opinioni

Le mie idee per il futuro di Orvieto

venerdì 20 febbraio 2004
di Giampaolo Aceto

La lista elettorale "ORVIETO CAPITALE" ha questo nome perché l'Italia unita, nostra Patria, cioè di noi Italiani, è stata anche chiamata dagli storici, e vissuta da tutti, come territorio delle cento città, perciò delle cento capitali, perché questa è una della grandi ricchezze della nostra Storia. In questo senso noi intendiamo il titolo della lista, Orvieto capitale di ciò che abbiamo fatto, e in continuità storica, ma con nuove capacità, capitale di ciò che siamo e saremo capaci di fare, dato che di Storia è soprattutto giusto parlare se è Storia dei Viventi.

Il presentare questa lista elettorale, nell'attuale situazione della Città, vuole significare che non si riconosce al cosiddetto centro-sinistra il merito di avere ben amministrato, e si hanno fondati motivi di ritenere che il cosiddetto centro-destra o non governerà, nel caso vincesse, con spirito e sostanza di positiva novità, oppure che non si muoverà con sufficiente energia e effettiva concretezza di proposte, tali che gli consentano di vincere le elezioni e quindi di governare.
La lista elettorale "ORVIETO CAPITALE" perciò non è né di sinistra", né "di centro", né "di destra". All'elettorato generale quindi, nel prossimo futuro, e non soltanto ai pochi destinatari per ora di questa informazione (un centinaio di "eminenti" ed "esperti") in parte iscritti agli Albi professionali della Politica, il compito e soprattutto la responsabilità individuale di valutare le poche, per adesso, linee programmatiche di questa lista.

Ma prima dico qualche parola su ciò che è stata la mia vita, informazione necessaria, anche se non esaustiva, per apprezzare o no la mia candidatura a Sindaco. Sono nato a Casale Monferrato, provincia di Alessandria, nel 1940. Ho fatto il Liceo Scientifico a Torino, il C.A.R. a Orvieto, e poi a Roma nei Granatieri. Sono stato e sono pittore, restauratore, tecnico d'arte e studioso di storia, alle fonti. L'unico partito politico al quale ho aderito è stato il Partito Radicale, dal 1974 al 1979, nel quale sono stato segretario del partito regionale del Lazio e poi con lo stesso incarico in Abruzzo. Da quindici anni vivo ad Orvieto. Qualche anno fa ho inventato il cotto intarsiato, innovazione tecnica nel campo della pavimentazione, pubblicata su molte riviste del settore e di architettura in generale. Ci sono invenzioni, anche forse piccole come questa, che rimangono solo sulla carta o nelle teorie, se non si usa poi la materia ultima e prima, l'olio di gomito, per farle riuscire. E questo ho fatto nelle fornaci di Castel Viscardo.

Quindi, battersi per far riuscire fino in fondo ciò che ci si propone, per sé, o che si propone agli altri, come questo programma politico-amministrativo che sto per sottoporre alla Vostra attenzione.
Per quanto riguarda la situazione della Città, considero vile il concetto di città-slow, perché allo stato dei fatti reali, è soltanto il furbesco tentativo di nascondere l'incapacità imprenditoriale di una specifica classe politica che ha sempre combattuto tutto ciò che è dinamico, nuovo, individuale; e oggi, avendo perso l'ombrello ideologico, ha la faccia di cercare di far passare per qualità la propria lentezza, e di calarla nella testa della gente come unico motore di sviluppo. Il messaggio nascosto, voluto e goffamente sottinteso, è questo: andare piano è un pregio!

E da qui segue l'altro tentativo di concetto, grettamente e penosamente egoistico, e non soltanto nel senso evangelico, che è quello del "buon vivere", astutamente coperto da una melassa di ridicola pseudopolitica estera, condita da messaggi di amore e pace e bontà e solidarietà per gente sfortunata lontanissima da qui. Ma per quelli che qui ci stanno, il messaggio velato è invece questo: Partecipa o crepa! Partecipa o sarai escluso! O almeno fa finta!
Perciò, se sarò Sindaco, già in questa prossima estate e in autunno, convocherò in una vera e propria "leva d'impresa" tutti i giovani che si sentano interessati, dai diciotto ai venticinque-trent'anni, con informazione nelle scuole e in generale nella società, su ciò che ci si propone.

Parto dalla constatazione che in Italia, ma soprattutto al Centro e al Sud, dove più difficili sono le condizioni "ambientali", siano nate e nascano micro-imprese di alta qualità nei settori più diversi, dovute al coraggio e alla lungimiranza individuali, dovute alla necessità di "campare". Ai giovani che mostrassero, almeno un po' concretamente, delle attitudini specifiche e la determinazione a tradurle in pratica, il Comune offrirà, e proprio nelle due sale grandi un "corso" tutto da inventare, come "smistamento" delle informazioni che il Comune stesso cercherà in diverse regioni del nostro Paese. L'estero è tutt'altro che escluso. Il Comune "spedirà" questi giovani, con viaggio e breve per amenza pagati, presso le piccolissime ditte o gli artigiani di qualità che siano accessibili a riceverli.

Queste sono soltanto linee generali, molto migliorabili con il concorso di fantasia e di entusiasmo dei giovani stessi. Gli impiegati comunali si preparino a riceverli, dato che questi giovani saranno la Città che "entra" nel Comune. Perché il contrario di ciò è il Comune che invade la Città, il totali
tarismo comunale. Quindi, meno Comune, più Città!
Per quanto riguarda il rapporto Comune-Imprese, dato che fin'ora c'è stato eccesso di preferenza verso determinate imprese, le mie intenzioni sono ben lontane dal voler sostituire alcuni con altri, ma il riequilibrio degli accessi e della partecipazione professionale. La sana filosofia dice che è meglio perdere qualcosa adesso per non perdere tutto domani.
E a questo proposito vorrei rendere ben chiaro che, se sarò Sindaco, e quindi anche responsabile di tutti gli impiegati a vario titolo, nel Comune, negli Enti, ecc., nessuno mi venga a dire, per favore, e anche velatamente a propormi: "quello" era di "quelli", "quell'altro" è di quegli "altri", e via dicendo.

Ci sono molti argomenti dei quali potrei parlare, per rendere omnicomprensivo il programma, che troppe volte diventa "IL PROGRAMMA", monolite burocratico-politico per dare ad intendere che si ha una risposta a tutto. Perciò mi limiterò a parlare per ora di pochissimi argomenti. Il primo di essi è il possibile utilizzo della ex-caserma "Piave", per fare non tante cose ma una sola, degna, e soprattutto adatta all'economia del territorio orvietano.Non sento la necessità di essere originale a tutti i costi, e quindi l'idea di un Istituto turistico-alberghiero, proposta dalla Confcommercio, mi sembra buona, anche perché la si può correlare alla "ricerca" turistica di qualità, attraverso metodi originali che per ora non mi sono chiari, ma che con il concorso democratico e pluralistico, ecc. ecc.

Il Comune deve tenere soltanto la proprietà dei muri e del suolo, e dare a un privato o a un gruppo di privati con buone credenziali tutta la gestione dell'impresa, e non soltanto al 49%, ma al cento per cento. Questo naturalmente per un tempo determinato, rinnovabile e abbastanza lungo, e dopo presentazione da parte del futuro gestore di un programma preciso e nello stesso tempo flessibile nel tempo, ma certamente di grande respiro, per far diventare quest'Istituto il primo d'Italia. Le "risorse" verranno dopo. Un'altra parte del programma, che ho in mete da tempo e che certamente metterò in atto, se sarò Sindaco, è questa: non più gemellaggi, ma l'Adozione, una sola.

Dopo adeguati contatti con il nostro Ministero degli Esteri e con il Comune di New York, grande città dei grandi e liberi Stati Uniti d'America, chiederemo che il Comune di New York adotti il Comune di Orvieto. La nostra Città è più antica di quella, e quindi forse sarebbe giusto il contrario. Ma qui non è in gioco una legge biologica o giuridica o storica, e noi che, se possiamo, cerchiamo di guardare non alla "lettera" di una legge ma allo spirito che la vivifica, noi chiederemo di essere "adottati". Non sarà questione di un passaggio di soldi, soldi per essere adottati o soldi per avere l'onore di adottare. Sarà un semplice titolo, ma quanto riempito poi di concretezza! I motivi veri, e anche da subito tranquillamente esibiti saranno i soldi sì, ma del turismo. Occorre un segnale completo, mirato, un messaggio ben luminoso, che focalizzi l'attenzione generale, e che possa andare oltre New York.

 Bisognerà trovare "il metodo". Il commercio è uno dei piccoli, piccoli soltanto allo stato attuale dei fatti, assi portanti dell'economia orvietana. Quasi nessuno compra perché quasi nessuno viene. E chi viene mangia panini. E allora è necessario che i commercianti, che qualcuno chiama sprezzantemente "i bottegai", siano messi in condizione, per il tipo di impulso che a un Comune può e deve competere, di vendere. Dalle vendite vengono le eventuali assunzioni, di giovani molti dei quali potranno anche essere figli e nipoti di coloro che politicamente sono contro non tanto e non solamente a ciò che è nuovo, ma contro il nuovo che viene proposto da una parte politica che loro credono avversaria alla loro, per rancida abitudine alle barricate, alla targa politica, alla demonizzazione degli avversari.

E qui si potrebbe anche finire. Ma partiamo da una constatazione che poi è sotto gli occhi di tutti, che il 90% di ciò che c'è da fare, sia in campo nazionale che comunale, ha una soluzione pressoché obbligata nel 90% dei casi. In Italia o a Orvieto, siamo parte di un tutto. Il teatro politico maggioranza-opposizione è omologato in quella che si può chiamare la democrazia obbligata e coercitiva. Vota e crepa! dopodiché, la parte di protagonisti la facciamo noi, che siamo gli esperti!
Ma se Voi parlate così, o in buona parte così pensate, Voi siete l'Impero! Ma noi, noi i ventimila di Orvieto, non siamo ancora morti!

Un'ultima notazione, sull'iniziativa privata di chiunque volesse averla e avesse già qualche progetto preciso. Se sarò Sindaco, qualsiasi iniziativa di grande respiro economico, anche se non apparisse "seria" agli intellettuali schizzinosi, iniziativa produttrice di benessere, prima di tutto per chi questa iniziativa, questa spinta propulsiva, quest'invenzione per esempio, ce l'ha, e poi naturalmente anche in generale, per quelli che parteciperanno, nel turismo, nell'occupazione, ecc., E' LA BENVENUTA.

E tanto per essere molto criptico (che vuol dire cifrato), dico subito che parlo anche del Sig. Gian Carlo Parretti, che per ora non ho il piacere di conoscere, né di faccia, né nemmeno al telefono. Vuole fare qualcosa di grande? Che lo faccia! presto e bene. Ponti d'oro! Io non sono né parroco né Maresciallo dei Carabinieri, perché tante volte queste attività sono anche più difficili che fare il sindaco. Ma se sarò Sindaco, e per questo specifico argomento, cioè l'iniziativa individuale e privata, soltanto Sindaco, appoggerò chiunque voglia fare qualcosa di nuovo, e va da sé, nel rispetto delle leggi vigenti, e di un'altra legge, questa non scritta, che si chiama la ragionevolezza.

Queste sono le proposte, né "di centro" né "di destra" né "di sinistra". Che però hanno l'ambizione di essere non solo centrali, ma di centro attacco. Eccola la targa! per chi chiede la targa per bisogno di identificare, e troppo spesso per credere di riuscire a identificarsi. Termino con i normali cordiali saluti, e mi scuso se Vi ho annoiato. Ma se non fosse stato così, Vi prego di farmelo sapere. Una certa solitudine è necessaria per meglio studiare e poi tentare di fare le cose che ci interessano, ma per le altre più ampiamente politiche è necessario essere molti di più. Una squadra di calcio ha undici giocatori, ma è soltanto il gioco del pallone. Per la serietà della politica, che vuol dire le nostre vite, la squadra Orvieto di giocatori non ne ha e non ne vuole avere soltanto poche decine, ma ventimila.