eventi

"Falso Natale. Bufale, storie e leggende della festa più importante dell'anno"

sabato 22 dicembre 2018
di Davide Pompei
"Falso Natale. Bufale, storie e leggende della festa più importante dell'anno"

Promette di non rovinare lo spirito delle feste, ma anzi di contribuire a riscoprirne il senso. In 176 pagine, fresche di stampa per Utet, Errico Buonanno – romano, classe 1979, scrittore, traduttore, autore radiofonico e televisivo, collaboratore per diverse testate – scandaglia le "fake news" che aleggiano intorno ad una data così piena di significati, spesso tutt'altro che spirituali, al centro di un grande, annuale rito collettivo.

"Falso Natale. Bufale, storie e leggende della festa più importante dell’anno" è il titolo del libro che lui stesso presenterà domenica 23 dicembre alle 17.30 al Teatro Libreria Bistrot Caffeina, in Via Cavour 9, Viterbo. Un incontro ad ingresso gratuito per scoprire dalla voce dell'autore, quanto c'è di vero dietro alla tradizione natalizia che a un certo punto della storia ha iniziato ad essere tale.

Sì, perché dietro alla frase che fotografa un rito "ogni anno, il 25 dicembre, ci scambiamo doni sotto il tradizionale albero: imitiamo così i tre re magi che 2018 anni fa, guidati da una stella cometa fino a Betlemme, festeggiarono la nascita di Gesù nel gelo di una grotta appena riscaldata dal fiato di un bue e di un asino" si nasconderebbero almeno sette imprecisioni.

Pagina dopo pagina si apprende così che nei Vangeli non si parla di dicembre, non c’è alcuna grotta – o capanna? – né tantomeno buoi o asini, che i Magi non erano tre e non erano re, che la stella non era cometa e così via. Ma senza alcun intento dissacratorio o irrispettoso, con un approccio semmai di tipo storico e divulgativo.

Una dovizia di particolari sufficienti a scoprire che la data in rosso è stata scelta ("puro marketing evangelico") perché coincideva con la festa pagana dedicata al Sole. Che l’albero si è diffuso in tutta Europa come moda aristocratica, introdotta in Italia da Margherita di Savoia e in Inghilterra dalla Regina Vittoria. E ancora che il bue e l’asinello sono il frutto di un errore di traduzione dall’ebraico al greco.

Che dietro la Befana bitorzoluta si nasconde addirittura la fulgida dea Diana. Che il panciuto Babbo Natale magari non è stato inventato dalla Coca Cola, ma reinventato sì almeno nei colori dei suoi abiti. Che la festa come è conosciuta oggi non risale oltre il Canto di Natale di Charles John Huffam Dickens e la Rivoluzione Industriale, in un tripudio di cartoline e pacchetti argentati e l'usanza di scambiarseli.

Di qui a dire che il Natale è tutta un'invenzione, "una sciocchezza, una favoletta per sciocchi, una festa consumistica senza senso", però, ce ne corre. È attraverso le tante storie contenute in un libro colto, tanto ironico quanto rispettoso che Buonanno – profetico, in fondo, anche il cognome – spiega che ogni tradizione culturale o religiosa non nasce mai dal nulla.

Né rimane incorrotta e intatta per sempre, ma si sedimenta e modifica nei decenni e nei secoli, grazie a continue rielaborazioni, riscritture, contaminazioni e pure casualità. D’altra parte se proprio tutto non è esistito, non significa che bisogna smettere di crederci. La "costruzione" e la continua "attualizzazione" – pur nel rispetto della tradizione – di una festa così sentita ha coinvolto tanti.

"Politici, fedeli di molte religioni, traduttori sbadati, nemici del Papa, pittori, streghe, eretici, imperatori romani, imperatori germanici, pubblicitari, santi, truffatori, divinità nordiche, esploratori". Qualcosa che "soltanto di traverso ha avuto a che fare con la nascita di un uomo, chissà, sì, forse lì a Betlemme, un giorno di un anno imprecisato, più o meno due millenni fa". Poco importa se non è attendibile, se alla fine Natale rimane Natale.