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Enrico Vanzina si racconta, tra "Mio fratello Carlo" e "Vacanze di Natale"

giovedì 5 dicembre 2019
di Davide Pompei
Enrico Vanzina si racconta, tra "Mio fratello Carlo" e "Vacanze di Natale"

Guardati, per anni, con un certo snobismo dai critici cinematografici, ma promossi al botteghino da chi, alla fine, i film non li studia ma ne fruisce, i fratelli Carlo ed Enrico Vanzina in quarant'anni di attività e sessanta di simbiosi hanno contribuito ad imprimere certi caratteri alla commedia all'italiana. Oltre cento le sceneggiature, spensierate e scollacciate, eppure amare e tragicomiche, vere come l'esistenza. Quella che per il minore dei due, si è prematuramente interrotta a luglio 2018.

Orfano di quel profondo legame affettivo e del rodato sodalizio lavorativo, Enrico Vanzina ripercorre la lunga storia del loro rapporto fino alla scoperta della malattia e alla scomparsa, nel giro di un anno, nel romanzo "Mio fratello Carlo", arrivato in libreria a settembre di quest'anno per HarperCollins Italia. Grondano affetto e nostalgia, le 187 pagine del volume che sarà presentato dall'autore sabato 7 dicembre alle 16 al Cine Tuscia Village di Vitorchiano, località Pallone.

L'evento, ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, è promosso da Retrottanta e Comune. Alle 17 seguirà la proiezione del piccolo grande cult "Vacanze di Natale", la prima pellicola del lungo filone dell'Italietta vanziera datata 1983, sceneggiata da Enrico e diretta da Carlo, già aiuto-regista di Mario Monicelli ne "L'Armata Brancaleone" girato a Vitorchiano e nella Tuscia nel 1966. A seguire, sarà possibile effettuare il firma-copie del libro, acquistabile sul posto. 

"Per me – annota l'autore – Carlo era tutto. Era mia fratello, era il mio migliore amico, era il mio confidente e io il suo, era il mio alter ego nel lavoro. Siamo stati insieme praticamente tutti i giorni della nostra esistenza, prima da piccoli, poi da adolescenti, poi lavorando insieme. Carlo è stato il mio passato ed era il mio futuro. Essendo il fratello maggiore ho provato a proteggerlo per tutta la vita. Non ce l'ho fatta".

Dietro alle risate facili dei film, le pagine commoventi del libro che arriva dopo il successo de “La sera a Roma” (Mondadori). E che è "la storia universale dello spaesamento, della rabbia, dell’essere umano di fronte al male di una malattia terminale e al lutto". E "l'atto di amore di un fratello" che, asciugate le lacrime, dà "nuova prova del suo grandissimo talento letterario con una cronaca appassionante dei sentimenti umani, nei quali tutti possono riconoscersi".