opinioni

Cimicchi ha contraddetto se stesso accogliendo Cheney

mercoledì 28 gennaio 2004
di Filippo Belisario

Complimenti all’Amministrazione di Orvieto e al suo gestore che, scegliendo di incontrare il vicepresidente Cheney in visita e definendo l’evento "di grandissimo spessore", riesce con un colpo solo a mettere a segno diversi importanti obiettivi.

Ospitare e omaggiare con entusiasmo l’autentico "falco" dell’amministrazione americana (si veda l’articolo di Repubblica del 27 gennaio, Cheney difende la guerra: "bisogna colpire per primi"), un eroe mondiale del potere, proveniente dalle fortissime lobbies industriali che, evidentemente, deve esercitare un grande ascendente sulle "semplici" personalità affaristico-imprenditoriali che governano la città.

Sconfessare con i fatti e con il silenzio quanto i referenti nazionali di partito e di coalizione esprimono a gran voce, al punto di decidere di votare contro la proroga della missione italiana (almeno un richiamo a Orvieto città di pace, il cui Consiglio Comunale ha votato una mozione contro l’intervento in Iraq, si sarebbe potuto esprimere…).

Accogliere, in veste di sponsor capofila delle città all’idrogeno, uno dei principali responsabili del fallimento degli accordi di Kyoto sulla limitazione delle emissioni di gas serra.

Fare e dire, finalmente, delle "cose di destra" dopo tanti sforzi per camuffarsi e dissimulare la propria vera indole.

Provocare in questo modo l’invidia e il rancore della destra nominale che riesce a consolarsi solo attraverso le gesta, sul proscenio nazionale, del suo eroe di plastica.

Conformare lo spirito della città e la sua immagine nel mondo al "pensiero unico" del verbo economicista.

Smarcarsi, a sinistra, dagli acquiescenti rifondaroli e comunisti, che dovrebbero riflettere sulle loro "relazioni pericolose" (alleanze che coinvolgono non il dettaglio ma l’essenza stessa dell’essere di sinistra) e scegliere un onorevole isolamento, o altri, più presentabili, compagni di viaggio.