eventi

Vinicio Marchioni al Mancinelli con "La più lunga ora. Ricordi di Dino Campana"

giovedì 25 aprile 2019
di Davide Pompei
Vinicio Marchioni al Mancinelli con "La più lunga ora. Ricordi di Dino Campana"

Tumultuoso, affetto da incredibili e patologici sbalzi d'umore, capace di vette letterarie altissime e oscure profondità nell'arco di pochi minuti. Un "poeta selvaggio", secondo la definizione che di lui ha dato Pier Paolo Pasolini. Un viaggiatore partito per Buenos Aires o, secondo altri, che non si è mai mosso dall'Italia. Un pazzo, malato fin dalla giovanissima età e non aiutato dalla famiglia. Un manesco, eppure un intellettuale, un uomo colto che ha fatto mille mestieri. E che è sopravvissuto a se stesso, pur internato a soli 33 anni in un manicomio.

A recuperarne e promuoverne l'opera, inserendolo definitivamente nell'Olimpo dei Poeti Italiani, Eugenio Montale e Mario Luzi. Marco Candida lo ha paragonato a figure come Rimbaud, Nietzsche e Van Gogh. Prima, per gli altri, Dino Carlo Giuseppe Campana era solo "il folle di Marradi" - "Marradi è il mio paese!" - dove nacque nel 1885. Ha scritto "Canti Orfici", la sua unica composizione poetica ma in grado di illuminare per secoli la letteratura europea del '900. E l'ha riscritta a memoria – piegando una volta per tutte il suo precario equilibrio mentale – dopo che il Club delle Giubbe Rosse, storico locale fiorentino dove si riunivano Giovanni Papini e Ardengo Soffici, perse il manoscritto originale.

Nella sua "lunga ora" teatrale, il letterato preferito di Carmelo Bene ripercorre la propria vita dalle origini. La sua famiglia, il suo paese, il suo amore irruento, passionale, sfortunato, finito dopo pochi mesi per Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio detta Rina, come lui poetessa e prima ancora donna, altrettanto burrascosa e drammatica. Sul palco del Teatro Mancinelli di Orvieto va in scena così il racconto di un'esistenza straordinaria e grottesca, tra realtà e mitologia, di una delle più grandi e controverse figure, tanto ispirate quanto tormentate.

Gli presta voce e fisicità, il talentuoso attore Vinicio Marchioni – romano, classe 1975, reso popolare dal ruolo del Freddo nella serie tv "Romanzo Criminale" – che con la pièce "La più lunga ora. Ricordi di Dino Campana & Sibilla Aleramo" [Video Promo] da lui scritto, diretto e interpretato, ripercorrendo il sofferto percorso interiore del poeta, attraverso un flusso di ricordi narrati in prima persona, domenica 28 aprile alle 18 cala il sipario sulla Stagione 2018/2019 del Teatro Mancinelli di Orvieto.

La seconda con la direzione artistica affidata a Pino Strabioli. Accompagnato in scena da Milena Mancini e dalle musiche originali eseguite dal vivo dal polistrumentista Ruben Rigillo, Marchioni non accosta ricordi intellettuali o aneddotici ma confeziona uno spettacolo-concerto per voci e musica attraverso il cuore di Campana mentre cerca di ridirsi la vita, di ri-viverla, di ri-metterla in scena per non perdere la memoria di se stesso.

Come a memoria ha riscritto il suo lavoro perché "se lo riscrivevo, potevo esistere". Dalla sua memoria emergono momenti per scoprire che "non c’è nulla che possa far morire l’istinto alla poesia in ognuno di noi. Per provare a dire, come Campana, che solo la poesia salverà il mondo". Uno spettacolo intimo e forte nella sua semplicità, che non propone una biografia d'artista, ma omaggia la memoria di un personaggio tanto complesso quanto geniale, celebrato nel 2002 anche al cinema dal film "Un Viaggio chiamato Amore" con Stefano Accorsi e Laura Morante.

"Sono un appassionato di poesia – confida Marchioni – e rileggendo Dino Campana sono andato a guardarmi le biografie che avevano scritto su di lui e mi ha colpito il fatto che fossero molto contrastanti le une dalle altre. E quindi mi sono chiesto come abbia fatto un uomo come lui che, si dice, sia arrivato in Sud America e a Parigi a piedi e molto altro a sopravvivere agli ultimi 14 anni della sua vita in una stanza di manicomio".

Un prezioso invito, dunque, a non sottovalutare il potere della suggestione e l’importanza dell’espressione artistica come unica salvezza possibile. Che "essere è essere percepiti" scriveva Beckett. "Si vive attraverso lo sguardo degli altri, e quando gli altri non ci guardano più si ha solo la possibilità di raccontare la propria storia, a se stessi, per assicurarsi, o illudersi, che quella storia sia esistita realmente". Biglietti da 10 a 35 euro, disponibili al Botteghino del Mancinelli e online su Ticketitalia.com

Per ulteriori informazioni e prenotazioni:
0763.340493 – biglietteria@teatromancinelli.it

Foto: Teatro Eliseo