opinioni

Dal 98 ad oggi la sanità orvietana è peggiorata

lunedì 29 novembre 2004
di Franco Raimondo Barbabella

La sanità è un aspetto della nostra vita che sempre ci preoccupa. Do atto a tutti i soggetti che sono intervenuti di aver dimostrato grande consapevolezza: segna che siamo abituati a ragionare in termini di analisi e di proposta, e che non siamo la ‘Padania’ dell’Umbria. Quando ragioniamo di servizi sanitari parliamo del Piano Sanitario Regionale; facendo riferimento ad una mozione da noi proposta e votata nel 2003 da questo Consiglio Comunale relativa proprio al PSR la domanda è una sola: la sanità orvietana - e poi, provinciale e regionale - è migliorata a seguito della razionalizzazione fatta nel ’98? Secondo noi no! Proponevamo una cosa latente: un unica ASL in Umbria con l’eliminazione delle strutture inutili e poi l’attivazione dei Distretti che organizzano in modo coordinato i servizi sanitari; dicevamo anche che, dal governo aziendale che è fatto di conti e di risparmio, si passasse al governo clinico che mette la centro i bisogni del cittadino, responsabilizzando cittadini ed operatori.

 Siamo d’accordo con D’Ingecco, è vero in Umbria siamo a livelli diversi, ma siamo anche abituati a non nascondere la realtà e a mettere sul tavolo i problemi per risolverli. E’ vero che i Dirigenti del Distretto stanno facendo un buon lavoro che va però incoraggiato, è vero che l’Ospedale è una realtà ma rischia di essere una Ferrari frenata. E’ vero che ogni cinque anni facciamo un Consiglio Comunale aperto ma poi non abbiamo strumenti di partecipazione costante. Occorre ragionare in termini non di rivendicazione ma di proposte per il miglioramento dei servizi. E’ evidente che la popolazione dell’Orvietano è prevalentemente anziana ma perché per essere curata e assistita deve essere affidata a persone esterne sostenendo costi esorbitanti. Il problema dell’assistenza è reale e va affrontato! Il nostro vuole essere un contributo propositivo: facciamo un Consiglio della Salute che veda la presenza dei consiglieri comunali, degli operatori sanitari e delle organizzazioni sociali