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Intervista al segretario del PD. Ridurre le negatività, unire, generare "epidemie positive": questa la ricetta di Scopetti per partito e città

lunedì 21 gennaio 2013
di Laura Ricci
Intervista al segretario del PD. Ridurre le negatività, unire, generare "epidemie positive": questa la ricetta di Scopetti per partito e città

Proponiamo a lettrici e lettori un'intervista al nuovo segretario del Partito Democratico di Orvieto, Andrea Scopetti, eletto nel corso dell'assemblea per il congresso straordinario che si è tenuta lunedì 14 gennaio. Con lui, a guidare il partito, la nuova Presidente del PD Etilia Stella, eletta all'unanimità nella stessa assemblea, e la nuova segreteria, nominata con grande celerità e composta da Andrea Carli, Luciano Costantini, Chiara Cristofori, Carolina Formica, Jamila Mansour, Angelo Pettinacci, Michela Ricolfi, Stefano Rumori.

Buongiorno Segretario, complimenti per la sua elezione e, soprattutto, per la sua Segreteria. Giovane, dinamica, competente. Come ha fatto a calarla a Via Pianzola senza suscitare nessuna pubblica polemica? Suppongo sia stato un lungo lavoro di tessitura...

Per la verità non è stato così difficile: il gruppo che si è ritrovato nella mozione "Orvieto. La Città che vogliamo" già all'inizio del suo percorso aveva ben chiare le scelte da fare: i componenti della segreteria avrebbero dovuto rispondere a criteri di novità, capacità, competenza, credibilità, rappresentatività. Credo di aver rispettato le aspettative di chi mi ha sostenuto, ma ho anche ottenuto generale condivisione da parte di chi al Congresso stava su posizioni diverse.

Con un gesto sicuramente innovativo lei ha voluto, all'interno della segreteria, anche persone non iscritte al partito. Quali motivi l'hanno indotta a fare questa scelta?

Affrontare, da soli, i gravi problemi che ci troviamo di fronte e trovare valide soluzioni, oggi, è quantomeno impensabile. Noi non vogliamo un partito che salvaguardi soltanto la propria burocrazia interna, noi vogliamo un partito che sia aperto alla società e sappia intercettare professionalità e capacità personali di cui la Città è ricca per finalizzarle ad un unico obiettivo: il bene comune.

A parte i nomi dei suoi collaboratori, quasi tutti decisamente nuovi non solo rispetto al partito, ma anche rispetto a persone della cosiddetta società civile che di solito prendono pubblicamente la parola, con questo staff cosa cambierà nel PD? Cosa dobbiamo aspettarci?

Innanzitutto un metodo di lavoro nuovo che cercherà di ridurre le parole e di aumentare i fatti. Non abbiamo molto tempo per costruire l'alternativa al Governo di centrodestra e per rispondere, in modo credibile, ai problemi e ai bisogni dei nostri cittadini; dobbiamo, da subito, iniziare a lavorare e rendere praticabili ed effettivi i nostri propositi. Aldo Moro dalla sua prigione affermò: "perché qualcosa cambi, dobbiamo cambiare anche noi"; la frase è adatta alla situazione non solo del Pd ma dell'intera Città e del territorio. Il congresso non è servito soltanto per cambiare ma soprattutto per ripartire.

Secondo lei, nel cammino di rinnovamento che il partito deve intraprendere quali sono le azioni prioritarie?

Per prima cosa non possiamo permettere che la nostra storia, le risorse del nostro territorio e le innumerevoli capacità anche intellettuali che esso ancora esprime si incamminino sulla strada della rassegnazione: dovremo "ridurre le negatività" e generare "epidemie positive". Vogliamo che siano Orvieto ed i suoi cittadini a costruire il proprio futuro, non altri.

Secondo, dobbiamo costruire una nuova idea di città. Oggi noi abbiamo la responsabilità di lavorare per una prospettiva, non possiamo lasciare alle generazioni future una realtà solo di problemi e di incertezze.

Terzo, dobbiamo unire la Città. L'unità del PD deve essere soltanto la premessa per cercare di unire una città ancora molto divisa. Non saremo un partito che alimenterà le divisioni tra albergatori e agriturismi, tra produttori di vino, tra commercianti, non saremo quelli che dividono le istituzioni dalle associazioni e i servizi sanitari dai propri pazienti, soltanto per fare degli esempi. L'unità di Orvieto la perseguiremo aggregando tutte le componenti della Città intorno ad un progetto: sono i benvenuti quanti hanno volontà e coraggio e soprattutto sono convinti che l'attuale declino di Orvieto non possa essere anche il suo destino.

Come intende procedere per smussare quella sfiducia, o addirittura quel risentimento non solo verso il PD, ma verso i partiti in genere che molti cittadini hanno maturato?

Con la chiarezza e la coerenza della nostra politica, con la determinazione delle nostre scelte, con la costruzione della "Città che Vogliamo" alla quale, chi vorrà, potrà contribuire e sentirsi protagonista. Porteremo e confronteremo le nostre idee nei luoghi dove le persone vivono e lavorano, consapevoli che andremo a chiedere un contributo per scrivere una storia nuova, una storia che vogliamo costruire insieme. Con loro fermeremo il declino della città e stringeremo un patto su una nuova prospettiva di governo.

Siamo in piena campagna elettorale in vista delle elezioni politiche di febbraio e, subito dopo, dovrà presumibilmente iniziare un processo serio per costruire un percorso per un'ipotetica lista che veda un candidato sindaco - o sindaca - sostenuto dal PD e da presumibili altri. Può anticiparci qualcosa su come, secondo lei, dovrebbe avvenire questo percorso?

Prima costruiremo un progetto sostenibile poi individueremo colui o colei che dovrà farsi carico di attuarlo. Il progetto di città, la "Città che vogliamo", è il nostro principale obiettivo, i candidati verranno dopo. Il Partito Democratico si è dotato di un metodo di selezione della propria classe dirigente che nel corso degli anni si è affermato e si è migliorato; le primarie rappresentano la grande novità di cui il PD si fa portatore, l'alternativa è rappresentata soltanto dalla possibilità di una scelta condivisa da tutto il partito e dai settori che intendiamo rappresentare. Di sicuro non ripeteremo l'errore del passato di svolgere eventualmente le primarie venti giorni prima della presentazione delle liste. Siamo certi che una volta costruito un progetto serio e di ampia prospettiva tutto il resto verrà più facilmente.

Il centrosinistra ha iniziato la legislatura del Sindaco Concina essendo maggioranza, poi è divenuto minoranza a causa del passaggio all'altro schieramento di due consiglieri del PD. C'è chi sostiene che il Partito Democratico da lei guidato sia pronto a riaccoglierli tra le proprie fila, sarà così?

Le sfide che dovremo affrontare comporteranno scelte difficili e noi ne abbiamo la piena consapevolezza. Tra queste scelte c'è la questione che lei pone. Le posso garantire che le porte del Partito Democratico sono spalancate a quanti si riconoscono nei valori del nostro Partito, anche se hanno storie personali di diversa appartenenza. Sono le porte per gli incarichi di responsabilità e di rappresentanza che resteranno ben chiuse per chi ha tradito mandato e fiducia degli elettori e si è messo contro le decisioni del Partito stesso. Su questo non c'è possibilità di trattativa.

Facciamo un po' di autocritica. Quali sono stati, negli ultimi anni, gli errori più rilevanti del Partito Democratico?

Ne cito uno dal quale dipendono a caduta molti altri: aver sacrificato, sull'altare delle logiche correntizie e delle mediazioni pilotate dall'alto, l'autonomia politica e decisionale del Partito Democratico e dell'intero territorio.

E per concludere, se dovesse indicarci con tre parole chiave quale sarà il suo agire, quali sceglierebbe?

Il nostro territorio ha un problema drammatico che è la mancanza di lavoro, le tre parole sono: sviluppo economico, lavoro, occupazione.