politica

Le motivazioni di Buconi

giovedì 22 luglio 2010

Di seguito, in versione integrale, le motivazioni addotte da Danilo Buconi in merito alla sua scelta:

PERCHE' VIA DALL'ITALIA DEI VALORI

Perché una formazione politica che tanto parla di valori morali, di correttezza politica e istituzionale, di trasparenza ed onestà, non dovrebbe occupare le poltrone istituzionali, moltiplicandole, con l'immissione di Assessori esterni, in barba alle indicazioni di voto dei cittadini, all'interno delle Giunte degli Enti Locali (la pretesa dell'Assessore esterno con delega alla Vice-Presidenza alla Regione dell'Umbria è emblematica su tutte, a partire dalla nomina degli Assessori esterni alla Provincia di Terni e a quella di Perugia);

· Perché, per quanto riferitomi da qualche autorevole rappresentante di quel Partito, perché questo è, al pari di tutti gli altri, il sottoscritto non ha l'intelligenza necessaria per appartenere a quella formazione politica (in realtà, sono state usate ben altre parole ma, poiché mi reputo ad un livello culturale, intellettuale e di educazione molto superiore a quello del famoso interlocutore, preferisco non pronunciare le parole specifiche): il punto del contendere, per essere espliciti, era proprio la richiesta di attenzione alle indicazioni elettorali venute dalle urne, quelle urne che avevano indicato Monteleone d'Orvieto come il territorio con il risultato migliore per l'IDV alle Europee e alle Provinciali: semplicemente, quindi, tolgo il disturbo, con tante scuse per aver portato troppi voti all'IDV alle ultime elezioni amministrative;

· Perché non è con il giustizialismo, per lo più di facciata, che ci si candida a guidare gli Enti locali e il Governo del Paese che invece possono essere bene amministrati e governati sono avendo coscienza delle reali situazioni economiche e sociali di massa delle famiglie, dei lavoratori e della maggior parte dei cittadini;

· Perché appare ogni giorno più evidente l'incapacità manifesta, interna all'IdV, a trovare soluzioni reali ai problemi reali dei cittadini (equità sociale, lavoro, sviluppo alternativo, diritti, tutele) rispetto invece alla eccezionale capacità a preferire la nomina di Assessori esterni negli Enti locali rispetto alla considerazione di quanti mettono la propria faccia, la propria esperienza e la propria passione nei manifesti, nelle schede elettorali e, soprattutto coscienziosamente a disposizione dei cittadini.

PERCHE' FUORI DAL CENTROSINISTRA

· Per l'incapacità manifesta a rispettare i mandati elettorali che con tanta fatica i cittadini, le elettrici e gli elettori, gli affidano: dal Parlamento agli Enti locali, passando per Governi che antepongono gli interessi di palazzo e di bottega a quelli della pluralità dei cittadini, fino ad arrivare all'amministrazione degli enti locali (emblematico, alla Provincia di Terni, che 5 Assessori su 8 siano esterni!);

· Per l'insufficienza dell'iniziativa ideale, programmatica e culturale che caratterizza, ormai da troppi anni, il centrosinistra italiano, povero di contenuti, di saggezza e di astuzia politica (anche in questo caso, la Provincia di Terni ne rappresenta l'emblema in negativo!!!);

· Per la mancanza di coraggio nell'affrontare un serio percorso di riforme strutturali in grado di ridare ossigeno all'economia delle famiglie, slancio all'economia e sostegno allo sviluppo;

· Per l'assoluta inadeguatezza, in ambito regionale e locale, della rappresentanza politica e istituzionale del centrosinistra, inadeguatezza che ha di fatto ingessato l'Umbria nel corso degli ultimi dieci anni, rispetto al resto del Paese e del centro-Italia;

· Per l'abbandono che la guida di centrosinistra della Regione ha riservato alla Provincia di Terni nel suo complesso e, all'interno di questa, per l'emarginazione economica, sociale e culturale cui è stato definitivamente condannata l'area orvietana;

· Per la manifesta incapacità politica e amministrativa sin qui dimostrata dalla nuova Amministrazione Provinciale e dalla maggioranza consiliare che la sostiene che di fatto - oltre a non saper intervenire sulle drammatiche crisi occupazionali in atto - sta paralizzando ulteriormente, con il proprio operato, lo sviluppo economico e sociale dell'intera area provinciale.

LE RIFORME DI CUI L'ITALIA HA URGENTE BISOGNO

· Definizione urgente di un moderno TESTO UNICO sul complesso della PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, ricomprendendo in essa sia l'Amministrazione vera e propria, ad ogni livello, che la gestione del sistema pubblico italiano e finalizzata a produrre un risparmio annuo di spesa, a regime, non inferiore a 10 MILIARDI DI EURO;

· Approvazione di un PIANO di misure tendente a migliorare la SICUREZZA SOCIALE DEI CITTADINI avente l'obiettivo di mettere al centro dell'azione politica e istituzionale il concetto di prevenzione rispetto a quello di repressione;

· Attuazione di una seria RIFORMA DELLE POLITICHE FISCALI in senso federalista concreto, attraverso l'attribuzione della delega in materia alla competenza esclusiva delle Autonomie Locali, che devolvono successivamente allo Stato centrale una quota parte non superiore al 33% quale contributo di compensazione e sussidiarietà;

· Approvazione di una seria RIFORMA DEL MONDO DEL LAVORO con l'obiettivo di parificare orario e condizioni di lavoro tra il sistema pubblico e quello privato, ivi comprese quelle concernenti le coperture assistenziali e previdenziali ed i relativi Istituti e di liberalizzare l'esercizio professionale privato abolendo il sistema degli Ordini;

· Definizione di una RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PENALE, CIVILE E AMMINISTRATIVA riducendo da tre a due i gradi di giudizio, aumentando le competenze dei Giudici di Pace, innalzando a 30 mesi la sospensione condizionale delle pene e unificando in una unica istituzione le competenze di Corte Costituzionale e Consiglio di Stato;

· Approvazione e attuazione immediata di una massiccia RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO E SOCIALE nazionale che metta seriamente al centro dei propri obiettivi i bisogni dei cittadini, anteponendoli a rendite di posizione e interessi privati di categoria, riducendo amministrazioni, primariati e costi;

· Definizione di un moderno SISTEMA PREVIDENZIALE E PENSIONISTICO fondato sull'unificazione dei sistemi e dei conti previdenziali nonché delle età anagrafiche e contributive per tutte le categorie sociali di cittadini, fermo restando il riconoscimento di benefici in favore delle donne, in particolare delle madri, e degli addetti a professioni usuranti.

PERCHE' ALL'OPPOSIZIONE DI QUESTA GIUNTA PROVINCIALE

· Perché un'Amministrazione che conta 5 componenti su 9 di natura esterna (cioè, non passati minimamente per il giudizio dei cittadini) non ha chiaro il concetto di democrazia, di partecipazione popolare e di considerazione dei cittadini e, come tale, non può meritare la mia personale fiducia;

· Perché gli unici obiettivi della nuova Presidenza sono stati quelli di costruire la Giunta con il bilancino, di procedere alla nomina di una nuova figura dirigenziale (oltre 90.000 euro l'anno di costo sulle spalle dei cittadini), di sostituire la figura del Segretario con quella del Direttore generale (ovviamente più onerosa per le casse dell'Ente);

· Perché questa Amministrazione ha completamente abbandonato la parte orvietana del territorio provinciale, in particolare l'area dell'alto orvietano (Collegio di San Venanzo) che non ha più alcun rappresentante in seno al Consiglio provinciale, dimostrando un comportamento molto poco consono ai criteri di uguaglianza scritti nella Costituzione e che dovrebbero essere proprio di ogni buona e seria Amministrazione;

· Perché dall'inizio del mandato, non esiste un atto amministrativo volto ad affrontare problemi reali dei cittadini e del territorio: ci troviamo purtroppo di fronte ad una Amministrazione assente rispetto alle criticità occupazionali, economiche, sociali ed infrastrutturali della Provincia (assordante il silenzio dell'Amministrazione Provinciale tutta, al pari delle componenti consiliari elette nell'orvietano, sulle gravi crisi economiche e occupazionali che stanno investendo il territorio di Orvieto e tanta parte di occupazione femminile locale!);

· Perché non esiste alcun progetto concreto in termini di investimenti infrastrutturali su viabilità, trasporti ferroviari e apertura del nostro territorio al resto del centro-italia, quando invece la posizione strategica del territorio provinciale ternano - a cavallo dell'Autostrada del Sole, della Orte-Ravenna e tre importanti direttrici ferroviarie di rilevanza nazionale (Direttissima, Roma-Firenze e Roma-Ancona) dovrebbe e potrebbe costituire un importante contributo in termini di sviluppo industriale e di importanza commerciale e turistica.

LE RIFORME DI CUI L'UMBRIA HA URGENTE BISOGNO

· Riduzione a 24 del numero dei Consiglieri e a 5 - compreso il Presidente - del numero dei componenti della Giunta per i quali deve essere esclusa ogni possibilità di nomina di componenti esterni al Consiglio Regionale eletto;

· Attivazione di un Piano di Risparmi Amministrativi in grado di ridurre del 20% il personale dell'Ente e di arrivare al superamento - anche tramite fusioni e accorpamenti - dell'ormai ingiustificabile peso di Enti, Sub-Enti ed Agenzie che oggi appesantiscono burocraticamente e finanziariamente la struttura amministrativa regionale a tutti i livelli (a partire da Comunità Montane, ARUSIA, Sviluppumbria e Agenzia Umbria Ricerche);

· Attivazione di tutti i canali e di tutte le strategie di contatto con il sistema istituzionale nazionale con l'obiettivo di contribuire a ridisegnare una profonda riforma del Servizio Sanitario Nazionale volta all'abolizione delle Aziende Ospedaliere e ad una drastica riduzione del numero delle Asl, destinando ai servizi sul territorio i proventi derivanti dai relativi risparmi di spesa;

· Definizione di una organica e razionale riforma endo-regionale che sia in grado di rappresentare l'Umbria come l'unione di tre macro-aree geografiche rispetto alle quali organizzare servizi, presidi e amministrazione dell'attività rivolta al territorio e ai cittadini, a partire dall'ormai ineludibile riequilibrio territoriale delle due province;

· Attivazione di un moderno piano di sviluppo rurale che sia in grado di rilanciare l'intera economia regionale partendo dalla valorizzazione ambientale del territorio e dal sostegno all'attività di impresa nei settori agricolo, selvo-pastorale e degli allevamenti, anche attraverso moderne forme di raccordo produzione - trasformazione - vendita delle produzioni locali;

· Riorganizzazione della rete regionale dei trasporti pubblici locali partendo dalla valorizzazione del trasporto su ferro e dalla complementazione di quest'ultimo con i servizi urbani ed extraurbani cittadini e con moderni sistemi di viabilità alternativa.


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