opinioni

Politiche interregionali. Le prime cose da fare

venerdì 22 luglio 2005
di Francesco Chiucchiorlotto, Presidente Consorzio Teverina
Non ho potuto partecipare al dibattito di giovedi 14 scorso alla festa dell’Unità, ormai conclusa, sull’incontro tra Regioni e Province del centro Italia, cui ero stato invitato in qualità di Presidente del Consorzio Teverina che, ricordo, da oltre un decennio interviene con investimenti e servizi sul territorio dei Comuni di Bagnoregio, Castiglione, Celleno, Civitella, Graffignano e Lubriano .
Tale territorio occupa una buona parte del confine meridionale del Comune di Orvieto e del comprensorio che vi gravita, senza che mai si sia giunti ad una formale ed organica intesa programmatica su tantissime questioni di comune interesse; anzi su almeno due problematiche, quali il sistema sanitario orvietano cui dal nostro versante ci si rivolge ed il sistema infrastrutturale, un esempio per tutti il ponte sul Tevere di ventennale realizzazione, si sono perdute occasioni o se ne è rallentato il corso.
Nel dibattito di cui sopra, si è accennato al “Patto di Orvieto”, raggiunto nella sala dei 400 nel 1997, tra le Regioni del centro Italia, cui dovevano seguire, scendendo per i rami istituzionali, accordi di programma e pianificazioni d’area vasta, con il coinvolgimento di Province, Comuni ed imprenditoria locale.
Alcuni tentativi furono fatti con il cosiddetto Progetto Teverina, di cui vanno ricordate le audizioni della Commissione Permanente del Consiglio Regionale dell’Umbria, con Sindaci del Comprensorio della Teverina umbrolaziale (un totale di 17 Comuni); il convegno interregionale sul Progetto Teverina, tenuto ad Alviano il 30 maggio del 1998, con un protocollo d’intesa sottoscritto da tutti i partecipanti.
Seguirono ordini del giorno dei Consigli Provinciali di Terni e Viterbo, poi più nulla.

Ma quella stagione senza risultati concreti, pur proficua nella sua faticosa elaborazione dal basso, non è terminata del tutto nella sua carica propulsiva ed aggregante, ma soprattutto nel chiamare ad una responsabile riflessione gli amministratori regionali, provinciali e locali su almeno tre concrete opzioni di sviluppo:

1. Il progetto di irrigazione del Consorzio di Bonifica Tevere Nera, con l’ultimazione del ponte sul Tevere in loc. Sant’Egidio, può riprendere, ponendo da subito le questioni di un importante processo di trasformazione agricola, indotto dall’arrivo dell’acqua in una delle pianure più fertili del centro Italia: quali colture? Quali aggregazioni fondiarie? Quali soggetti impreditoriali? Quale coinvolgimento della aree artigiane ed industriali di Baschi e Castiglione e quindi del Consorzio Crescendo, per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti?

2. L’estensione del Parco Fluviale del Tevere ai territori dei Comuni di Castiglione, Civitella, Graffignano, come completamento virtuoso di un’area protetta e incentivabile, che non può trovare nei confini amministrativi la negazione di quelli naturali e la frustrazione di vocazioni secolari di interscambio ed integrazione.

3. La Strada del Vino della Teverina come naturale prosecuzione della Strada del Vino dei Romani e degli Etruschi, è fatta già dai percorsi enogastronomici che le compongono; manca un piano organico di comunicazione e sinergia tra zone di produzione vitivinicola, secoli orsono divise solo dal Tevere. -

Queste le prime cose da fare.