opinioni

Orvieto, città invisibile

martedì 29 marzo 2005
di Luca della "Robba"
Ho letto su Repubblica un articolo che parlava di Orvieto, di città del buon vivere, di botteghe artigiane, orti e pollastri.
Ci sono venuto.
L’ho trovato con le vie invase a vario titolo da conche con i pesci, ” arancio, limone, mandarino-fate la penitenza-tutti giù per terra”, prodotti più o meno industriali maliziosamente confusi con cose realizzate a mano, sonagli e tric-trac vari.
In mezzo a questa indicibile confusione individuare e riconoscere le pur valide botteghe di artigianato (quelle dell’articolo) è stata impresa complessa, bisognosa di pazienza e determinazione.
Ora mi chiedo:
Come si fa a lasciare che una città, peraltro interessante, sia rappresentata sulle sue pubbliche vie da uomini che sono come treni, donne che sono come l’africa e espliciti inviti a farsi…gli affari tuoi?
Dimenticavo, mi sono informato, case con orto e camino: una chimera, per pochi.
Per i pollastri non so.