
Cosa causerà l'enorme buca di una cava di ben 25 ettari all'acqua degli Etruschi? Cosa succederà ai pozzi, ai fontanili, alle sorgenti alimentate dalla "spugna" in cui si vuole aprire un'immensa voragine? Nessuno forse può dirlo con assoluta certezza, ma è sicuro che, se si vuole, si troverà qualcuno disposto a rispondere "nulla, è stato tutto previsto".
Quello che invece è veramente facilmente prevedibile è che quest'angolo del Comune di Orvieto, del Comune per la qualità della vita, verrà completamente sconvolto. Non più una piana fertile, coltivata nel silenzio dove lo sguardo può spaziare all'infinito senza incontrare brutture. Al suo posto rumore, camion, polvere, ammassi di detriti, voragini, il tutto (a detta degli interessati) dovrebbe consentire circa cinquanta posti di lavoro. E' un prezzo equo da pagare? Forse sì. Di fronte a cinquanta famiglie molte considerazioni vacillano, si capisce forse meglio la scelta degli amministratori di Orvieto che vogliono trovare un'alternativa alla cava del Botto (un nome, una garanzia) ormai esaurita e allora chi se ne frega dell'ambiente, del paesaggio e di quei privilegiati che abitano in quel paesino tanto grazioso da sembrare finto che è Benano. Che la cava si faccia in nome del lavoro! Ma anche nei dintorni di Benano lavorano, anche nella Valle di Bellocchio lavorano e così a Castelviscardo, a Castelgiorgio e moltissimi lavorano negli agriturismi, negli alberghetti della zona, nelle trattorie di campagna, nelle numerosissime case-albergo per anziani e sono decine e decine, centinaia, forse di più. E i patrimoni su cui hanno investito tutte queste persone? Quanto varrà una casa con vista sulla cava? Quanti anziani saranno disposti a contare tutto il giorno i camion che trasportano la breccia e quante trattorie si avvantaggeranno del cambio di famiglie in cerca di quiete per autista di camion con breccia?
Economie che si scontrano con altre economie, la cava non si succhierà solo buona parte dell'acqua della piana, ma drenerà anche risorse economiche dal circondario, risorse oggi distribuite fra molti e che si concentreranno nelle mani di pochi. “Diseconomie" le chiamano gli specialisti quando un'iniziativa economica ne penalizza delle altre con un effetto finale negativo.
Che sono 150 miliardi di resa della cava in vecchie lire distribuiti in vent'anni di fronte alla svalutazione patrimoniale degli immobili e alla caduta turistica dell'intero comprensorio?
Mestiere difficile quello degli amministratori pubblici, valutare senza sbagliare, intervenire senza danneggiare, prendere decisioni importanti nei campi più diversi spesso senza avere le specifiche competenze.
Chi glielo spiegherà ai cinquanta anziani di Benano che il loro paesino, con un atto amministrativo, non sarà più incantato? Chi gli dirà che il verso della gallina che ha fatto l'uovo non si potrà più udire? Chissà, forse la domenica se alla cava non faranno gli straordinari. Ma probabilmente non occorre dirglielo, fra i tantissimi accorsi alle riunioni del Comitato contro la cava le loro facce erano le più tese e incazzate, roba da badili e forconi sotto le mura del Comune. Forse qualcuno ha pensato che quei quattro vecchi di Benano neanche se ne sarebbero accorti della cava. Errore madornale! Sanno perfettamente quello che hanno, anche patrimonialmente, e non vogliono perderlo. Si curano la loro terra, le loro case e la loro tranquillità come gioielli e solo pochissimi sono disposti a compromessi per un piatto di minestra o per promesse tutte da mantenere. Sicuramente a Benano, come unico seggio elettorale d'Italia in cui Forza Italia non ha preso neanche un voto alle ultime Amministrative, si aspettavano qualcosa di meglio dall'Amministrazione Comunale.
Duro lavoro quello dei politici perbene. Si guadagna credibilità a grammi in anni di impegno e scelte coerenti e se ne perde a chili in poche settimane per un errore di prospettiva.
Per favore, nell'interesse di tutti, andatevi a riprendere il toro.