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Ushuaia andata e ritorno con emozione. Intervista al Maestro Riccardo Cambri

martedì 19 aprile 2011
di Laura Ricci
Ushuaia andata e ritorno con emozione. Intervista al Maestro Riccardo Cambri

Ushuaia è una suggestiva città di cinquantamila abitanti che si trova all'estremità inferiore dell'America del Sud. Nella Patagonia argentina, all'interno della regione denominata Tierra del Fuego. La peculiare caratteristica di Ushuaia risiede nell'essere la città abitata più a sud del mondo, da cui la denominazione "Fin del Mundo". Gli scenari che si rivelano ai turisti che si avventurano sin laggiù (per darci un'idea, da Roma occorrono almeno diciotto ore di volo) sono davvero meravigliosi: boschi incontaminati, spiagge cristalline, montagne innevate e iceberg polari. Tutto di cornice ad un centro cittadino variopinto e colorato, caratterizzato da una popolazione vivace e operosa. Sembra incredibile, ma Ushuaia è la sede, da ben sette anni, di un Festival Internazionale di musica classica di eccellente livello, diretto dal Maestro Jorge Uliarte.



La settima edizione del Festival Internazionale di Ushuaia - el Festival de Música Clásica más Austrál del Mundo - si è svolto quest'anno dal 2 al 16 aprile con concerti di grande livello tenuti ogni sera. Fra i solisti invitati all'edizione 2011 era presente il pianista orvietano Riccardo Cambri, che ha rappresentato con grande successo l'Italia in due serate magistrali molto gradite dal pubblico. Presso il Salón Milenio, lussuoso auditorium nell'Hotel Las Hayas che può accogliere oltre 600 spettatori, il maestro Cambri ha eseguito il Concerto in re minore KV 466 di Mozart per pianoforte e orchestra, insieme all'Orchestra Sinfonica di Mosca diretta per l'occasione dal maestro argentino Pablo Dzodan. Come ha scritto un quotidiano del luogo, El diario del Fin del Mundo, "l'esecuzione è stata superba; Cambri ha confermato in pieno tutto il suo riconosciuto valore, offrendo un tocco pianistico cristallino ed emotivamente contenuto, perfettamente aderente all'estetica musicale mozartiana e perseguendo un continuum espressivo con l'orchestra senza mai soverchiarla. I virtuosismi della scrittura solistica sono stati snocciolati con assoluta proprietà tecnica, senza però indugiare nell'esibizionismo puro fine a se stesso".
Nella Casa della Cultura, il Maestro Cambri ha invece presentato un recital solistico, con brani di Mozart (Fantasia in re minore), Beethoven (Sonata "Al chiaro di luna"), Schumann (Sonata in sol minore), Schubert/Liszt ("Aufenthalt"), Mancinelli ("Berceuse") e Debussy ("L'Isle Joyeuse"). Anche in questa occasione, il calore del pubblico argentino si è fatto sentire, ottenendo dal concertista italiano ben tre bis fuori programma. Un'esperienza, quella del Festival Internacional de Ushuaia, indimenticabile per il giovane e valido Maestro, che aggiunge un'altra significativa gemma alla sua carriera.

Al suo ritorno, ancora in piena emozione per questa lontana tournée, il Maestro Riccardo Cambri ha rilasciato l'intervista che segue al direttore di Orvietonews.it, Laura Ricci.

Buongiorno Maestro Cambri, abbiamo saputo che è appena tornato dal Festival Ushuaia Classica, che si è appena concluso nella Tierra del Fuego sotto la direzione del Maestro Jorge Uliarte. Come è nata la possibilità di partecipare a questa esperienza?

Lo scorso anno, tramite una gentilissima mediazione del Sindaco di Orvieto, il dottor Toni Concina, ebbi occasione di incontrare il Maestro Uliarte; del quale, per altro, conoscevo il talento pianistico. Il Maestro Uliarte, credo all'inizio degli anni Ottanta, risiedette per diversi mesi in Orvieto; qui non faticò a trovare tanti estimatori per le sue qualità musicali, certamente non ordinarie. Il dottor Mario Pettinelli, che ho avuto la fortuna di frequentare, mi raccontava dello Chopin eseguito da Uliarte e di una sua superba interpretazione, all'Accademia di Santa Cecilia in Roma, del primo Concerto per pianoforte e orchestra di Tchaikovsky. Subito dopo quell'incontro, spedii al Maestro Uliarte il mio curriculum artistico e l'incisione di un mio concerto. Dopo pochi giorni, ricevetti una sua telefonata nella quale mi invitava a suonare al Festival Internacional de Ushuaia, addirittura in due diversi appuntamenti: un concerto per pianoforte e orchestra ed un récital solistico.

Sappiamo, da quanto letto su un quotidiano di quel Paese, "El diario", che il suo successo è stato notevole e che le sue esecuzioni sono state molto apprezzate. E lei, da quanto ha potuto vedere e ascoltare, cosa pensa della qualità di Ushuaia Classica?

Fin dal primo momento in cui sono stato contattato dal Maestro Uliarte, ho avuto l'impressione che si trattasse di una manifestazione di alto livello, particolarmente ben organizzata. Regolarmente ricevevo delle mail che mi informavano di ogni aspetto della mia permanenza in Patagonia: un'apprezzabile attenzione alla persona, oltre che al musicista. Inoltre, bastava guardare i nomi degli altri artisti invitati per comprendere la qualità generale del Festival. Ho avuto modo di assistere a due concerti, al Salón Milenio (sede principale della rassegna): uno più piacevole dell'altro.

Che ci racconta, invece, di questa terra della cosiddetta Fin del Mundo? Cosa ha provato nel trovarsi in un altro emisfero e così distante da casa?

Le devo dire che io ho visto ben poco, purtroppo, della Fine del Mondo. Il viaggio in aereo è durato oltre diciotto ore, a cui ho dovuto aggiungerne quattro di attesa all'aeroporto di Buenos Aires per il tratto finale verso Ushuaia. Appena arrivato a destinazione, la spossatezza e la confusione erano notevoli; tuttavia, quando mi sono reso conto della tipologia di albergo in cui avrei soggiornato, quando ho visto coi miei occhi la maestosa sala concerti fornita di seicento posti a sedere, quando ho scrutato il manifesto generale con i nomi, prestigiosi, dei musicisti che si sarebbero esibiti (Goran Filipec, Csaba Onczay e Vitaly Pisarenko, fra gli altri): beh, un sentimento di inadeguatezza mi ha presto invaso. E con esso la preoccupazione di trovare subito un pianoforte, con il quale ho trascorso la maggior parte del tempo in Ushuaia. Non mi sono neanche accorto che, dalla prima sera in cui ho dormito a Las Hayas, aveva iniziato a nevicare. Comunque, il calore di tutti gli argentini che ho incontrato (dai musicisti al personale dell'albergo, agli spettatori dei concerti) mi ha fatto dimenticare che stavo così lontano dalla mia casa. E' proprio vero che Argentina ed Italia sono due nazioni sorelle. Certo, ricorderò per sempre lo scenario del Salón Milenio; un grande auditorium rettangolare, per tre lati chiuso da imponenti vetrate. Da ognuna di esse si ammirava un paesaggio diverso: a sinistra la colorata baia di Ushuaia, al centro si stagliavano verso un cielo turchese alte montagne completamente innevate, a sinistra verdeggiava una fitta foresta. Veramente incredibile!

Lei è abituato a incontrare persone di altre culture e di altri Paesi, sia per le sue esibizioni artistiche, sia per i Corsi di perfezionamento musicale che da vari anni organizza a Castel Viscardo. Dal punto di vista umano, come è stata questa ulteriore esperienza?

E' stata fantastica, anche da questo punto di vista. Innanzitutto, ha rappresentato per me una prova straordinaria. Per la prima volta sono stato invitato in un Festival tanto prestigioso. Ricordo ogni secondo della serata in cui ho suonato con l'Orchestra Sinfonica di Mosca. Come da protocollo, una volta che si è schierata l'orchestra, che si sono spente le luci in sala e che il pubblico si è zittito, deve entrare il solista. Ho percorso il tragitto dalla porta laterale al palco contando i passi, e cercando di non vedere la sala strapiena di pubblico. Mi sono seduto di fronte ad uno Steinway & Sons di 3 metri e ottanta centimetri. E' entrato il direttore d'orchestra: emozione ancora più forte! La Sinfonica ha iniziato a suonare; l'introduzione orchestrale è durata circa due minuti e mezzo, e poi, grazie a Dio, dal momento in cui ho suonato le prime note, sono riuscito mantenere la giusta concentrazione sulla musica e su quel che dovevo fare al pianoforte per rendere la migliore interpretazione che io ero capace di dare. Un altro ricordo indimenticabile riguarda il secondo concerto; ho suonato alla Casa della Cultura, un teatro popolare di Ushuaia. Lo spettacolo era rivolto a tutta la cittadinanza che desiderava entrare; c'erano anche tanti ragazzi e studenti. Ebbene, questi, non appena ho iniziato a suonare, sono piombati in assoluto silenzio. Ma quando ho terminato il programma musicale, il loro entusiasmo è stato esplosivo. Ho concesso tre bis e sono stato abbracciato da tutti loro. Molte persone mi hanno salutato, commosse; alcune di loro erano figlie o nipoti di italiani. Quando, fuori programma, ho suonato "O sole mio", le loro lacrime mi hanno toccato il cuore.

Il Festival Ushuaia Classica dovrebbe avere una sua propaggine estiva, in virtù di un gemellaggio artistico di cui da tempo si parla, a Orvieto in estate. Cosa ne pensa? Ha parlato con qualcuno di questa prossima eventualità, può darci qualche anticipazione?

Non so nulla in più di quanto non sappia anche lei. Ritengo che l'attuale contingenza economica generale, e più in particolare di Orvieto, rappresenteranno una difficoltà alla realizzazione di questa manifestazione. So comunque che sia il Sindaco Concina che il Maestro Uliarte desidererebbero dare vita a questo progetto.

Quale è stata l'emozione più grande di questa nuova esperienza musicale?

Forse, l'emozione più grande è stata quella di scoprire, o meglio riscoprire, la meravigliosa bellezza della mia professione.

Se dovesse definire in modo estremamente sintetico questo momento della sua carriera artistica, quali sarebbero le tre parole chiave che sceglierebbe?

Più che parole, mi permetta tre concetti chiave: passione per l'insegnamento, consapevolezza dei propri limiti, desiderio di condividere la bellezza della musica.

Come esponente del mondo della cultura a Orvieto, non possiamo non farle una domanda sulla difficile situazione che, per le note difficoltà economiche dell'amministrazione comunale, sta vivendo la città, dove alcune iniziative e istituzioni culturali sono in piena crisi. Qual è il suo punto di vista su questo frangente?

Le sembrerò controcorrente, ma io sono molto fiducioso per il futuro. Confido nella laboriosità e nella professionalità degli operatori culturali di Orvieto, di qualsiasi livello; solo con la qualità, la serietà e la dedizione si superano i momenti difficili. Sarebbe opportuno che tutti coloro che si occupano direttamente o indirettamente di cultura facessero confluire i propri sforzi verso obbiettivi e finalità comuni. Ho molta fiducia nel Sindaco Toni Concina; è persona intellettualmente capace e brillante, sono convinto che saprà tirare fuori dal pantano la nostra città. Chi saprebbe farlo meglio di un Sindaco musicista?

Grazie Maestro Cambri, con l'augurio di nuove soddisfazioni e di nuovi successi!