opinioni

Il vero problema è la rotatoria e non la scultura

lunedì 30 agosto 2004
di Carmelo Pagano
Mi fa piacere che io abbia contribuito a far uscire qualcuno dall’intorpidimento della pigrizia, non per mia vanità (come già detto da qualche aspirante sindaco in campagna elettorale) me ne guarderei bene dal farlo, ma semplicemente per aver dato un mio piccolissimo contributo affinché ciò accadesse. Mi auguro che in futuro vi possano essere numerosi contraddittori con la guardia ben alta al solo scopo di poter migliorare il più possibile la nostra Orvieto. Non posso però non tener conto di quanto la signora Liliana Grasso ha affermato e desidero precisare alcuni dettagli. Leggendo quanto ha scritto ho potuto rilevare una certa analogia con il signor Luca Francione: la distrazione sui contenuti del mio editoriale durante l’arringa difensiva della “scultura” di Valentini. Infatti, credo si stia spostando l’attenzione dal vero problema che assilla Orvieto scalo. La rotatoria sta creando e creerà grosse difficoltà al traffico fino a quando la nostra amministrazione comunale non deciderà di mettervi mano. La “scultura” non è altro che un “problema nel problema”! Del resto, Valentini ha fatto una proposta/regalo per una sua personale esigenza. Caso mai, è stata l’amministrazione comunale che ne ha disposto la collocazione e l’erogazione di una rilevante somma pubblica che si poteva evitare. Rilevante anche in considerazione dell’indebitamento del nostro Comune di cui purtroppo ormai mi auguro che tutti ne prendano atto. Parliamo alcune decine di milioni di euro di debiti che, in parte, dovremo pagare indirettamente noi cittadini! In caso contrario ringrazierei l’amministrazione comunale. La critica alla “scultura”, nel mio editoriale del 13 luglio c.a., era solo una piccola parte. Se poi sia o non sia un’opera d’arte, degna di questo nome, è del tutto opinabile, soggettivo ed irrilevante nel contesto. Un esempio. Navigando su internet, mi è capitato di leggere su www.tuttogratis.it/immagini_gratis/s/graffiti_art/ quanto testualmente riportato: “L'arte di strada, l'arte dei graffiti. Illegale e perseguitata, ha dalla sua il merito di abbellire zone della città spesso dismesse e grigie. A suo demerito, la frenesia di alcuni writer che spesso deturpano opere d'arte secolari. Senza la pretesa di prendere alcuna posizione, che qui non è il momento e neppure il luogo…” Come possiamo notare anche questa viene definita Arte…nessuno ha il coraggio di prendere una chiara posizione e di dire pane al pane, vino al vino, viene tutto rimandato ad altro momento per paura di essere tacciati di non essere “moderni”! Dimenticavo! Alcuni “artisti” sono stati intervistati ma hanno chiesto che venisse rispettato l’anonimato! Chissà perché rinunciare all’agognata quanto ineluttabile gloria! Eppure tempo fa ad Orvieto si è addirittura svolta una manifestazione dimostrativa dei “writer” fortunatamente non sui muri della nostra città!?!? Certamente avrà avuto modo di godersi un tale irrinunciabile quanto imperdibile momento di espressione di arte contemporanea! Tra l’altro Lei ha paragonato il Duomo di Orvieto alla scultura di Valentini usando la stessa espressione!? Prescindendo dal fatto che mi sembra azzardato, mi chiedo e Le chiedo: pensa veramente che, tra circa ottocento anni, turisti da tutto il mondo verranno ad Orvieto per ammirare la “scultura” oppure “l’arte dei graffiti” magari sui palazzi d’epoca? A tal proposito vorrei permettermi di dare un suggerimento a chi avesse dei figli con l’aspirazione di diventare dei “writer”. Non tarpate loro le ali! Incoraggiateli…fateli iniziare ad esprimere la loro “arte” dipingendo la macchina di papà, quella di mamma, degli eventuali fratelli e le pareti esterne di casa propria (pensate all’acquisto di valore nel tempo), per poi adeguatamente passare a dipingere: autobus, vagoni ferroviari, carrozze della metropolitana, palazzi appena restaurati, e perché no, anche monumenti ed opere d’arte secolari! Ad Orvieto, di recente, abbiamo potuto ammirare qualche “vermiglia scritta” sui muri appena ritinteggiati. E’ un’inizio? Auguriamoci tutti di no! Un’ultima cosa. Quando ho scritto ignari turisti, se avesse letto con un minimo di attenzione, avrebbe capito che mi riferivo in modo palese al fatto che gli stessi non erano a conoscenza del Duomo impacchettato dai tubi innocenti e non perché non conoscessero le bellezze artistiche della nostra Orvieto. Ahimè, anche Lei, come il signor Francione, nella foga di difesa valentiniana si è distratta! Devo dirLe invece che sono perfettamente d’accordo su quanto ha scritto: “... mi auguro che Orvieto possa trasformarsi presto in una Città Unita…” Non aspettiamo molto…uniamoci!