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Giovedi 28 luglio al Palazzo dei Sette presentazione del libro di Luca Montecchi sul risorgimento orvietano

mercoledì 27 luglio 2011
Giovedi 28 luglio al Palazzo dei Sette presentazione del libro di Luca Montecchi sul risorgimento orvietano

Una lunga galleria di personaggi più o meno famosi coinvolti nelle vicende risorgimentali di Orvieto. È quella che si può vedere leggendo le pagine di un libro fresco di stampa dal titolo "La rivoluzione in provincia. Società, politica e istruzione a Orvieto dallo Stato Pontificio alla Repubblica Romana del 1849" edito da Morlacchi di Perugia e che verrà presentato giovedì 28 luglio, alle ore 17,30, presso la Sala del Governatore di Orvieto dalla direttrice dell'Archivio di Stato, Marilena Rossi Caponeri e dal docente di storia economica presso l'Università Politecnica delle Marche di Ancona, Augusto Ciuffetti.

Scritto da Luca Montecchi, dottorando di ricerca in Storia dell'Educazione presso l'Università degli Studi di Macerata, il volume nelle sue 380 pagine, offre al lettore un interessante spaccato della vita politica e sociale della città di Orvieto tra la fine del Settecento e gli anni Cinquanta dell'Ottocento.

Un periodo denso di eventi, in cui matura il sentimento nazionale che si diffonde in modo sempre più forte in vari strati sociali, negli anni che precedono l'annessione alla monarchia sabauda, avvenuta nel settembre 1860.
Ampio spazio è dedicato ai fratelli Giulio e Odoardo Ravizza, principali sostenitori della Repubblica Romana del 1849, sfuggiti in modo rocambolesco e romantico all'arresto della polizia pontificia grazie ad un passaggio segreto posto al di sotto del loro casino di campagna di Canale e rifugiatisi prima in Toscana e poi in Piemonte. Nel libro figura anche una rarissima foto della loro madre, la contessa perugina Emilia Cesarei, il cui nominativo è l'unico appartenente ad una donna in un elenco di oltre cento nomi di orvietani posti sotto controllo dalle autorità pontificie per le loro simpatie liberali. Un'altra rara foto è quella di Pietro Stagnetti, il garibaldino orvietano che combatté a Roma contro i francesi nel giugno 1849 e che poi seguirà Garibaldi nella spedizione dei Mille del maggio 1860.

Nondimeno il volume analizza il comportamento del marchese Lodovico Gualterio e del figlio, Filippo Antonio, di fronte alla rivoluzione del 1849. Di idee moderate e conservatrici, entrambi guardarono con sospetto e paura alla degenerazione politica che stava assalendo lo Stato Pontificio dopo la fuga del papa a Gaeta e che ebbe un eco anche ad Orvieto in quanto nel gennaio del '49 si verificarono incidenti tra la Guardia Civica, di idee liberali, e alcuni contadini, che culminarono con la morte di un popolano e il ferimenti di altri.
Con lo stesso taglio adottato dall'autore è possibile capire le ragioni profonde per cui tante famiglie nobili o borghesi aderiscono, o al contrario non aderiscono, alla Repubblica Romana. Ragioni di tipo ideale o di opportunismo politico. Questa analisi è condotta per i Faina, i Fumi, i Viti, i Viti Mariani, i Bucciosanti, i Pandolfi Alberici, i Bracci. Ma oltre al mondo nobiliare locale, sono messe in risalto singole biografie di persone appartenenti ad altri ceti o universi sociali e mentali, come i ceti popolari (esemplare è la vicenda del domestico Gaspare Cioli, costretto a emigrare durante la Restaurazione in Algeria), gli artisti (si pensi alla vicenda del giovanissimo pittore Francesco Orsini o di quella del più affermato Vincenzo Pasqualoni nella Roma di Pio IX nel 1848), gli intellettuali, il clero.

Ne emerge affresco dalle mille sfumature di una città che si avvia verso la modernità, confrontandosi con l'adozione degli istituti della democrazia parlamentare e del regime repubblicano, con il tema della laicità dello Stato, assistendo per la prima volta ad una notevole partecipazione popolare e alla diffusione degli ideali patriottici che ambivano la creazione di uno Stato libero e indipendente.