opinioni

Quando la coscienza è scossa anche solo da un titolo

venerdì 27 febbraio 2004
di Cinthia Seggiani

Ci sono titoli che passano inosservati e altri che colpiscono. Per lo meno me. Quale? “ematomi  su una delle bambine”. Mostruoso. La sofferenza non ha limiti e non conosce frontiere. E’ vero: la violenza sui minori è sempre esistita…ma chi ha deciso che deve e dovrà essere sempre così? Dove è scritto che i progressi fatti, le grandi scoperte e conquiste, la civiltà di cui ci ammantiamo, debba contemplare, ancora contemplare, titoli di questo genere?

 

A cosa pensiamo noi adulti quando un bambino ci guarda? Che è un oggetto sessuale? Che è lì per il nostro piacere? Che non ha diritti? Che non esiste come persona? Che è carne?  O che è anima? Che è  sofferenza? Che ha diritto ad una possibilità?

Oggetti sessuali, bambole.

 

Io credo che vadano rispettate anche le bambole perché sono la vita dei bambini (anche maschi), la loro proiezione, il loro essere. L’adulto spezza la bambola, la fa propria e distrugge il sogno.Chi ricostruirà quel sogno?

Non è la gogna, non conosco la vicenda ne mi permetterei di lanciare strali moralistici e moraleggianti contro nessuno…ma il titolo…quel titolo è significativo di un mondo che non rispetta i suoi figli, in generale. Non è il particolare che mi dà da riflettere ma proprio il generale.

 

Ho già avuto l’opportunità di parlare del tempo, anzi del Tempo. Quel Tempo che non abbiamo mai per ascoltare le parole di chi è nato dopo di noi, di chi ci guarda dal basso verso l’alto, non per supponenza, ma perché è piccolo, piccolo di età e statura perché ancora non cresciuto. Noi lo guardiamo, lui ci guarda, e quello sguardo smuove qualcosa. Violenza in alcuni, indifferenza in altri. C’è una terza via? Possiamo rapportarci con il Tempo dei nostri figli senza conflittualità e /o pregiudizi? Domande. Quante domande nello sguardo di un bambino e nella sua ricerca del tempo. Il Tempo rubato, il Tempo deluso, il Tempo violato, ingannato, defraudato, vilipeso, ingiuriato. Il Tempo. Noi non abbiamo mai Tempo. Lo abbiamo per le cosa Importanti: “lasciami stare,adesso ho da fare”. Cosa? Quale esempio diamo loro? Il “da fare?” Cosa abbiamo da fare? Lavorare? Costruire? Cosa? Un ematoma sul corpo di una bambina?

 

O, forse per i più buoni, il benessere del corpo di quella bambina. Del corpo, non PER il corpo e, soprattutto, non PER il suo spirito.

Servirebbe una politica di educazione alla paternità e maternità consapevole, servirebbero strutture di ascolto e aiuto, ascoltare quelle voci e rifarle proprie. Di contro cosa abbiamo? Un titolo che è già di per se tutta una storia. Un titolo che, non per sua colpa, riassume una tendenza. Sfascio.