libri

Pillole di Mirabilia. "Nel Segno del Miracolo - Storia e Significati del Duomo di Orvieto”: il Duomo

lunedì 3 giugno 2013
Pillole di Mirabilia. "Nel Segno del Miracolo - Storia e Significati del Duomo di Orvieto”: il Duomo

In occasione del Giubileo eucaristico 2013-2014 la società Mirabilia Orvieto è lieta di presentare alla città una nuova pubblicazione-guida ancora inedita sulla storia e i significati del Duomo di Orvieto dal titolo "Mirabilia, nel Segno del Miracolo".
Onorato dal logo del Giubileo, il progetto editoriale nasce per completare il prodotto "Mirabilia i luoghi dell'apocalisse" definito nel XII Rapporto Italiano del Turismo 2003 e nel XVIII Rapporto Italiano dell'Eurispes 2006 come "un nuovo modo di illustrare le grandi opere d'arte a carattere religioso" e che vede già realizzate una speciale visita guidata, una pubblicazione-guida, una mostra multimediale sul significato teologico e filosofico dello straordinario capolavoro di Luca Signorelli nella cappella Nova, realizzata in collaborazione con il fotografo Sandro Vannini e corredata con un originalissimo DVD.
In questa pubblicazione teologia, filosofia, storia e spiritualità s'intrecciano in un affascinante percorso attraverso i grandi temi della Cattedrale, dal miracolo di Bolsena alla festa del Corpus Domini, dalla maternità di Dio al Giudizio Universale, percorso che intende guidare il lettore-visitatore a riscoprire tutta la funzione educativa e iniziatica dell'arte, e cioè di introduzione emotiva ed esperienziale nei misteri della salvezza cristiana.

Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, 
la Chiesa ha bisogno dell'arte.
Essa deve infatti rendere percettibile 
e anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, 
dell'invisibile, 
di Dio.

(dalla Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II)

Testi di Fabio Massimo Del Sole

Collaborazione: don Mauro Picchiami, Patrizia Pelorosso

Foto realizzate da Sandro Vannini e gentile concessione dell'Opera del Duomo

IL DUOMO DI ORVIETO


La grandiosa teca

Quell'ostia miracolosa e quel sangue del Signore rimasto impresso nel piccolo lenzuolo di lino dettero maggiore impulso al progetto già esistente di edificare a Orvieto una Cattedrale in onore della "Madonna assunta in cielo" che avrebbe conservato come una grandiosa teca la testimonianza del prodigio di Bolsena. Il 13 novembre 1290, papa Nicola IV pose la prima pietra della più importante avventura culturale, spirituale ed economica che la città abbia mai intrapresa. Oltre a riaffermare l'autorità della Chiesa di Roma sull'impero e le eresie, il Duomo doveva così suggellare la fama di un ambizioso Comune i cui confini si erano estesi dal Monte Amiata fino a Orbetello sul mar Tirreno.
Nei tre secoli che occorsero per la costruzione, dal 1290 al 1600, vennero impegnate circa 2500 maestranze e più di 150 tra artisti ed artigiani, e neppure le interminabili lotte intestine tra le famiglie egemoni dei Monaldeschi e dei Filippeschi, la sanguinosa opposizione dei Catari, la terribile peste del 1348 e la successiva decadenza civica ed economica impedirono agli orvietani di portare a termine quella che doveva essere "La più bella di tutte le chiese del mondo"(Giorgio Orienti, camerlengo dell'Opera del duomo).


Un capolavoro firmato da grandi artisti

Eretto nel luogo dove sorgevano le chiese di san Costanzo e santa Maria Prisca, il Duomo fu avviato da Fra' Bevignate da Perugia con la responsabilità artistica di Ramo di Paganello su un progetto iniziale il cui architetto è rimasto sconosciuto.
L'opera era prevista in forme romaniche a pianta basilicale con tre navate e un'abside semicircolare, ma numerosi furono in seguito i mutamenti apportati da quando nel 1303 venne chiamato l'architetto e scultore senese Lorenzo Maitani che ripensò totalmente l'impianto dell'edificio, realizzando un'ampia tribuna quadrata, degli imponenti archi rampanti per dare maggiore solidità alle pareti del transetto (da cui in seguito furono ricavate le due cappelle laterali) e la splendida facciata tricuspidale alta ben 52 metri il cui progetto resta documentato da alcuni preziosi disegni su pergamena tuttora conservati nel museo dell'Opera del Duomo.
Dopo la morte del Maitani avvenuta nel 1330 alla direzione dei lavori, giunti all' altezza del loggiato, si avvicendarono altri importanti architetti e scultori, dal figlio Vitale ad Andrea Pisano (1347-49), autore della bellissima maestà in marmo posta sopra la porta centrale, da Andrea di Cione detto l'Orcagna (1359-80), artefice dello splendido rosone a Petruccio di Benedetto da Orvieto (1372-1388) che ricavò le 12 edicole ai fianchi del rosone per le statue dei profeti, e ancora di seguito, il senese Antonio Federighi (1451-56) che corresse la distanza delle proporzioni tra il progetto del Maitani e l'edificio in costruzione innalzandolo con le 12 edicole sopra il rosone, sede delle statue degli apostoli, Michele di San Micheli (1547) che realizzò la cuspide centrale e quelle laterali, Antonio da San Gallo il Giovane (1547) che portò a termine la guglia centrale destra e, per ultimo, l'architetto e scultore Ippolito Scalza che tra il 1568 e il 1591 terminò la guglia centrale sinistra e le altre due laterali.

Contemporanei ai lavori della facciata avanzavano quelli del corpo di fabbrica impegnando artisti come Ugolino di Prete Ilario, che dipinse il ciclo di affreschi della tribuna e della cappella del Corporale, Giovanni da Bonino (1328-1334) autore della grande vetrata della tribuna, Luca di Giovanni (1390) e Sano di Matteo (!404), entrambi legati alla realizzazione del fonte battesimale, Gentile da Fabbriano (1432) che proprio accanto a una delle porte minori dipinse un dolcissimo affresco di Maria con in braccio un Gesù bambino sorridente mentre angeli quasi invisibili fanno corona al trono della Vergine, ma soprattutto i rinascimentali Beato Angelico( 1446) con Benozzo Gozzoli e Luca Signorelli da Cortona (1499-1504), protagonisti dello straordinario ciclo pittorico del Giudizio Universale nella Cappella Nova.
In quasi trecento anni, perché tale fu la durata dell'impresa, le numerose modifiche strutturali apportate all'edificio e i mutamenti degli orizzonti culturali e di fede che erano succeduti, dal Medievo al Rinascimento fino alla Controriforma, non impedirono alla Cattedrale di conservare intatta quella profonda unità tra arte, architettura e teologia che riuscì a fondere nel tempo il mistero di Dio, la liturgia della Chiesa e l'arte plasmata a servizio della fede.


La maternità di Dio

A differenza delle austere Cattedrali europee che con le loro vertiginose altezze dovevano celebrare un Dio misterioso e irraggiungibile "Signore di tremenda maestà", il Duomo di Orvieto, originale incontro tra lo stile gotico, romanico e bizantino, si ergeva nella sua piccola piazza rompendo con la medioevale distanza tra umano e divino, e attraverso l'armonia e la luminosità delle sue forme e dei suoi colori non cessò mai di trasmettere nei secoli tutta la gioia e il calore della "maternità" di Dio.
La storia della Madre di Dio rappresentata nei mosaici della facciata invitava infatti gli uomini a contemplare l'infinita bontà del Creatore che dopo il peccato originale non abbandonò i figli di Adamo all'infelice destino, ma pieno della sollecitudine e della cura di una madre, ricondusse l'umanità in Paradiso grazie alla salvezza partorita dal seno benedetto di una donna.
Dio infatti scelse fra tutte le creature la Figlia di Gioacchino e Anna (l'annunciazione e la nascita di Maria sulla cuspide inferiore destra) la quale, consacrata al santo timore di Dio (la presentazione di Maria al tempio sulla cuspide superiore destra), accolse nel suo grembo la vita del Salvatore nel mondo (l'annunciazione della nascita di Gesù ai lati della cuspide inferiore di sinistra) crescendolo e educandolo alla fede nella piccola famiglia di Nazareth (le nozze di Maria e Giuseppe sulla cuspide superiore sinistra), fino al giorno della divina missione (il battesimo di Gesù sulla cuspide inferiore di sinistra) che si concluse con la sua morte, resurrezione e ascensione in Paradiso. Ma siccome era predestinato che le due sante vite non venissero separate, per grazia fu concesso a Maria, nel giorno della dipartita da questo mondo, di risorgere anch'essa in anima e corpo per ricongiungersi al Figlio e partecipare con lui alla gloria della vita ultraterrena (l'assunzione e incoronazione di Maria in cielo sulle cuspidi al centro della facciata).

Dalla nascita fino all'apoteosi della Vergine Maria in cielo, la splendida facciata della Cattedrale si trasformava perciò in un vero e proprio inno alla speranza capace di infondere nei fedeli il desiderio di abbandonarsi come "figli" nelle tenere braccia della Madre di Dio e Madre della Chiesa che dall'alto continuava ad intercedere per tutti gli uomini, accompagnandoli ed educandoli amorevolmente nel loro esistenziale cammino dalla terra al cielo, dalle tenebre alla luce, dal peccato alla redenzione eterna.


A Cristo Gesù, Signore dell'universo

Attraverso il mirabile esempio della vita della Vergine, nel cui grembo il Creatore divenne creatura, i credenti erano dunque chiamati a lasciarsi illuminare dalla fede nel Figlio di Dio (i raggi dello splendido rosone con al centro il volto di Cristo) e dalla sua mirabile opera (la storia della salvezza scolpita nei quattro pilastri della facciata sormontati dai simboli dei quattro evangelisti) affinché la grazia dell'unico e vero mediatore tra cielo e terra, Cristo Gesù, Salvatore del mondo e Signore dell'universo, potesse elargire a tutti gli uomini la forza di combattere il male, la perseveranza di ricercare il bene e, soprattutto, la viva speranza di essere riuniti un giorno a Cristo, a Maria e a tutti Santi del cielo (le figure dei profeti, degli apostoli e dei dottori della Chiesa attorno al rosone).
La facciata della Cattedrale di Orvieto annunciava così la rinascita dell'umanità rigenerata dal mistero del Verbo incarnato, mistero che il Duomo teneva ben custodito al suo interno, oltrepassata la porta d'ingresso, dove ai credenti era dato comprendere ed amare quel Dio che "si fece uomo" - la cappella del Corporale - e fattosi uomo "si fece anche parola" - la cappella Nova - predicando con il suo ritorno la fine del mondo e l'avvento del Regno di Dio.