interviste

Presidio ospedaliero: scontento, petizioni, problemi su problemi. Ne parliamo con il consigliere regionale Fausto Galanello

giovedì 24 giugno 2010
di laura
Presidio ospedaliero: scontento, petizioni, problemi su problemi. Ne parliamo con il consigliere regionale Fausto Galanello

Appare preoccupante la situazione dell'Ospedale di Orvieto, presidio sanitario della città e del Comprensorio orvietano, tanto che da vario tempo sono numerose le prese di posizione di cittadini che, più o meno esasperati, continuano a lanciare segnalazioni e appelli agli organi di informazione e, ultimamente, petizioni da inviare alla Asl 4 per chiedere la soluzione dei vari problemi. Anche l'associazione "Orvieto contro il Cancro" ha espresso la propria preoccupazione e nella recente ultima riunione, i Sindaci dell'Ambito Territoriale n. 12 dell'Orvietano, nell'affrontare la situazione di criticità del presidio ospedaliero di Orvieto e dell'organizzazione socio-sanitaria del Distretto territoriale, hanno deciso di dare vita ad un gruppo di lavoro ristretto che entro i primi giorni di luglio produrrà un documento sui problemi più pressanti, da sottoporre all'attenzione dell'Assessore Regionale alla Sanità Vincenzo Riommi e del Direttore Generale della Asl 4 Vincenzo Panella.

In considerazione di un'interrogazione alla Giunta regionale che il consigliere regionale Fausto Galanello ha presentato proprio in questi giorni (il 16/06/2020) su "Carenze ospedale di Orvieto e criticità del modello socio-assistenziale comprensoriale; verifica sugli effetti della riforma del '98 del sistema sanitario regionale", abbiamo cercato di capire meglio qual è la situazione complessiva del nosocomio orvietano del Santa Maria della Stella e di approfondire l'argomento attraverso un'intervista con lo stesso consigliere Galanello.

Buongiorno consigliere, lei ha presentato un'interrogazione alla Presidenza del Consiglio Regionale sulle carenze dell'Ospedale di Orvieto. Quali sono i fatti concreti che l'hanno spinta a questo passo?

Occorre anzitutto una premessa sulla difficile congiuntura economica che stiamo vivendo che si è tradotta da mesi in una vera e propria recessione, e sugli effetti dei tagli pesanti della Finanziaria alle Regioni, con gravi ripercussioni sociali soprattutto a carico degli strati più deboli della popolazione. E' in queste situazioni di forte crisi che necessitano scelte coraggiose per quanto riguarda il potenziamento delle garanzie poste a tutela delle esigenze fondamentali della persona. Il Governo Nazionale, almeno in campo sanitario, ha già reso esplicita la sua scelta e sta operando con misure coerenti tendenti alla riduzione degli investimenti pubblici nel pilastro pubblico della sanità e la creazione di un pilastro privato, ricorrendo al risparmio delle famiglie da gestirsi in forma assicurativa privata o mutualistica.

In coerenza con questa scelta, infatti, il Governo
- ha già deciso di ridurre fortemente il fisiologico incremento del fondo sanitario per il biennio 2010-2011,
- ha azzerato dal 2010 il fondo ex art. 20 per gli investimenti,
- sta cercando, ostacolato dalle Regioni, di diminuire i LEA, (livelli essenziali di assistenza) l'area cioè delle prestazioni garantite,
- ha previsto nel nuovo schema di contrattazione la possibilità per le categorie, di contrattare livelli di tutela dei bisogni non più universalmente garantiti, trasformando in tal modo il diritto alla tutela da individuale/personale a categoriale, diverso cioè da cittadino a cittadino a seconda dell'attività svolta e del ruolo sociale, fatto questo altamente discriminante.
Per contrastare gli effetti negativi di tali scelte sugli strati sociali più deboli è fondamentale il rilancio della battaglia per la costruzione della dimensione territoriale dell'offerta di assistenza che bisogna affrontare e, qui, la debolezza della rete territoriale dei servizi costituisce un elemento di grande criticità del nostro sistema.
L' azione politica deve essere pertanto rivolta a contrastare la frammentazione, incrementare e favorire la continuità assistenziale all'interno di un percorso di presa in carico dei pazienti, cosa che sembra accantonata a fronte di interpretazioni e obiettivi più minimalisti.
E' per questo motivo che mi vedo costretto ad affrontare questo spinoso argomento che riguarda la situazione globale della sanità territoriale ed ospedaliera della Asl n. 4 di Terni, ma più specificatamente del presidio ospedaliero di Orvieto. Le problematiche di cui parlerò rivestono un ruolo significativo non solo alla luce delle ultime lamentele riportate dagli organi di informazione da parte di pazienti, sindaci e organizzazioni sindacali, ma anche nell'ottica di promuovere una riflessione sul perché al cambio dei vertici direzionali della ASL4 e dopo la realizzazione del piano di riordino, convalidato dalla conferenza dei sindaci, si debba ancora cambiare con modelli organizzativi vuoti di programmi ma pieni di costi da diminuire.
È tempo di porre fine alla strategia di disistima e sfiducia verso la nostra struttura e di richiamare invece l'attenzione su programmi che possano essere in linea con le dichiarazioni del nuovo assessore regionale: "equilibrio dei conti con l'innovazione e la qualità dei servizi offerti". Dichiarazioni condivisibili solo se si supera la forma difensiva dei conti in termini di tagli da esercitare sulle singole situazioni, per promuovere una progettualità che sappia cogliere le opportunità dei singoli territori regionali quale contributo alla qualificazione del sistema sanitario regionale ed offrire ai cittadini umbri una qualità dei servizi diffusa ed uniforme. Vanno altresì promosse le potenzialità professionali presenti nel sistema ospedaliero locale e regionale.
Ecco quindi l'assoluta necessità di mettere mano alle innumerevoli problematiche presenti nel nostro ospedale che, dall'emergenza-urgenza, sta inesorabilmente scivolando verso un ospedale parcheggio.

Possiamo fare il punto dell'attuale situazione dell'Ospedale di Orvieto con precisione e chiarezza?

Partendo dalle considerazioni che ho prima esplicitato e dalle generali preoccupazioni, facendomi carico del mio mandato e della funzione di rappresentanza del territorio che gli elettori mi hanno attribuito ho fatto una serie di verifiche e ho potuto constatare che, in effetti, ci sono fatti che testimoniano un reale depotenziamento dell'Ospedale di Orvieto.

Un aspetto che mi preoccupa molto, tanto per partire con qualche esempio, anche se viene minimizzato, è che manca in pratica, nelle varie turnazioni, un anestesista, in quanto l'anestesista del turno pomeridiano destinato alla guardia per l'emergenza urgenza viene impiegato per le sedute operatorie pomeridiane di prassi, lasciando di fatto sfornita l'emergenza. Per non incorrere in rischi servirebbe dunque un altro anestesista, dato che le sedute operatorie sono programmate ogni giorno sia la mattina che il pomeriggio. Per onestà va in ogni caso detto che, proprio nelle ultime ore, è stato finalmente bandito il concorso sia per l'anestesista che per il primario di chirurgia e che dall' 11 giugno è stato assunto ad incarico un anestesista ma, in vista delle ferie estive, tale unità non comporta, comunque, alcun potenziamento di supporto all'attività.

A proposito di chirurgia. E' una delle aree in cui gli utenti lamentano molte criticità, non ultima la continua rotazione, quando ci sono, dei primari. E' di queste ultime ore, poi, la notizia che sarebbero state chiuse alcune stanze, riducendo di 8 unità il numero dei posti letto. Lo hanno segnalato la RSU e le organizzazioni sindacali al Direttore Generale, che tuttavia sembrerebbe non aver autorizzato alcun provvedimento di questo tipo. Che pensa a questo proposito?

A proposito di primari penso che, se ci sono, proprio per evitare questa continuo alternarsi, bisognerebbe valorizzare le risorse del territorio. Quanto alla chiusura di queste stanze della chirurgia, che risulta anche a me, se è vero, come non ho ragione di dubitare, che il Dott. Panella non ha autorizzato un provvedimento del genere, si evidenzia a mio avviso un altro problema, quello di un certo stato di anarchia determinato dall'assenza, da oltre un anno, del Direttore Sanitario che, dopo la cessazione del mandato della Dott.ssa Valecchi, non è più stato nominato.

Altri disservizi dell'area chirurgica? I pazienti lamentano insufficienza di personale e quant'altro...

In effetti i medici sono passati da 8 unità a 6, compreso il primario, gli infermieri, compresa la coordinatrice, sono solo 12. A ciò si aggiunga che la Day-Surgery è stata chiusa lo scorso anno a fine luglio e non è più stata aperta, che l'Urologia non ha il primario da circa due anni e si regge su due soli medici, tanto che è la chirurgia che deve sopperire alla mancanza di organico facendo la reperibilità. Altro punto dolente che mi risulta è che con la modifica dell'organizzazione delle sale operatorie e con l'attuale dotazione organica, in caso di urgenza si rende necessario rimandare gli interventi già programmati che, dato che la programmazione delle sedute operatorie è settimanale, vengono rinviati di almeno una settimana, fatto che non solo evidenzia il disservizio, ma crea un aggravio dei costi di degenza, per l'impossibilità di pianificare il lavoro come previsto dalle linee guida ministeriali. Da considerare, inoltre, il disagio di quei pazienti con minore urgenza che, a causa di queste dinamiche di slittamenti, attendono di essere operati da mesi. Bisognerebbe prevedere un'équipe e una sala operatoria esclusivamente per le emergenze urgenze.
Altro depotenziamento, poi, il mancato rinnovo del rapporto di consulenza con il Dott. Paolo Gelli per la chirurgia oncoplastica della mammella. Il percorso che aveva individuato il precedente direttore sanitario, che aveva invertito la fuga verso l'Azienda Ospedaliera di Terni per questo tipo di patologia e che mirava ad attrarre a Orvieto utenti dalle regioni limitrofe, prevedeva l'inserimento di professionisti in un iter teorico pratico di formazione ECM. Di fatto, mentre altre Aziende ospedaliere potenziano i servizi di formazione, in questa si smantellano.

Il cahier de doléances è lungo. Ci sono altri problemi?

Ce ne sono ancora, purtroppo. Mi risulta che nell'area medica non è stata rinnovata la consulenza con il Dott. Frigeri bloccando, anche qui, il percorso formativo che si era avviato in questo campo, con l'impossibilità di poter effettuare broncoscopie con eventuali biopsie bronchiali; che il Day- Hospital oncologico lavora con 2 oncologhe soltanto di cui una, la Dott.ssa Di Costanzo, a contratto nonostante sia vincitrice di concorso, che in medicina d'urgenza ci sono solo cinque medici, pochi in relazione alle necessità. E ancora, Pediatria non ha il primario da circa 3 anni e la vincitrice del concorso di coordinatore infermieristico non può ancora prendere servizio per il blocco della direzione, Ortopedia ha problemi di pianta organica, in Otorinologia c'è un solo medico per assicurare la continuità del servizio per 365 giorni l'anno, in Endoscopia ci sono lunghissime liste d'attesa in quanto la Dott.ssa Franciosini sarà assente per un lunghissimo periodo ed è rimasta la sola Dott.ssa Scafiti, coadiuvata da un medico da Terni per un solo giorno a settimana, senza contare che nell'orario di chiusura del servizio siamo sprovvisti di reperibilità e i pazienti vengono inviati a Terni. Possiamo ancora aggiungere che nel laboratorio Analisi il servizio di microbiologia è gestito da una precaria con contratto in scadenza questo fine giugno e che manca un referente informatico, che in Nefrologia il primario manca da oltre tre anni, che in Radiologia, dove ci sono liste di attesa lunghissime, non solo non si fa più lo screening per la displasia congenita dell'anca dei neonati, ma è l'Ospedale di Orvieto che manda a Terni un radiologo per questo servizio e un altro radiologo a Narni per la TAC. Dulcis in fundo è stato chiuso da alcuni giorni il reparto della Riabilitazione. Mi chiedo, a questo punto, che fine ha fatto l' ospedale dell'emergenza urgenza e, come evidenzio nella mia interrogazione, se non sia il caso di fare una verifica sulla Riforma del sistema sanitario regionale varata nel 1998 con la Legge Regionale n. 3.

Perché a suo avviso bisogna fare questa verifica?

Perché bisogna capire partendo dalle radici, mettendo in relazione riforma, risorse e organizzazione, dunque verificare cosa accade nei distretti sanitari regionali in rapporto alla spesa sanitaria e ai bisogni dei territori e, eventualmente, ridistribuire le risorse. Come evidenzio nell'interrogazione, c'è una contraddizione tra gli alti costi sanitari pro capite che si registrano in provincia di Terni, rispetto a quella di Perugia, e la dequalificazione complessiva delle prestazioni della Asl 4, almeno per quanto riguarda il Distretto n. 3 dell'Orvietano. C'è quindi qualcosa che non va e che va appurato. La Legge Regionale 3/98 prevedeva poi un'autonomia economico-finanziaria e gestionale delle strutture distrettuali, forse sarebbe il caso di riconsiderarla sia in funzione dell'ospedale dell'emergenza urgenza che Orvieto dovrebbe essere, sia dell'alta percentuale di popolazione anziana residente, che richiederebbe il potenziamento non solo dei servizi sanitari, ma anche di quelli socio assistenziali, come ad esempio l'assistenza domiciliare e le residenze protette.

In questo quadro piuttosto fosco qual è l'auspicio?

Che quanto meno si proceda a quello che chiedo nella mia interrogazione: la convocazione di un'Assemblea dei Sindaci del Distretto n. 3 della Asl 4, quello di Orvieto e l'Orvietano, con la presenza della Direzione Aziendale e della Regione, per verificare le numerose criticità e, possibilmente, cominciare a porvi rimedio.

L'interrogazione del cons. regionale Galanello sulle carenze dell'Ospedale di Orvieto e le criticità del modello socio-assistenziale comprensoriale