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Marzia Elisabetta Polacco presenta il romanzo d'esordio "Lei era il nome"

giovedì 1 dicembre 2016
di Davide Pompei
Marzia Elisabetta Polacco presenta il romanzo d'esordio "Lei era il nome"

Da "Pitima" a "Principessa". Lungo un percorso – interiore e fisico, condensato in 208 pagine – fatto di "Oh", "Oh tu", "Ohoh", "Ohrì", "Terì", "Rirì", "Rinetta", "Ninetta" e ancora "Titina" poi promossa a "Cettina", diminutivo di "Sancettina" o "Caterina". "Lei era il nome" è il titolo – "in verità, non è mio...è opera di Gianluca" rivela – del romanzo d'esordio arrivato da meno di un mese sugli scaffali – fisici e virtuali – di tutta Italia per Gilgamesh Edizioni.

Lei, invece, è Marzia Elisabetta Polacco che di nomi ne ha due. "Questi sì, sono miei". Risponde a entrambi e convivono insieme ai gatti, quattro. E al marito, uno. Dieci, gli anni che regala a Sancia, la protagonista del libro alle prese con una madre nevrotica e un padre assente, per affrontare la lunga estate del 1979. La racconta lei stessa, ormai adulta "con voce potente, a tratti ironica, ma mai lontana dalla verità dei sentimenti". Esplicitata dalla ricerca, continua, di affetto e attenzioni. Sull'altalena che ondeggia tra rabbia, risentimento e solitudine.

"Un romanzo di formazione che affida agli occhi dolenti di una bambina la testimonianza delle incoerenze e dell’incomunicabilità che popolano come spettri il mondo degli adulti". "Non è autobiografico – mette in chiaro l'autrice – anche se, inevitabilmente, ho attinto ad esperienze viste e vissute". C'è dentro la Puglia, con le sue distese di ulivi e le parentele grottesche. E c'è il sole – anch'esso, interiore e fisico – che "fra segreti origliati e avvenimenti imprevisti", alla fine – "senza svelarla!" – riesce a filtrare.

Lettrice vorace, Marzia Elisabetta Polacco si definisce "scrittrice stitica". Nutre, però, una dichiarata attitudine al dosaggio delle parole. In risposta – forse – alle tante, troppe, disperse quotidianamente un po' a caso. Nella sua borsa, non manca mai un quaderno. E, alla faccia di tante diavolerie tecnologiche, quando lo apre, sceglie con cura quello che ci finirà sopra. Accosta i termini uno ad uno, con dovizia "e senza mestizia – specifica – giusto perché fa rima", dando loro carattere e forza evocativa,  filmica. Perché un film, il libro potrebbe anche diventarlo.

È la cifra narrativa di quel suo raccontare che non privilegia la trama ma si attarda in scintillanti pirotecnie stilistiche, ugualmente efficaci per lo snodo letterario. Toccato il fondo – o fondale – più cupo, il salvagente arriva con la capacità di sdrammatizzare. L'invito ad immergersi nel turchese delle acque parlanti, fermate su copertina da Dario Bellini, arriva con la presentazione cittadina attesa per sabato 3 dicembre alle 17.30 nell'Atrio del Palazzo dei Sette, d'intesa con Libreria dei Sette - Mondadori Bookshoop e Comune, e impreziosita dalle letture di Giulia Bracciantini, Beatrice Pisconti, Alberto Romizi e Alessio Tempesta. E di chi ha generato tutte quelle parole.

Per ulteriori informazioni:
Libreria dei Sette – Mondadori Bookstore
0763.344436