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Incontro con Nanni Moretti per la proiezione del documentario "Santiago, Italia"

venerdì 21 dicembre 2018
di Davide Pompei
Incontro con Nanni Moretti per la proiezione del documentario "Santiago, Italia"

"Questo è il regalo di Natale che abbiamo deciso di fare alla città di Perugia per festeggiare al meglio anche il nostro quarto anno di attività". Suona così l'annuncio del PostModernissimo, dove tra nuovi film, d'autore e di nicchia, proiettati nelle moderne sale del cinema con bistrot e spazio espositivo domenica 23 dicembre farà il suo arrivo il regista Nanni Moretti per incontrare il pubblico che parteciperà alla proiezione del documentario "Santiago, Italia".

Tre, quelle previste al civico 4 di Via del Carmine. Rispettivamente alle 17.30, alle 19.30 e alle 21.30. Durata, 85 minuti circa. La pellicola racconta il prima, il durante e il dopo del colpo di Stato in Cile del 1973 attraverso filmati d'archivio e interviste ai protagonisti, concentrandosi particolarmente sul ruolo dell'Ambasciata Italiana a Santiago del Cile che diede rifugio a centinaia di oppositori di Augusto Pinochet e consentì poi loro di arrivare in Italia.

Proiettato a chiusura del Torino Film Festival e distribuito nei cinema italiani da Academy Two, "Santiago, Italia" si articola in quattro capitoli. "Si inizia con il triennio di Unitad Popolar del Governo Allende – anticipano dal Cinema – poi il Golpe dell’11 settembre, le persecuzioni e le torture dei militari, l’Ambasciata Italiana di Santiago che accoglie centinaia di rifugiati, fino al finale viaggio in Italia, verso una nuova vita e un Paese molto diverso da come è oggi.

È un incedere serrato, ma mai sensazionalistico quello di Nanni Moretti, che firma un documentario politico, certo, ma soprattutto intimista nei toni, nello stile e nelle dimensioni. Il materiale di repertorio è usato con parsimonia ed essenzialità, per lasciare ampio spazio alle interviste ai rifugiati, che raccontano la loro esperienza al regista.

Ci sono i registi Patricio Guzmàn e Miguel Littìn, il traduttore Rodrigo Vergara, il diplomatico Piero De Masi, ma anche artigiani, operai, giornalisti, tutti con un’esperienza da raccontare e ricordare, un trauma da elaborare (Marcia Scantlebury con tragica ironia riporta la violenza delle torture), o un’ideologia politica da rivendicare ('In ogni posto dove ho lavorato sono sempre stato delegato sindacale dei miei colleghi italiani' ricorda l’operaio David Munoz).

Come già avvenuto nelle sue opere di fiction a cominciare da Il Caimano', Moretti si fa da parte, relega la sua voce e il suo corpo in un fuori campo passivo-attivo. (…) Chiaramente il suo è un film sull’accoglienza, che soprattutto nell’ultima parte parla chiaramente all’Italia e all’Europa di oggi. Ma è anche un piccolo 'Caro Diario' sull’ascolto, sul valore umano della ricezione. E in questo la semplicità formale del cinema morettiano diventa preziosa nel delineare eticamente il calore della condivisione".

Per ulteriori informazioni:
www.postmodernissimo.com