opinioni

Lettera aperta al mio Partito

giovedì 4 agosto 2005
di Giuliano Santelli
Care Compagne e Cari Compagni dei Democratici di Sinistra,
in questi mesi il Partito ha vissuto tensioni e contrapposizioni forti, al punto che, apprendo da un amico giornalista, siamo arrivati alla richiesta di espulsione per alcuni compagni, tra i quali, sempre così mi dicono, il sottoscritto. Ad oggi non mi è stato comunicato nulla di formale. La richiesta di espulsione, o di provvedimento disciplinare nei miei confronti, prenderebbe origine dal pezzo che scrissi circa un mese fa su un giornale telematico locale, dopo aver letto le dichiarazioni del Segretario Marino Capoccia, il quale, tra le tante cose dette, attaccava in modo pesante l’attività della gestione politica ed amministrativa degli ultimi 15 anni, come se Lui non ne fosse perlomeno corresponsabile. Del provvedimento di espulsione si parlò subito, ma è bene ricordare che vi fu anche il tentativo, legato alla lesa “maestà” del Segretario, di cacciarmi dalla festa dell’unità nazionale dell’agricoltura. Tentativo peraltro non riuscito grazie alla solidarietà di molti compagni.
Vedo che la storia si ripete, ed oggi, giovedì 4 agosto, in base agli articoli pubblicati, leggo che il Segretario attacca la politica dell’attuale Amministrazione e, sempre sulla stessa stampa, chiede una verifica sull’attuale composizione della Giunta.
Io credo che questa Amministrazione vada lasciata lavorare, con essa il confronto è aperto, ma credo spetti all’insieme della coalizione che la compone interrogarsi, aprirsi ad un percorso di verifica con i cittadini, per poi rilanciare l’azione amministrativa.
Colgo invece la tendenza da parte dell’attuale Gruppo Dirigente dei D.S di tentare, a giorni alterni, di condizionare l’Amministrazione Comunale, incassando però solo brutte figure e rapidi dietro front.
Questo dibattito, tuttavia, non solo credo non appassioni i nostri iscritti ed il nostro elettorato, ma sempre di più allontana chi ha voglia di fare politica.
Ciò che in questi mesi è successo la dice lunga sulla mutazione genetica che ha subito questo gruppo dirigente. Una visione dove chi vince prende tutto. Non più, quindi, il tentativo della mediazione e del governo unitario del Partito, ma una tendenza all’esercizio di una “democrazia autoritaria” che certo non porterà fortuna a nessuno, tanto meno al Partito stesso. Nuova riprova di questa tendenza si è avuta con gli attacchi scomposti e “vigliacchi” nei confronti di Peppe Ricci, al quale il Segretario dell’Unione Comunale di Orvieto, spalleggiato dai suoi “ultras”, ha dedicato velenosi passaggi nel discorso di chiusura della Festa dell’Unità di Orvieto.
Io credo che i compagni e le compagne iscritte e partecipi alla vita del Partito, così come l’intero elettorato, ci percepisca ormai come gruppo di potere, peraltro in alcuni casi anche ben pagato, spesso privo di competenze specifiche, alla guida di Enti o di importanti Strutture di Programmazione.
Una gestione del Partito completamente chiusa alla società, ai movimenti e priva della volontà di cambiamento, sia nei metodi che nella sostanza. Del resto un gruppo dirigente serio si sarebbe dimesso il giorno dopo la mancata elezione dello scorso aprile di Stefano Cimicchi a Consigliere Regionale, ma anche questo drammatico passaggio è scivolato via come problema relativo, quasi fosse secondario avere o non avere una rappresentanza in Regione.
La cosa che si avverte con maggior disagio è tuttavia la perdita di centralità dei D.S. all’interno della società orvietana, la mancanza di una proposta politica in grado di riporre al centro questo territorio ed il suo sviluppo. Così può capitare di essere subalterni ed alla ruota del carro del primo “strillone”. Si può quindi essere contro l’ipotesi della Cava di Benano ed allo stesso tempo a fianco delle imprese del settore, peraltro ultimo comparto a garantire occupazione vera. Contro l’asfaltatura di pezzi di strada bianca e favorevoli alla costruzione di nuove strutture recettive in zone paesaggistiche.
Contro l’attuale ed insufficiente gestione della sanità dell’ospedale e del territorio, dichiarando “guerre” all’ASL, per poi ripiegare più modestamente su qualche nomina amica. Servirebbe ben altro, un progetto organico di rilancio della Città e del suo territorio. Uno scatto politico, culturale, intellettuale, che mettesse in circolo le migliori idee e le persone disponibili a misurarsi su questo. Se, invece, ci si chiude in una sorta di autoreferenzialità, con una visione della politica fatta di esclusione, di emarginazione del dissenso, di chiusura verso la società civile, la nostra crisi non potrà che aumentare. In queste settimane il Partito a livello nazionale ha lanciato diversi segnali di preoccupazione ma anche di stimolo sul livello del dibattito interno.
E’ esplosa ad esempio la questione degli Enti di secondo grado e della loro proliferazione, dell’aumento del numero e degli stipendi dei Consiglieri Regionali, della privatizzazione dei servizi a rete, dei troppi, doppi o tripli, incarichi dei dirigenti di partito.
Sarebbe facile su questo aspetto tessere una polemica diretta, sia con il segretario dell’Unione Comunale di Orvieto, sia con quello Comprensoriale, ma voglio evitare di cadere anch’io nella trappola della “strumentalizzazione”. Saranno i fatti ed i bilanci degli Enti amministrati a fare giustizia di questo, le cifre di bilancio dicono molto più di un giudizio politico. Queste mie considerazioni spero aprano una discussione, un dibattito, che non può non coinvolgere l’insieme delle forze della coalizione.
Mi aspetto, anche in vista delle prossime scadenze elettorali nazionali, che il centro-sinistra orvietano convochi una specie di stati generali, per discutere se e come costruire insieme il nuovo “Progetto Orvieto”.
Per quanto mi riguarda, credo sia un dovere, almeno in questa fase, restare all’interno dei D.S., fare battaglia politica, ma soprattutto guardare cosa avviene all’esterno, proporre iniziative, parlare dei problemi della gente, dal lavoro che non c’è, della crisi economica che morde, dei tanti disservizi nella sanità, delle tariffe sempre più pesanti, e di un perduto senso della laicità. Insomma, fare quello che un grande Partito della Sinistra dovrebbe fare.
A quelli che pensano di risolvere tutto con provvedimenti disciplinari, o peggio con espulsioni, dico che la loro tracotanza non fermerà questo processo, forse finiranno come disse un vecchio compagno, “di loro si ricorderanno solo i danni” e forse andrebbero fermati prima che rompano tutto…